L'inquinamento della Solvay (l'azienda
che produce il bicarbonato) e delle altre aziende del chimico, a che
punto siamo con la digitalizzazione della pubblica amministrazione e,
un ulteriore approfondimento sull'industria casearia e sul latte
importato dall'estero.
Nell'anteprima si parla di monopattini,
i mezzi a due ruote con motore che sfrecciano sulle strade e a volte
sui marciapiedi.
La scheda del servizio:
MONOPATTI-NO?
di Chiara De Luca
Anziché una legge unitaria, che
valesse per tutto il territorio, il governo Conte (1) ha deciso di
attivare la sperimentazione del monopattino elettrico solo sui comuni
che hanno scelto di partecipare.
Così a Torino il capo dei vigili li ha
equiparato ai motocicli e sono state fatte delle multe fino a 6000
euro, più del valore del mezzo.
Il ministero dei Trasporti ha recentemente approvato un decreto che avvia la sperimentazione per i nuovi mezzi della micromobilità, primo fra tutti il monopattino elettrico. La disciplina riguarda però solo i comuni che decidono di partecipare, mentre altrove questi mezzi sono illegali. Non sarebbe meglio una legge unica per tutti?
L'inquinamento delle aziende
chimiche
Come mai le spiagge di Rosignano sono
così bianche, come le spiagge caraibiche?
L'inchiesta di Adele Grossi racconterà
dell'inquinamento da parte delle industrie chimiche delle acque di
fiumi e mari, cominciando proprio dalla Solvay, che ha uno
stabilimento in Toscana.
Le
spiagge di Rosignano sono bianche proprio per gli scarichi della
Solvay, la multinazionale belga, per i residui del carbonato di
calcio.
Ma fanno male alla salute (oltre che a
colorare di bianco un intero litorale)?
Nell'arco di 50 anni, in questo tratto
di spiaggia sarebbero state riversate 400 tonnellate di mercurio:
davanti allo scarico della Solvay sono state raccolte delle cozze,
nella loro carne sono stati trovati eccessi di arsenico, nichel e
cromo.
Su questi sfondi sono stati girati
film, spot, clip, per la particolarità della sabbia: proprio per
questo attirano sempre più visitatori. Tutto meraviglioso anche per
il Ministero della Salute che valuta queste acque “eccellenti”.
Andando un po' ad approfondire questa
valutazione, si scopre che l'analisi del ministero è a livello
batteriologico, per verificare se, ad esempio, è presente il
batterio dell'escherichia coli.
E i metalli, segnalati da Arpa in ogni
rapporto annuale?
Nell'acqua di Rosignano si trova un
livello di mercurio superiore alla concentrazione massima
ammissibile.
Una contraddizione, se si pensa che
queste spiagge sono state trasformate in una attrattiva turistica:
alla domanda della giornalista, “ma è sicuro fare il bagno in
quelle acque”, i responsabili locali non hanno voluto rispondere.
Stessa domanda al ministro
dell'ambiente Costa: “il ministero dell'ambiente non può dire non
frequentate quella spiaggia”. E nel mentre che si dirime la
questione tra ministeri e regione, le persone continueranno a fare il
bagno.
A Spinetta Alessandria, in Piemonte,
vicino alla città da 7000 abitanti, sorge l'area industriale ex
Montedison ora Solvay: gli impianti scaricano 3000 metri cubi l'ora
di residui chimici nell'acqua del Bormida, che poi entra nel Tanaro e
nel Po.
In quelle acque sono presenti anche i
PFAS, sostanze chimiche che in Veneto hanno inquinato falde e
terreni: nonostante la situazione sia ormai nota da decenni, l'Italia
non ha ancora emanato una normativa sullo scarico industriale nelle
acque.
La ditta, la Solvay, è sia controllore
che controllato, racconta alla giornalista un medico. E chi controlla
il controllore-controllato?
Le aziende chimiche scaricano ogni anno
in mare tonnellate di residui industriali, metalli pesanti
potenzialmente pericolosi, spesso con l'autorizzazione in deroga del
governo.
Cos'altro siamo stati costretti a
digerire oltre al bicarbonato?
La scheda del servizio: ALLA
FACCIA DEL BICARBONATO DI SODIO di Adele Grossi in
collaborazione di Norma Ferrara
Nel solo 2017, l'industria chimica in Italia ha scaricato in mare 4,18 tonnellate di arsenico; 5,96 tonnellate di cromo; 13 tonnellate di benzene e innumerevoli altri inquinanti, spesso autorizzati in deroga dal governo. Chi doveva controllare in questi anni che le sostanze immesse nell'ambiente non fossero nocive per i cittadini e i lavoratori? Report è andata a vedere cosa c’è dietro le spiagge caraibiche di Rosignano Solvay, qual è il prezzo che paghiamo per produrre il famoso bicarbonato di sodio ripercorrendo la storia della multinazionale belga. La Solvay ha diversi stabilimenti in Italia. In Piemonte è stata condannata in appello per disastro ambientale. In questa regione sussiste anche un pesante inquinamento da Pfas, immessi nell'ambiente da Solvay. Mentre lo Stato italiano da anni discute sui limiti allo scarico di questi inquinanti, non più in produzione, l’azienda li ha già sostituiti con un'altra sostanza che da 7 anni è immessa nell'ambiente. È pericolosa? Chi la controlla?
Stato analogico o digitale?
Spendiamo ogni
anno 6 miliardi di euro per digitalizzare la pubblica
amministrazione, ma per accedere ai servizi solo il 40% dei cittadini
usa la rete (nel resto dell'Europa la percentuale è più alta). Come
sono stati spesi i soldi per la modernizzazione del paese?
Giuliano Marrucci
è andato a vedere come stanno le cose: se con clic paghiamo
bollette, assicurazioni, facciamo operazioni in banca, il discorso
cambia quando si parla del pubblico.
Vuoi pagare la
mensa scolastica online? Impossibile, si deve per forza andare alle
poste a pagare il bollettino.
Fatta la coda,
Giuliano ha provato a caricare sul sito della scuola il buon esito
del pagamento: hai in account Google? Bene. Ma Giuliano non ha un
account Gmail (e nemmeno intende farlo per pagare la mensa)
Allora si deve
compilare un modulo e portarlo in segreteria, perdendo altre ore.
Altra tassa, la
Tari: si può pagare solo tramite modello F24,altra fila in posta.
Vuoi rinnovare la
patente? Il portale dell'automobilista non è un esempio di sito
chiaro e facile. Tocca chiamare il call center anche questa volta per
capire come pagare il bollettino online.
Niente da fare, va
pagato di persona.
E poi ci sono le
foto formato tessera e infine, dopo una settimana, la visita dal
medico.
Le foto formato
tessera sono state fotografate dall'addetto, per poi essere caricate
sul sistema (“altrimenti il sistema non le riconosce”), i
bollettini vanno pagati online perché mancano alcune informazioni..
Nemmeno la visita
si può pagare in modo elettronico con bancomat o carta di credito.
Ma non è così
dappertutto: Ripalta Cremasca è il comune più digitale d'Italia: la
mensa si paga su un portale del comune, stesso discorso per la Tari.
Il comune di
Ripalta fa parte di un consorzio di 20 comuni che da ormai 20 anni si
sono creati una società informatica in house (Consorzio.it diCristian Lusardi) per fornire servizi digitali a queste piccole
amministrazioni.
Il servizio del
trasporto scolastico, l'utilizzo e il pagamento dei centri estivi,
fino alla tassa rifiuti.
Questa a breve
potrebbe diventare l'interfaccia standard con cui i cittadini si
interfacciano con la pubblica amministrazione: un'App, che si chiama
Io e che è sviluppata dal team digitale della presidenza del
Consiglio: i cittadini di Ripalta sono quelli selezionati per
sperimentarla in Italia.
Ripalta è stato
anche il primo comune in Italia a migrare sul cloud: anni fa si erano
spesi 100 mila euro per il datacenter, che aveva anche spese annuali.
Oggi con 25 mila
euro per tutto, con una struttura professionale.
E nel resto
d'Italia? Tocca fare le code ..
La scheda del servizio: STATO
ANALOGICO di Giuliano Marrucci collaborazione di Giulia
Sabella e Silvia Scognamiglio
Nel 2018 l’80% dei cittadini di Inghilterra, Spagna e Olanda che hanno avuto a che fare con la pubblica amministrazione, lo hanno fatto utilizzando esclusivamente servizi digitali. In Italia siamo sotto il 40%. Il fanalino di coda d’Europa, insieme alla Grecia. Eppure le risorse non mancherebbero. Basterebbe ad esempio fare come i britannici, che hanno sostituito i datacenter delle singole amministrazioni con un centro elaborazione dati centrale di ultima generazione, garantendo efficienza e sicurezza infinitamente superiori, e risparmiando al contempo oltre 2 miliardi di euro in appena 4 anni. In Italia invece aspettiamo ancora il censimento dei centri dati delle pubbliche amministrazioni che sarebbe dovuto essere pubblicato a dicembre del 2017.
Come è andata a finire? L'inchiesta
sul latte (non) italiano
La scorsa settimana il servizio di
Rosamaria Aquino ha mostrato i camion di latte e di cagliate che
dall'estero (Germania, Spagna ma anche paesi dell'est) arrivano alle
aziende italiane che producono poi formaggi “secondo la
tradizione”, “tipici italiani”.
C'è il sospetto che la multa delle
quote latte sia generata da una sovrapproduzione di latte mai
esistita, solo per nascondere nel passato questo latte straniero.
Sembra che il mondo dell'industria
casearia nasconda un segreto, come il segreto della lista delle
aziende che usano latte non italiano.
Perché non produciamo abbastanza
latte? Oppure perché il latte dall'estero costa meno, 4 o 5
centesimi di meno, alla faccia dell'italianità e della sicurezza
alimentare?
In Italia gli allevatori devono
registrare qualsiasi farmaco usato sui loro animali. Succede lo
stesso in Lituania – si chiedeva il presidente di Coldiretti.
La giornalista ha aggirato il niet del
direttore generale del ministero della salute, che le aveva negato la
lista (perché dati commerciali .. ma la salute non dovrebbe venire
prima?).
Questa sera il servizio racconterà
della reazione al servizio da parte delle aziende produttrici di
formaggio.
La scheda del servizio LATTE VERSATO di Rosamaria Aquino
Report tornerà sulla lista segreta delle aziende che acquistano latte straniero, andando a vedere da vicino come hanno reagito aziende produttrici di formaggio e allevatori.
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