La pubblicità delle influencer su
Instagram
Instagram è la piattaforma dove si
concentrano gli affari della influencer più famosa italiana, Chiara
Ferragni: questo è il social preferito dai giovani e su di esso si
concentra il social marketing, legati ai like raccolti dalle foto.
Ma la pubblicità sui social non è
trasparente: il problema è emerso dopo che la Ferragni ha indossato
una maglietta di Alitalia firmata da una stilista.
Ora l'influencer mette un hashtag per
indicare i post legati ad una pubblicità, ma quanti altri lo fanno?
Il mondo della pubblicità si è
accorto dei social e delle influencer, come Paola Turani: il suo
profilo è seguito da un milione di persone, attente a cosa fa, cosa
mostra.
Nulla è spontaneo, è un lavoro quasi
h24, foto dopo foto.
Serve mettere l'indicazione dello
sponsor, per esempio sponsored by oppure l'hash #adv: senza si
rischia il blocco del post, fino ad erogare delle sanzioni da parte
dell'antitrust.
Ad oggi non sono state fatte multe, si
è puntato molto sulla moral suasion contro i furbetti di Instagram.
Gli stessi influencer sembrano non
essere consapevoli di fare pubblicità a brand, che se non pagano una
cena in un ristorante o se hanno una vacanza pagata qualcosa vorrà
dire..
Negli Stati Uniti la legge è chiara:
qualunque vantaggio ottenuto dall'influencer va dichiarato, non basta
la moral suasion.
Dietro questi post, dietro queste foto
c'è un giro d'affari importante: succede così che i follower si
possano comprare, da parte di aziende interessate dalla pubblicità
occulta via social.
I follower possono anche essere presi
tramite dei bot: è quello che avrebbe fatto Pierferdinando Casini o
meglio il suo staff.
Il mercato degli influencer marketing è
cresciuto del 34% nel 2018: sarebbe opportuno venisse regolamentato
meglio, come in America.
La maledizione della terra dei
fuochi
C'è poi gente che denuncia via
Instagram gli sversamenti illegali nella terra dei fuochi, come
Angelo Ferrillo.
Chi tollera la maledizione di un
territorio in emergenza da almeno 30 anni?
Le città intelligenti di Michele
Buono
Affinché le buone
idee possano andare avanti serve fare massa, serve mettere assieme
territori e persone: come fatto a Nizza, che è agganciata ad altri
comuni attorno, come fatto a Chelmnitz col suo tram-treno.
Come potrebbe
succedere tra Bari e Taranto, per collegare il porto col capoluogo.
Come hanno già
fatto a New York: qui si è messa in gioco una massa critica
importante, una classe dirigente lungimirante, per raggiungere
obiettivi importanti per un piano energetico che fa diminuire il
consumo della c02, che ha creato posti di lavoro, che ha messo
assieme banche imprese e privati.
Si è iniziato col
mappare il consumo energetico delle palazzine e dei palazzi: per
quelli dispendiosi di energia si è previsto di mettere dei pannelli,
si sono fatte consulenze per mettere degli orti sul tetto delle case,
per avere prodotti a km zero.
Amsterdam Avenue,
a NY City: è un signore coi capelli da rasta che si occupa della
caldaia del palazzo, ristrutturata all'interno del piano del comune,
il NYC Green New Deal: entro il 2030 si vuole ridurre la co2 del 40%
e dell'80% entro il 2050.
Edificio per
edificio si raccolgono i dati delle emissioni, che si possono
monitorare in una mappa: il tutto è finanziato da un prestito a
tasso agevolato che si ripaga col tempo.
Il comune e i
responsabili del programma di ammodernamento hanno pensato anche alle
fasce più deboli, come le persone in Amsterdam Avenue: caldaia
nuova, sensori lungo il palazzo, infissi e finestre nuove, luci a
basso consumo, valvole per i termosifoni. Perfino il tetto è stato
dipinto di argento..
Una volta resi
efficienti e dotati di impianti fotovoltaici, i palazzi potrebbero
fornire energia a quelli che ne hanno bisogno: in questo modo non si
ha più bisogno di enormi centrali inquinanti, pur mantenendo gli
stessi consumi.
Secondo il
programma di rigenerazione, si possono mettere sui tetti anche orti e
alberi, per tenere bassa la temperatura dei palazzi; le piante
assorbono poi l'anidride carbonica e colorano lo skyline della città.
Città che si è
mossa in controtendenza rispetto al governo federale, perché non c'è
tempo da perdere.
Si migliora
l'ambiente, si crea lavoro, è un affare per tutte le città che
vogliono aderire a questo programma.
In Francia una
città come Nizza si è messa assieme alle altre della zona, secondo
il principio dell'unione che fa la forza: ora esiste Nizza metropoli
della Cosa Azzurra, che mette assieme il mare e le montagne, con
l'obiettivo di ridistribuire le ricchezze su un territorio.
I 49 comuni hanno
messo assieme i budget per poter fare operazioni più in grande, per
ottenere maggiori prestiti dall'Europa: ogni sindaco lavora assieme
agli altri, per un obiettivo comune: risolvere assieme i problemi dei
rifiuti, dei trasporti, sistemare le strade, per realizzare
l'impianto per la depurazione delle acque.
In questa nuova
metropoli i turisti usano il sistema integrato dei trasporti per
passare dalla montagna al mare: la metropoli in grande attrae
investimenti privati, attrae turisti, attrae nuovi centri di ricerca
e nuove imprese.
Anche qui si
monitorano nel dettaglio il territorio, i consumi energetici, la
fluidità dei trasporti.
E se si mettesse
assieme Nizza e Genova: l'aeroporto internazionale di Nizza assieme
al porto di Genova?
Potremmo creare
delle autostrade marittime, far circolare più treni tra le due
città, creare un unico territorio. E l'Italia che fa?
Non abbiamo reti,
infrastrutture ma soprattutto, non abbiamo visione.
Facciamo una
simulazione dell'economia dell'aggregazione anche in Italia allora.
Prendiamo il
territorio tra Bari e Taranto, le infrastrutture, le industrie, il
commercio per una popolazione di 2 milioni di persone, da mettere in
relazione.
Partendo
dall'aeroporto aerospaziale a Grottaglie, con la più grande pista in
Europa: qui c'è il distretto aerospaziale pugliese, si progettano
pezzi di motori di aerei.
A Brindisi si
produce il Black Shape, la Ferrari dei cieli.
A Bari si
producono satelliti per telecomunicazioni e per il monitoraggio della
terra.
Sempre in Puglia
si sviluppano e producano satelliti: lo fa la Planetek, una società
capace di raccogliere immagini dai satelliti per fare poi delle
valutazioni su quanto rilevato.
Ecco, mettiamo
tutte queste aziende assieme, mettiamo che siano collegate da una
infrastruttura veloce, che leghi assieme il porto di Taranto con
Bari.
Per esempio la
nuova linea adriatica, che permetterebbe di agganciare il mercato
commerciale verso l'Africa e l'Asia.
Serve un
collegamento veloce, una sorta di metropolitana veloce tra Bari,
Taranto e i centri intermedi: tempi di percorrenza sotto i 30 minuti.
Come fatto a
Chelmnitz col tram treno, che collega la città con tutti i centri
attorno: cinque linea a raggiera collegano Chelmnitz con la regione.
Un tram nei centri
urbani che diventa un treno tra città e città: in questo modo
studenti, lavoratori, pendolari possono spostarsi in comodità da un
posto all'altro.
Tutto questo ha
rivitalizzato sia Chelmnitz che le città attorno, nelle zone rurali.
Immaginiamo cosa
potrebbe succedere tra Bari e Taranto: per esempio a Taranto dove si
produce l'acciaio, si potrebbe costruire la prima auto italiana a
guida autonoma, per esempio quella realizzata dalla Vislab di Parma.
L'auto a guida
autonoma è dotata di telecamere di bordo, davanti e a lato,
diversamente dall'umano non si distrae e dunque è meno propensa a
fare errori.
Auto del genere
potrebbero essere messe in comune, sarebbe poco utile possederle: le
informazioni raccolte dalle auto potrebbero poi essere analizzate dai
satelliti per essere validate ed evitare così attacchi terroristici
..
Vanno messe
assieme le realtà frammentate del territorio: auto elettriche che si
guidano da sole, colonnine poste lungo il territorio, dove si può
prendere o dare energia, quando sono ferme nei depositi a torre (è
il progetto Enel X): serve però che tutto il territorio abbia regole
comuni, per esempio per la collocazione delle colonnine.
Michele Buono ha
fatto, assieme all'economista Minenna, una simulazione: con una
raccolta di 100 miliardi tra soldi pubblici e privati si potrebbe
mettere assieme tutta questa tecnologia, auto del futuro, un'impresa
siderurgica, le colonnine, i satelliti per controllare dall'alto le
immagini.
Vanno collegare
assieme le due città pugliesi, Bari e Taranto, per creare una nostra
via della seta, per intercettare il traffico di merci che vediamo
sfilarci davanti tra nord e sud.
Michele Buono è
poi volato in Inghilterra: le costruzioni sono realizzate in modo
digitale, in blocchi modulari realizzati in modo digitale in aziende
di costruzione che poi sono montati in cantiere.
In questo modo i
tempi di costruzione sono certi, non ci sono sprechi: questa
organizzazione industriale riduce i costi, rende possibili interventi
anche in aree rurali.
Anche nel campo
dell'edilizia l'unione fa la forza, per realizzare quelle
infrastrutture che in Italia mancano, che mancano tra Bari e Taranto.
A realizzare
questi progetti sono anche ingegneri italiani, che in Italia questi
lavori non potrebbero farli: perché qui da noi gli sprechi, i tempi
incerti sono un prezzo che dobbiamo pagare per quella politica che si
basa sul clientelismo e che non si preoccupa del bene del paese.
In Italia a a
Taranto è andato avanti per anni il ricatto sul lavoro, si è
portato avanti un atteggiamento ambiguo con un'azienda privata
italiana prima e una multinazionale poi.
1 commento:
Essere arrivata fino ad oggi senza sapere chi è questa Paola-influencer!
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