Il decennio che si chiude mette la parola fine alle primavere arabe, le rivolte popolari contro i regimi in nordafrica cominciata con l'ambulante tunisino che si diede fuoco per protestare contro il pizzo chiesto dai poliziotti di Ben Ali.
Primavere che sono state soffocate dall'intervento occidentale, russo, americano, turco.
Dalle primavere arabe al Daesh, all'Isis, alla guerra ai curdi.
Il decennio che si chiude sancisce il fallimento del capitalismo e del libero mercato: la crisi finanziaria cominciata con le banche avrebbe dovuto insegnarci che non esiste il mercato che si auto regola, che non esiste la libera concorrenza, che non è vero che la libera circolazione di merci e denaro avrebbero reso tutti più ricchi.
La globalizzazione ha reso il mondo ancora più ingiusto, diviso, con sempre maggiori disuguaglianze.
Il decennio che si chiude segna la fine dell'utopia di internet: la rete non è più il luogo dove sono tutti uguali, della comunicazione orizzontale.
Attraverso la rete si ha lo sfruttamento nel lavoro (pensate alla Gig economy e ai rider), vengono rubate le informazioni personali, private che noi regaliamo ai big della rete che hanno creato dei monopoli che si pongono sopra gli stati nazionali.
Il decennio che si chiude stasera segna la fine dei partiti, in modo definitivo.
Rimangono solo gruppi di potere, portavoce di interessi altri, che non coincidono col bene comune dei cittadini delle democrazie.
Gruppi di potere che non fanno politica ma marketing politico, secondo canovacci stabiliti da guru della comunicazione (avete letto gli appunti di Salvini per le elezioni in Emilia Romagna? Le accuse contro il reddito di cittadinanza, contro la sugar tax che blocca le aziende, i leader politici che difendono più le multinazionali che non le persone, i concessionari delle autostrade, dell'Ilva).
Di fronte a questa crisi di partiti e della politica nel dare le risposte, rimangono i movimenti dal basso, gli studenti del fridays for future e le "sardine", che però sono solo il dito che indica la luna.
I cambiamenti climatici, il clima di odio e le divisioni nella società, lo sfruttamento sul lavoro, le morti sul lavoro, il lavoro che non c'è, la povertà che fa paura alla classe media e che la spinge in posizioni di difesa, chiudendosi su se stessa.
Si chiude un decennio e all'orizzonte non si vede nulla di nuovo, se non appunto le proteste e le manifestazioni dove troviamo i cittadini di domani, quelli a cui stiamo consegnando questo mondo ingiusto, instabile, avvelenato.
Se almeno riuscissimo a prendere coscienza degli errori fatti.
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