25 dicembre 2019

Mussolini ha fatto anche cose buone, di Francesco Filippi



Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo

L'Italia non ha mai fatto i conti con la sua anima fascista: non intendo il fascismo della camicia nera e del fez, ma invece quel maschilismo strisciante, quel razzismo latente del “non sono razzista ma.. ”, il considerare le donne buone solo per far figli e un male se preferiscono cercare un riconoscimento nel lavoro.
L'essere forti coi deboli e deboli coi forti, la legge che va bene per attaccare i nemici e che si può calpestare se ci danneggia, l'ostentare la triade Dio-patria-famiglia come se fosse un'arma..
Quest'anima di rivela ogni volta che leggiamo, da nostalgici fascisti ma anche da politici dei nostri tempi, giudizi positivi sull'operato di Mussolini nel suo ventennio.
Uno che mandava gli oppositori in vacanza, come disse Berlusconi.
Uno che ha costruito ponti ed edifici, a sentire Tajani.
Uno che ha portato in Italia la previdenza sociale, sostiene Salvini.

Bene, questo libro smonta una dopo l'altra tutte le bufale che sono sopravvissute fino ad oggi sul fascismo, dal duce delle pensioni al duce che in fondo è stato un dittatore buono. Scrive nella prefazione lo storico Carlo Greppi, riferendosi ai fascisti che sui social scrivono di voler pisciare sui libri degli antifascisti
.. cari neofascisti del terzo millennio e cari nazionalisti che guardate con nostalgia a una delle epoche più buie della storia contemporanea: questo è un libro sul quale proverete a versare ogni forma di liquido, perché queste pagine scavano e svelano, scardinano e scolpiscono dritto nel seno. Arrivano al bersaglio grosso senza tentennamenti.

E' stato un lavoro certosino quello di Francesco Filippi, andando a verificare regi decreti, atti del governo, per cercare di andare oltre il mito che in questi anni è stato costruito: una sorta di nostalgia per un periodo passato, che si reputa fosse felice, per il lustro che aveva l'Italia, nessuno rubava, tutti lavoravano, quando c'era lui i treni arrivavano in orario e tutti avevano una casa..
Bene, tutto falso: se leggerete questo libro, che è molto dettagliato e chiaro, ve ne renderete conto anche voi. Viviamo in un'epoca di fake news, un qualcosa che non è stato inventato oggi ma che i media di oggi hanno amplificato: se smontare queste fake news è complicato, smontare la propaganda fascista che costruito queste bugie è più semplice, basta partire dalla realtà.
Smontare una bufala quando la gente già parla d'altro è inutile: una battaglia persa, o comunque a perdere. Se sul presente si è costretti a combattere un'estenuante guerra di trincea però, qualcosa in più è possibile fare sul passato: le fake news storiche hanno lo svantaggio di essere ancorate ad un argomento specifico, e la smentita di una bufala storica, una volta elaborata, ha la stessa velocità di propagazione della bugia che contrasta.

Perché occuparsi di queste bugie? Il fascismo, nelle forme del ventennio, non tornerà più: assistiamo invece ad un ritorno di quelle idee che lo hanno caratterizzato, il desiderio dell'uomo forte, l'inutilità dei diritti civili, l'attacco ai sindacati, ai giornali liberi, il ruolo della donna sempre mortificato.
Pensare a un ipotetico passato positivo lascia una speranza nell'animo di chi è scontento del proprio presente. In un momento di velocità e valori fluidi, avere un posto sicuro e tranquillo in cui rifugiarsi è rinfrancante, anche se questo posto è la memoria, anche se questa memoria è falsa”. 

Ecco, per mostrare una volta e per sempre come queste idee del passato non derivino da un'epoca felice, occorre che ci sia piena coscienza di cosa il fascismo è stato e di cosa non è stato.
Il nostro passato totalitario, con la compressione dei diritti, la violenza squadristica, il clientelismo dei ras fascisti, le ruberie del regime, anche se confrontato col misero presente, non ha nulla che meriti di essere riabilitato, è un'epoca che dobbiamo condannare una volta e per sempre.

Il duce previdente e previdenziale
Mussolini ha dato le pensioni agli italiani?

Il duce non ha dato le pensioni agli italiani: sin dalla fine dell'800 esisteva un ente chiamato Cassa nazionale di Previdenza (creata dal governo Crispi) che aveva il compito di elargire una pensione a militari e a impiegati del settore pubblico.
La Cassa venne rinominata in Cassa Nazionale per le Assicurazioni sociali nel 1919 e venne estesa la copertura anche al settore industriale.
Il fascismo mise questo ente sotto il controllo del governo, e nel 1933 lo rinominò in Infps (dove la f sta per fascista) in modo da poter controllare l'erogazione di questi aiuti, non solo le pensioni ma anche altri aiuti che oggi mettiamo sotto la voce di welfare.
Un tentativo propagandistico di impossessarsi di quello che nei fatti era stato il frutto di decenni di contrattazioni e lotte sindacali, di riforme attuate dai governi liberali e di iniziative delle associazioni di categoria dei lavoratori”

Questo carrozzone pubblico, INFPS arrivò ad avere 8000 dipendenti per il modo clientelare con cui furono guidate le assunzioni al suo interno, portandolo ad una situazione di crisi.

La tredicesima? Esisteva già prima di Mussolini, che la rese obbligatoria solo per gli impiegati pubblici, che erano il suo bacino elettorale di riferimento, quel ceto medio che vagheggiava di avere mille lire al mese..

Il duce bonificatore
Mussolini ha bonificato le paludi?

Altro mito da ridimensionare: la bonifica delle zone paludose in Italia è cominciata prima del ventennio: in un primo momento (col Testo unico per le bonifiche del 1923) il fascismo cercò di fare degli interventi di bonifica in cui fossero coinvolti i privati.
A seguito del fallimento di questo tentativo, anche perché si scontrava coi grandi latifondisti del sud che si vedevano espropriati i terreni da bonificare, nel 1926 Mussolini incaricò l'Opera Nazionale Combattenti, composta da ex reduci, di gestire le opere di bonifica.
Il piano era ambizioso, strappare alle paludi 8 milioni di ettari di terreno, ma alla fine si riuscì a bonificarne (in modo completo) solo 2 e “di questi due milioni, un milione e mezzo erano bonifiche concluse dai governi precedenti al 1922 ”
Era un piano molto costoso per lo stato, su cui gravavano i costi per i contributi erogati ai privati, e anche perché coltivare sulle terre strappate alle acque era qualcosa di insostenibile.
La soluzione proposta dalla legge del 1933 era quindi l'unica possibile per non perdere la faccia: costringere i coloni a rimanere attaccati alla terra e prolungare i mutui agevolati e sgravi fiscali nella speranza che la situazione potesse migliorare.

Infine la malaria in Italia fu dichiarata come debellata solo nel 1970, dall'OMS.

Il duce costruttore
Mussolini ha dato una casa a tutti gli italiani?

Dalla fine dell'800, l'Italia ebbe un boom demografico, parte della popolazione si spostò nelle città, portando alla domanda di nuove case. Il ministro Luzzatti, destra liberale, emanò il primo piano case: il fascismo non fece altro che prendere tutti gli istituti per le case popolari e ricondurli sotto le amministrazioni fasciste provinciali.
Ancora una volta, il fascismo metteva il cappello sopra un progetto non suo: ma a parte la riorganizzazione dei quartieri (a Roma, per esempio), spesso utile solo per la propaganda del regime, i risultati furono poco lusinghieri.

Poco lusinghiero anche il comportamento del governo Mussolini dopo il terremoto in Irpinia e in Basilicata del 1930: i terremotati rimasero nelle tende in attesa delle nuove case
La vera soluzione ai problemi causati dal terremoto, dopo la demolizione delle tendopoli, a pochi mesi dal sisma, fu principalmente una: l'emigrazione

Il primo piano case in Italia fu emanato dopo la seconda guerra mondiale da Amintore Fanfani nel 1949.

Il duce della legalità
Mussolini è stato un integerrimo difensore della giustizia?

Ai tempi del fascismo nessuno rubava. Falso, si rubava, ma non si poteva scrivere sui giornali.
Sul Mussolini difensore della legalità i primi dubbi sorgono sin dal 1914, dai soldi con cui riuscì a creare un nuovo giornale, Il popolo d'Italia, quando fu cacciato dall'Avanti, per il suo voltafaccia sull'interventismo.
Va poi chiarita una cosa: legalità e giustizia sono due cose diverse, specie in epoca di dittatura, dove il rispetto della legge è appannaggio del potente e non del povero o del dissidente.
Un regime che si è fatto largo con la violenza delle squadracce, con l'essere il braccio armato dei padroni delle ferriere, dei latifondisti, non ha nulla a che spartire con giustizia e legge.

C'è poi la vicenda del delitto Matteotti: l'autore cita le denunce che il deputato socialista stava per fare circa presunte tangenti che la Sinclair Oil, inglese, avrebbe pagato a gerarchi fascisti.
Delitto di cui Mussolini rivendicò la paternità politica e anche la natura criminale del governo, nel discorso del gennaio 1925.
Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere”

Il regime e i gerarchi si erano arricchiti pure sulle case dei terremotati, i cui costi furono gonfiati: scandali e ruberie, le notizie di clientele locali venivano raccolte poi dall'OVRA e usate da Mussolini per ricattare i possibili nemici interni.

Anche sulla mafia occorre correggere il tiro: il fascismo usò le azioni militari del prefetto Mori in Sicilia, finché queste non toccarono i livelli politici della mafia e finché l'operato di Mori non iniziò ad offuscare quello del duce. A quel punto, nel 1928, Mussolini pensionò Mori e sui giornali non si parò più di mafia.

Il duce economista
Mussolini ha fatto progredire l'economia italiana ai massimi livelli?

Fa specie scoprire che Mussolini, per dare lustro al suo operato, avesse cercato di raggiungere il pareggio di bilancio, con una politica di austerity (nei confronti dei salari, della spesa sociale) e col raggiungimento di quota 90, ovvero 90 lire per una sterlina, moneta che allora era considerato il riferimento internazionale per la finanza.
Chissà se i sovranisti lo sanno, del mito della moneta forte, che poi danneggiò le aziende italiane che esportavano..
L'economia italiana nel ventennio non progredì: il pareggio di bilancio fu raggiunto solo grazie all'estinzione dei debiti di guerra; la crisi del 29 non toccò subito il paese per la scarsa finanziarizzazione delle imprese.
Mussolini salvò con soldi pubblici le banche d'affari, creò l'IRI come ente pubblico per il rilancio delle imprese, ma in realtà fu usato per comprare quelle in crisi.
La politica dell'autarchia penalizzò ulteriormente gli italiani, il resto lo fecero le sciagurate guerre a cui l'Italia prese parte: Etiopia, Spagna, Albania.
In quegli anni si allargò lo spettro delle disuguaglianze in Italia, la fetta tra la parte più ricca del paese e quella più povera:
.. a una ristretta platea di superricchi, per lo più aderenti al fascismo, fece da contraltare la gran massa della popolazione che per cercare opportunità di vita migliori aveva come unica alternativa l'emigrazione.

Il duce femminista
Mussolini valorizzò il ruolo della donna in Italia?

Per il fascismo la donna doveva solo essere genitrice dei nuovi italiani da donare alla patria.
Furono tanti i provvedimenti del regime per cacciare le donne dai posti di lavoro, dagli impieghi pubblici e da quelli privati.
Mussolini abolì nel 1926 il voto amministrativo, dopo aver concesso, magnanimo, nel 1925 l'estensione del voto anche alle donne, ma senza suffragio universale.

Le donne votarono per la prima volta nel 1946, per il referendum tra monarchia e repubblica.
Il ruolo della donna è ben definito dal dualismo di donna Rachele, la moglie di Mussolini, con Claretta Petacci, l'amante ufficiale del duce.

Nel codice fascista, sopravvissuto in parte fino ai giorni nostri, erano presenti anche due leggi: quella sul delitto d'onore e quella sul matrimonio riparatore (la violenza nei confronti di una donna era estinta col matrimonio appunto) .
Una vergogna.

Il duce condottiero e statista
Mussolini è stato un grande condottiero?

Eccetto i primi anni, l'immagine del duce è sempre in tenuta militare.
Eppure, guardando la realtà, non fu affatto un condottiero: le guerre dove hanno combattuto gli italiani sono state caratterizzate anche dai genocidi e le violenze contro i civili (in Libia, in Slovenia); per le sconfitte che abbiamo subito in Spagna contro i volontari repubblicani e in Grecia contro l'esercito ellenico che si presumeva fosse meno preparato del nostro.
Gli 8 milioni di baionette non esistevano, i nostri militari erano male armati e male motivati, comandati da generali che avevano fatto carriera solo dietro scrivanie dello stato maggiore o arruffianandosi col regime.
Per non parlare dei crimini di guerra compiuti, che contrastano con l'immagine falsa di italiani brava gente.
Il dissolversi così repentino di un regime ventennale nell'estate del 1943 può essere spiegato anche come la grande disillusione di fronte a un sistema narrativo di cartapesta che aveva retto per una generazione solo perché troppi pochi avevano avuto il coraggio di dire che il re, anzi il duce, era nudo.

Il duce umanitario
Mussolini fu un dittatore “buono”?

La dittatura fascista non fu affatto un totalitarismo dal volto umano: oltre all'eliminazione delle libertà individuali, non possiamo dimenticarci delle 3000 vittime negli anni dello squadrismo (il dato è riportato da Gaetano Salvenimi nelle sue memorie) e nemmeno delle leggi razziali emanate dal regime nel 1938.
Che furono solo un punto di arrivo, del razzismo presente nel regime, dopo le leggi razziste emanate in Etiopia dopo l'occupazione e in Libia.
Il regime voleva preservare l'uomo italico e il suo sangue dalla contaminazione col sangue ebreo e delle popolazioni locali in Africa.
Non possiamo dimenticare i lager italiani in Libia e quelli in Slovenia, ad Arbe

Il regime collaborò coi nazisti alla raccolta e allo sterminio ebraico solo dopo il 1943, ma solo perché Mussolini non voleva manifestare la sua subalternità nei confronti dei tedeschi, e comunque nel 1942 acconsentì alla deportazione degli ebrei in Jugoslavia.

Mussolini non amava nemmeno gli italiani: ci ricordiamo il cinismo dimostrato di fronte a Badoglio per la sua volontà di entrare nel conflitto, “mi servono poche migliaia di morti per sedere sul tavolo della pace”?
Quella fascista fu la più grave sciagura capitata al popolo italiano: i 472mila morti per la guerra, di cui un terzo civili, le morti in carcere o al confino, per le precarie condizioni di salute.

A queste bufale, se ne deve aggiungere un'altra, costruita da un giornalista Rai che recentemente ha scritto un libro che sta presentando ovunque, “quando l'Italia era fascista..”.
Secondo questo giornalista sono stati gli antifascisti a portare Mussolini al governo: non i latifondisti, non gli industriali come gli Agnelli, non la massoneria, non la cecità dei liberali italiani che vivevano con lo spauracchio dei socialisti e della loro rivoluzione.

Come vedere, le bufale sul fascismo fanno ancora oggi fatica a morire.

La scheda del libro sul sito di Bollati Boringhieri e il pdf del primo capitolo
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