22 dicembre 2019

Gratteri aveva ragione

Questa mattina sfogliavo con una certa attenzione, le prime pagine dell'edizione cartacea di Repubblica: volevo capire se avesse ragione il procuratore Gratteri quando parlava del silenzio del blitz contro la ndrangheta scattato la scorsa settimana.
Nelle prime pagine si parla di Salvini e del congresso in cui si sancisce la divisione della Lega in due: la bad company in vita solo per i 49ml che la Lega deve restituire allo Stato. Finisce l'epoca della Lega razzista di Bossi ma non finisce il razzismo, se avete sentito le parole del senatur sul sud.

Dopo Salvini Renzi, l'altro Matteo, con la sua intervista contro le leggi scandalose del m5s. I decreti sicurezza voluti da Salvini? No la legge sulla prescrizione, che blocca la prescrizione al processo, come in altri paese.
Oggi chi ha i soldi, chi può permettersi di pagare gli avvocati, può sperare che, tirandola per le lunghe, il suo processo finisca in prescrizione, negando alle vittime il diritto di avere giustizia.
Chi parla di processi infiniti, si dimentica delle vittime, come per esempio i familiari delle vittime della strage di Viareggio.

E dopo Renzi, si parla forse del blitz della ndrangheta in Calabria, dei politici arrestati, di quel magma che mette assieme colletti sporchi, politici, massoni e mafiosi?
O forse dell'altra inchiesta in Piemonte, dove emergevano gli interessi delle cosche per il TAV, non per l'opera, ma per i cantieri su cui pioveranno tanti soldi?

Niente: trova spazio la revoca delle concessioni (ma dopo tutto quello che abbiamo scoperto, cosa dobbiamo aspettare per togliere la concessione ad Aspi?); del piano per l'innovazione digitale col conflitto di interesse della Casaleggio; un'intervista alla Carfagna (che si smarca da Salvini ma non rompe con Berlusconi).
Infine un articolo sulla Popolare di Bari.

Tutto qua.
Il sud e la ndrangheta non trovano spazio nella narrazione dei grandi giornali (e nemmeno nei TG nazionali).
La ndrangheta e le mafie che costituiscono una palla al piede non solo per il sud ma per tutto il paese.
E' una sorta di tassa occulta che gli italiani devono pagare, una tassa che blocca lo sviluppo del paese, che costringono molti giovani ad emigrare al nord e anche fuori dal paese.
Gratteri aveva ragione.

A questa classe dirigente non piace che qualcuno gli faccia i conti in tasca: i finanziamenti della fondazione Open e delle altre fondazioni politica; la scarsa cura per l'ambiente e il finto ambientalismo, per cui si applaude a Greta ma lì si ferma.
Il ruolo fallimentare della vigilanza bancaria di Bankitalia, a cui sono sfuggite tante, troppe crisi, dalle banche in Veneto, MPS fino a Bari.

Colpa della classe dirigente ma anche del giornalismo che dovrebbe raccontare questo paese.
Ieri Cazzullo sul Corriere raccontava di un povero ristoratore che non trovava camerieri per Natale. Personale disposto a lavorare tanto e ad essere pagato poco, avrebbe dovuto aggiungere.

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