Che poi, un matrimonio in febbraio.
Ma pensi che la gente sia scema?
Sì, l'ho sentita la storia che sei andata dicendo in giro, che banalità i matrimoni a maggio o a giugno, quando si sposano tutto, che palle.
Che poi ti ritrovi ovunque con altre coppie..
Perciò, febbraio, hai detto. E ti sei messa a ridere con quella risata che dice io, vedete, io sono la padrona del mondo.
Ma chi è che si sposa a febbraio, con
quel freddo, la pioggia?
Con tutti i mesi buoni dell'anno,
specie a Napoli dove la primavera comincia a marzo e dura fino a
novembre quasi?
Eppure Francesca così aveva deciso,
poche settimane prima aveva fissato la data del matrimonio parlandone
col suo ragazzo e piena di entusiasmo si apprestava a vivere il
giorno più bello della sua vita.
Ma qualcuno ha trasformato questa
vigilia in dramma, uccidendola con una coltellata all'interno di una
grotta che si affaccia sul mare.
Il suo cadavere e il suo bellissimo
vestito da sposa galleggiano ora sull'acqua e sono visti da una
signora anziana affacciata alla finestra di questo strano palazzo
seicentesco affacciato sul golfo..
Il ricordo delle nozze era vivido e perfetto, e le sembrò quasi naturale vedere che la corrente spingeva acqua dalla riva al largo recava una grande macchia bianca.
Qualcosa di ampio e setoso, con merletti e veli.
Un abito da sposa.
Chi ha ucciso Francesca Barrella? La
domanda è inizialmente senza risposta, se non per una risposta
troppo scontata.
Era una ragazza giovane, brillante
(aveva studiato all'estero dove aveva incontrato il fidanzato,
Giovanni), estroversa e testarda.
Nessuno sembra poter avere dei motivi
di risentimento nei suoi confronti, se non qualche screzio in ufficio
col capo.
Se non ci fosse quel fidanzato, il cui
collegamento col cognome arriva dopo agli agenti del commissariato di
Pizzofalcone incaricati dell'indagine.
Perché io mi chiamo Sorbo, Giovanni Sorbo. E tutti, compresi voi, appena avete sentito questo nome avete fatto lo stesso pensiero. Due più due.
Perché Giovanni si chiama Giovanni
Sorbo, figlio di Emiliano, boss del clan omonimo, legato a varie
attività criminali ma mai preso con le mani nel sacco
dall'antimafia.
Per questo motivo Buffardi, il
magistrato antimafia più famoso (e presenzialista di fronte alle
telecamere) della città, chiede ai Bastardi di farsi da parte perché
questo è un caso suo.
Ma è stato veramente un delitto di
mafia? Un delitto compiuto da un clan rivale per colpire i Sorbo?
Oppure è stato Giovanni stesso (perché come sosteneva Lombroso, il
sangue criminale è quello e non si scappa)?
I Bastardi, in particolare Lojacono ed
Elsa (il nuovo acquisto, la giovane sostituta che ha preso il posto
di Pisanelli) non sono d'accordo: Giovanni era cresciuto lontano
dalla famiglia, più che al padre, aveva preso dalla madre, per la
sua sensibilità, per il suo essere diverso.
I Bastardi riescono, con l'aiuto del
magistrato Piras, a strappare tre giorni all'antimafia per portare
avanti una loro indagine e sconfiggere ancora una volta quei
pregiudizi contro di loro.
Anche i pregiudizi dei genitori di
Francesca, distrutti dalla perdita di quella figlia ribelle, che
aveva scelto di sposarsi proprio con quel ragazzo, che arrivava da
quella famiglia poco raccomandabile …
Non è facile trovare il perché di
quella morte, sempre che si voglia rimanere fuori dall'ovvio. Magari
non è un delitto di mafia, ma di qualcuno che voleva colpire i
Sorbo.
Perché il dolore di Giovanni sembra
così sincero.
Perché, a confermare l'estraneità
della criminalità, arriva anche il contributo di Pisanelli, reduce
dall'operazione e stanco di rimanere a letto (specie ora che deve
ospitare pure Aragona, ma questa è un'altra storia). Anche lui,
sfruttando le sue amicizie nel quartiere, porterà l'indagine nella
giusta direzione.
Partendo da un campo di calcio
Il campetto. Dove i ragazzi di un quartiere giovane, disperato e ingenuo passavano interminabili pomeriggi di interminabili partite, tre contro tre, o venti contro venti, chi arriva primo a nove vince, tre corner un rigore, portiere volante.Il campetto. Un modello di democrazia assoluta, dove vinceva il più bravo, non il più ricco o il più violento, ma il più bravo. Il campetto. Dove il figlio di un maestro poteva diventare compagno, anzi, il fratello del figlio di un calzolaio.
Francesca, la ragazza perfetta, tutti
l'amavano, era una luce, il centro della vita di tutto.. Eppure da
qualche parte esiste questa crepa, dentro cui si è infilato l'odio,
la vendetta, la pazzia, per concepire quel delitto, dentro una
grotta, sul mare, con un abito da sposa portato dietro in una fredda
mattina di febbraio.
Cominciamo col dire che questo giallo,
nuovo capitolo (e non ultimo, perché De Giovanni è scaramantico)
dei Bastardi, è femmina.
Non solo perché si parla delle nozze
di una giovane donna: anche gli altri componenti della squadra si
sentono toccati da questo evento, uno di quelli che fanno battere il
cuore a tutti.
Ci sono le nozze desiderate dalla
Martone con Alex, se quest'ultima riuscisse a vincere le paure nel
parlare chiaro coi suoi genitori.
Nozze che fanno paura, come la parola
matrimonio a persone come Aragona. Che rimane sempre quel poliziotto
imperfetto (come tutti i Bastardi), nel bene e nel male.
Matrimonio che può essere desiderato
ma irraggiungibile per Palma, o una gabbia per Ottavia.
Matrimonio desiderato anche Lojacono,
ma un sogno che ancora fa venire cattivi pensieri per Laura.
Un matrimonio da ricostruire quello di
Romano, per potersi tenere la piccola Giorgia. Ma un matrimonio con
la persona sbagliata.
Per la Martini, la rossa, mai un
matrimonio. Al contrario di Pisanelli che forse è l'unico che ha un
buon ricordo del matrimonio, peccato sia al passato. Con quella
moglie con cui parla ancora..
No, questo romanzo è femmina perché
alla soluzione dell'omicidio, dopo un bel colpo di scena, arriveranno
le componenti femminili della squadra, facendo proprio gioco di
squadra, andando anche un po' contro le regole, perché le donne
sanno essere molto più pragmatiche dei maschi.
Un intuizione, quel dettaglio che non
torna, quell'oggetto di colore che fa scattare la scintilla: non
dimenticatevi l'antico adagio napoletano per cui una sposa deve
indossare qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di
vecchio, qualcosa di blu.
Rispetto ad altri romanzi dei Bastardi,
in questo la dose dell'indagine, della risoluzione del caso è meno
preponderante, specie nella prima parte tutti i personaggi in scena
si prendono il loro spazio per raccontarci i loro problemi, il perché
siamo qui. Perfino Lojacono passa quasi in secondo piano.
E' nella seconda parte che l'azione
cresce di ritmo e, si torna a vedere i Bastardi all'opera!
Buona lettura
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