Le leggi che regolamentano l'uso del
monopattino, l'inquinamento della Solvay, la digitalizzazione mancata
della pubblica amministrazione, questi gli argomenti dei servizi.
MONOPATTI-NO?
di Chiara De Luca
I monopattini sono mezzi non inquinanti
che però non esistono per la legge italiana: il passato governo ha
avviato una sperimentazione, che coinvolge alcune città italiane.
L'ex ministro Toninelli li avrebbe
equiparati alle bici, ma non in tutta l'Italia valgono le stesse
leggi. Sarebbe stato meglio fare una legge che valesse per tutto il
paese ed evitare storie come quelle di Torino, dove i vigili hanno
fatto multe da seimila euro.
Anche a Roma sono irregolari, i
monipattini: non tutte le amministrazioni sono disponibili ad
assumersi le responsabilità e nemmeno il ministero ha voluto andare
fino in fondo.
Serve una assicurazione? Che limiti si
devono prevedere? Serve un casco? Si possono portare persone oltre al
conducente?
Nemmeno Salvini e la nuova ministra
hanno pensato di fare una sola circolare che valesse per tutte le
forze di polizia locali.
Eppure i monopattini servirebbero ad
inquinare di meno, specie in città a rischio come Torino e Milano.
Ci sono poi città come Padova dove
questi mezzi sono vietati: hanno visto le criticità di altre città
alle prese con la sperimentazione e allora hanno preferito aspettare.
Cosa prevede la sperimentazione: limiti
di velocità, cartellonistica stradale che indichi la
sperimentazione, gilet da indossare, segnalatori .. per i comuni la
cartellonistica è una spesa che non si può sempre sopportare.
A Milano alcune aziende di sharing
hanno cominciato a mettere per strada dei monopattini, senza
rispettare l'invito del comune.
I comuni scaricano le responsabilità
sul ministero, il ministero sulla UE ma l'Europa ci ha spiegato che
tocca alle nazioni regolamentare l'uso dei monopattini.
Con la regolamentazione si avrebbe meno
confusione, meno auto e moto per strada, meno inquinamento e poi,
anche si stimolerebbe l'indotto attorno a questo mezzo.
Come è andato a finire? Latte
versato
Il latte straniero costa meno, 4 o 5
centesimi: dietro il traffico di latte straniero c'è questo, il
profitto, senza alcun problema di trasparenza e di sicurezza
alimentare.
Perché fuori dall'Italia ci sono paesi
che hanno regole meno stringenti, sull'uso di antibiotici agli
animali.
La lista delle aziende che usano latte
non italiano è un segreto custodito dal direttore generale del
ministero della salute, temendo le ritorsioni delle aziende casearie.
Ma Report l'ha pubblicata lo stesso: lo
chiedeva la magistratura, lo aveva chiesto il ministro Di Maio, la
ministra Bellanova ha emanato un decreto, ora, un decreto per la
tracciabilità.
Le aziende sono invece insorte, la
giornalista di Report è stata accusata di fare terrorismo mediatico,
le hanno augurato denunce penali ..
Così Report è andato in Molise da
Valeria, una casara che produce formaggio con latte locale.
L'etichetta solo latte italiano è
veritiera in questo caso, qui usano solo latte molisano, la
mozzarella non sa di plastica.
Il latte straniero si usa, perché di
latte non se ne produce molto, perché costa di meno.
Si da la colpa alle quote latte, che ha
scoraggiato gli allevatori a continuare il loro lavoro. È anche vero
che agli allevatori il latte viene pagato poco, a 30 centesimi il
litro.
Ci sono allevatori come Bruno Pallotta,
per curare le sue mucche, per cercarne una che si era persa, c'è
pure morto, cadendo in un crepaccio.
ALLA
FACCIA DEL BICARBONATO DI SODIO di Adele Grossi in
collaborazione di Norma Ferrara
Il Bicarbonato si usa in cucina, per la
digestione .. ma cosa abbiamo dovuto digerire in Italia per il
bicarbonato?
La Solvay, la multinazionale belga lo
produce in Italia, inquinando le acque, in uno scontro con le
amministrazioni locali in cui spesso si è agito in deroga.
A Rosignano Solvay la spiaggia è
bianchissima: la gente fa il bagno, nonostante i residui della
lavorazione della Solvay siano scaricati nelle acque.
Il bianco attira i turisti, come se
fossimo ai Caraibi: attorno allo stabilimento l'azienda ha costruito
una cittadina, le case per gli operai e i dirigenti, un campo di
calcio dedicato a Solvay come pure la chiesa.
Per produrre il bicarbonato serve acqua
e sale: grazie ad un accordo coi monopoli di Stato, Solvay può
estrarre il sale in esclusiva, abbiamo svenduto le saline e l'acqua
del fiume Cecina.
Alla regione l'acqua la paga meno di 4
centesimi a metro cubo: Volterra e gli altri comuni rimangono perciò
senz'acqua, mentre la Solvay continua a pompare.
Solvay non ha versato nemmeno tutto il
dovuto alla regione, ci sono contenzioni, eppure nessuno la sta
bloccando.
Mentre la balneazione viene bloccata, a
seconda della stagione, che attirano turisti e cantanti.
L'acqua, secondo il ministero della
Salute è eccellente, dal punto di vista batteriologico: ma nelle
acque è presente del mercurio in concentrazione superiore alla
norma.
Come è possibile, in un sto turistico?
Si può fare il bagno in quelle acque?
All'Arpa non rispondono, il ministro
Costa non può bloccare l'accesso alla spiaggia.
In 50 anni sarebbero state riversate
400 tonnellate di mercurio, nel solo 2017 Solvay ha ammesso di aver
sversato arsenico, nichel e cromo.
L'acqua sul fondo è torbida, c'è una
polvere bianca che contiene quei metalli presi dalla pietra e che
sono tossici.
Nel 2003 è stato firmato un accordo
tra regione e Solvay, per scaricare meno inquinanti: ma anziché
adeguarsi il privato, si adegua lo Stato ai bisogni di Solvay (da 60
mila tonnellate si passa a 200 mila).
Il bisogno tecnologico di Solvay
prevale sulla salute delle persone.
L'azienda ha pagato 50mila euro di
multa, per l'inquinamento di acque e terreni, il fascicolo del
processo non è stato concesso a Report, invocando un diritto
all'oblio.
Ci sono poi i lavoratori che, in
disparte, in modo anonimo, raccontano dell'inquinamento di diossina,
per i fumi dello stabilimento.
In 10 anni ci sono stati morti per le
sostante inquinanti, per mesotelioma pleurico, che in questa zona è
del 300% maggiore rispetto al resto della Toscana.
E l’Inail ha riconosciuto già 69
casi di malattie e decessi legati all’amianto per i lavoratori
della Solvay: 150 persone a Rosignano si sono riuniti per fare una
battaglia legale contro la Solvay, vogliono sapere di cosa si sono
ammalati.
Per esempio per l'esposizione
all'amianto: ci sono 18 procedimenti civili, Solvay non ammette il
nesso di casualità tra il lavoro e la malattia.
Eppure i numeri parlano chiaro.
Solvay spende soldi in attività di
lobby, incassa soldi sugli investimenti regionali per la tutela
ambientale, per svariati milioni.
Ci sono poi gli altri stabilimenti
della Solvay: a Ferrara, nel quadrante est vivono persone a ridosso
di terreni inquinanti dalla Solvay fino al 1998.
Arpa Emilia Romagna sapeva, ma hanno
impiegato anni a collegare l'inquinamento al produttore: Solvay ora
dovrà definire il progetto di bonifica, non solo nel quadrante est,
ma anche in altri terreni.
Un ex trasportatore ha condotto la
giornalista nelle zone dove venivano seppelliti le polveri bianche,
residuo della produzione. Alcuni di questi terreni sono oggi
coltivati a grano: il comune ha preso atto della scoperta della
giornalista, è stata Report a ricordare ad Arpa di queste ex
discariche.
Solvay è stata assolta in tribunale,
per questo inquinamento, oltre ogni ragionevole dubbio.
Ad Alessandria gli abitanti sono stati
convinti a starsene zitti, perché l'azienda chimica Montecatini
offriva acqua gratis, acqua presa dalle falde sotto l'aria
industriale.
Per contratto, firmato dagli abitanti
con Montecatini, si chiedeva loro di rinunciare a ogni pretesa per
danni da esalazioni e inquinamenti dovuti allo stabilimento
industriale.
I lavori di bonifica sono andati avanti
a rilento: Arpa si accorta in ritardo dell'inquinamento di Spinetta
Marengo, dove la popolazione è stata dissetata con acqua avvelenata,
anche se gratis.
Persone che si sono ammalate per
quest'acqua: anche qui i processi non sono andati nel verso “giusto”,
la responsabilità della Montecatini non è stata provata e ora siamo
arrivati in Cassazione.
Nessuno degli enti si è preoccupato di
controllare l'acqua fornita agli abitanti, mentre nei bagni dei
dirigenti stava scritto “acqua non potabile”.
Oggi Solvay, subentrata, continua a
fornire acqua ai cittadini, ma prelevandola non dalla falda, ma
dall'acquedotto (a cui non risulta): al comune non risulta e secondo
l'Arpa non è inquinata.
Ma chi controlla la situazione in
questo territorio? I comuni, Arpa?
Perché gli abitanti non consegnano
l'acqua per fare dei controlli?
Anche qui l'incidenza delle malattie è
alta, le persone vorrebbero sapere per cosa si sono ammalate, la
sfiducia nello stato è alta …
La giornalista ha poi raccontato la
storia delle verifiche fatte dalla Solvay sul sito alessandrino: si
sapeva dell'inquinamento dei terreni, che necessiterà di almeno
dieci anni di lavoro.
Qui tra gli inquinanti ci sono anche i
PFAS, ma la regione Piemonte non ha ancora fatto nulla (mentre in
Veneto è partito già lo screening per i cittadini).
La regione Piemonte scarica le colpe al
ministero, al ministero dicono che le regioni potrebbero già fare
qualcosa. E il balletto continua.
Report è andata poi in America a
raccontare l'inquinamento di Solvay: inquinamento per PFNA nelle
acque, che ha portato a dei contenzioni legali tra la multinazionale
e lo stato del New Jersey.
Serve stabilire il limite del PFAS,
dice Costa: ma oggi sarebbe inutile, perché i PFAS (di cui sono noti
gli effetti sull'interferenza endocrina) non è più prodotta dal
2013, è stata sostituita da una nuova sostanza che non inquina, il
C6O4, un perfluoro alchimico, sostanza chimica e nociva.
E chi garantisce per la salubrità di
questo prodotto? Gli unici studi sulla tossicità del C6O4 sono
quelli della Solvay e lo stato italiano non può verificare.
Solvay ha chiesto di poter sversare
nell'ambiente c6o4, deve decidere la provincia: chi controllerà su
questa azienda? Le regioni, lo Stato, il ministero, l'Europa?
Solvay ha risposto a Report, spiegando
che rispetta tutti i regolamenti, spesso carenti e incompleti.
Lo Stato dovrebbe controllarle, le
aziende chimiche, non subirle.
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