Sono diverse le inchieste di questa
puntata di Report: dall'inchiesta sulle nomine pilotate nel CSM, alle
reti autostradali (quanto sono sicure?), gli affari della famiglia
Benetton.
Si parte con l'inchiesta di Claudia
di Pasquale sulle piste da sci (due settimane fa la giornalista
si era occupata degli impianti realizzati per le olimpiadi invernali
di Torino 2006 e di quelli che saranno realizzati per le prossime a
Cortina).
NATALE
IN BIANCO di Claudia Di Pasquale
La nuova stagione sciistica è alle
porte e Claudia di Pasquale è andata a vedere in che condizioni sono
gli impianti: per esempio in Piemonte, al comprensorio della via
Lattea, 47 impianti e 400 km di piste, costo dello skipass 38 euro al
giorno.
Il presidente del consiglio di
amministrazione di Sestriere SPA, ha raccontato che gli impianti
consentono ricavi per 5 ml (3ml dopo le tasse) per un fatturato di
30ml di euro (nei dieci anni).
L'azienda sta bene, gli ultimi due anni
sono stati straordinari, ammette il presidente: oggi con la Sestriere
SPA gestisce 31 impianti privati e i 16 impianti realizzati per le
olimpiadi di Torino 2006, finanziati con soldi pubblici.
Ma quanto paga la Sestriere SPA per
averli in concessione?
Organizzare le Olimpiadi è come
firmare un assegno in bianco, spiega Bent Flyvbjerg, docente di Oxfod
che ha studiato i costi di tutte le Olimpiadi: i costi aumentano
sempre, dopo le stime iniziali, gli stati si indebitano e a
guadagnare sono solo i privati.
Chi non ha mai sognato di trascorrere le vacanze di Natale sulla neve? A dicembre si inaugura la nuova stagione turistica invernale con la riapertura degli impianti di risalita, che devono essere pronti e ben manutenuti. E perché tutto funzioni alla perfezione serve però lei, la neve, e se non ha ancora nevicato la neve bisogna produrla artificialmente e spararla con i cannoni. Servono i bacini di innevamento che però costano e spesso vanno realizzati in zone vincolate. Una volta però che le opere sono state realizzate, chi le gestisce e come funzionano le concessioni per gli impianti?
Il caso CSM
Dalle intercettazioni captate (grazie
al trojan di cui si era occupata una passata inchiesta di Report
sulla cybersecurity) dall'ex capo dell'ANM Luca Palamara, emerge
l'inchiesta che coinvolge le alte sfere della magistratura e due
parlamentati, Luca Lotti e Cosimo Ferri.
Nelle intercettazioni si parlava delle
nomine di magistrati, tra cui quelli candidati alla procura di Roma:
i due parlamentari puntano (almeno così emerge dalle
intercettazioni) a far eleggere Marcello Viola a discapito di un
altro magistrato, Giuseppe Creazzo, “colpevole” forse di aver
aperto una indagine prima sui genitori del senatore Renzi, leader di
Italia Viva e poi sui finanziamenti stessi ricevuti dalla fondazione
Open negli anni tra il 2012 e il 2014, quando Renzi conquistò la
segreteria del PD.
Renzi e la sua fondazione hanno
raccolto 6 milioni di euro, arrivati anche da imprenditori e aziende:
su questi soldi i magistrati stanno indagando per finanziamento
illecito.
La fondazione non è un partito
politico – così si è difeso Renzi nella conferenza stampa: la
differenza tra fondazione e un partito la decide un politico o un
magistrato?
Anche l'inchiesta scoppiata questa
estate tocca il nervo scoperto della separazione dei poteri tra
politica e magistratura: il 9 maggio il consigliere Palamara si è
incontrato con 5 altri magistrati e i due deputati Lotti e Ferri, con
l'obiettivo secondo i pm che li indagavano, di pilotare le future
nomine delle procure italiane.
Per la nomina di procuratore a Roma
puntano su Marcello Viola, procuratore generale a Firenze. Ma in
lizza c'è anche il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo
(che ha indagato i genitori di Renzi e ora ha aperto il fascicolo sui
finanziamenti ricevuti da Open).
Sia Lotti che Ferri, contattati dal
giornalista, smentiscono la ricostruzione: a Renzi è stato chiesto
se il vulnus siano le perquisizioni della finanza oppure gli incontri
dove si pilotavano le nomine (o si sarebbero pilotate).
“LA corrente di Palamara supportava e
ha portato i voti in sede di commissione il giudice Creazzo ..” la
risposta ottenuta: a cosa si riferiva Lotti quando diceva allora
“bisogna fare la guerra contro Creazzo”?
Domande che non sono piaciute al
senatore Renzi, che ha tacciato di maleducazione il giornalista.
Il presidente della Repubblica, nonché
presidente del CSM, ha definito il quadro emerso dall'inchiesta sul
CSM “sconcertante”, non proprio una questione di
maleducazione.
Nel plenum al CSM Mattarella era seduto
poco distante dal pg della Cassazione Fuzio, amico di Palamara: è
lui che firma i procedimenti contro i consiglieri coinvolti nello
scandalo, ma a luglio dovrà lasciare l'incarico quando si apprende
che era indagato per “rivelazione di segreto d'ufficio”.
Riccardo Fuzio aveva scritto una
lettera a Fiammetta, la figlia del giudice Paolo Borsellino: in essa
spiegava come avesse voluto far luce sui misteri della strage di via
D'Amelio ma che gli era stato impedito.
Un'offesa, così la considerata
Fiammetta Borsellino: Fuzio e il CSM avevano altro da fare questo 19
luglio, 27 esimo anniversario della strage.
Perché il depistaggio del falso
pentito Scarantino è potuto accadere anche grazie al cattivo lavoro
di magistrati, contro cui i familiari del giudice avrebbero voluto
che fosse aperto un procedimento.
Invece nulla, passano i mesi e si
rimane in uno stato di inerzia: una situazione che Fiammetta ha
esposto al presidente Mattarella.
La vicenda delle nomine si intreccia
anche con un piccolo evento nel comune di San Luca, in Calabria,
terra di 'ndrangheta: il giornalista Klaus Davi, eletto consigliere
in questo comune ha raccontato a Luca Chianca la storia della mancata
partita del cuore.
Si dovevano fronteggiare cantanti,
magistrati, un evento che tutta la comunità di San Luca aspettava.
A pochi giorni dalle elezioni comunali
è tutto saltato, senza che nessuno abbia dato spiegazioni: il
capitano della squadra dei magistrati era Palamara (ex presidente
dell'associazione nazionale magistrati) e, secondo Davi, potrebbe
dare lui una spiegazione.
E' stato lui il promotore di questa
iniziativa che ha visto la luce la prima volta due anni fa e che ha
consentito la rinascita della squadra di calcio locale.
Un qualcosa di importante, in una terra
martoriata dalla 'ndrangheta.
L'incontro di calcio salta per colpa
dell'inchiesta di Perugia sulle nomine: l'inchiesta ha già causato
le dimissioni di alcuni magistrati dall'ANM, come Pasquale Grasso.
Chi è stato tirato dentro l'inchiesta
si è difeso dicendo che si è sempre fatto così: ma è una
giustificazione che non possiamo più accettare.
La scheda del servizio: IL
CASO CSM di Luca Chianca in collaborazione di Alessia Marzi
A Report il caso Csm: quando la politica cerca di influenzare le toghe. Il magistrato Luca Palamara, cinque componenti del Consiglio superiore della magistratura e i deputati Luca Lotti (Pd) e Cosimo Ferri (Iv) vengono registrati mentre discutono le nomine ai vertici delle procure. Per quella di Roma, in particolare, puntano su Marcello Viola, attuale procuratore generale di Firenze. In lizza c'era anche Giuseppe Creazzo, capo della Procura di Firenze che ha indagato sia i genitori del segretario di Italia Viva Matteo Renzi sia la Fondazione Open.
Lo stato della
nostra rete autostradale
Da una parte si invocano maggiori investimenti (pubblici) per nuove
infrastrutture, dall'altra parte vediamo come le attuali soffrano di
carenze di manutenzione: i viadotti in Liguria sono solo la punta
dell'Iceberg (il ponte Morandi coi report
sulla sicurezza falsati).
In condizioni stanno i viadotti, anche quelli fuori dalla Liguria?
Manuele Bonaccorsi è andato a vedere come sta il viadotto Cerrano
lungo la A14: nell'anticipazione del servizio andata in onda nel TG
regionale dell'Abruzzo, si parla di problemi sulle cerniere di
taglio, un pezzo dell'infrastruttura. Secondo l'ingegnere Migliorino
i viaggiatori non sono a rischio, così ha scritto nella relazione ad
Autostrade per l'Italia, ma chiede comunque lo stop dei mezzi pesanti
sul viadotto Cerrano.
Ma Aspi non ha proceduto allo stop, ritenendo “non sussistenti le
condizioni di rischio”.
La lettera coi rischi è stata dunque inviata al Prefetto di Teramo,
chiedendo un intervento sul viadotto in via sostitutiva, ma i
prefetti non sono concordi sulla possibilità di porre un divieto al
transito.
Spiegano i prefetti che questo esula dalle loro competenze e invece
ricade su Anas e società concessionarie: l'unico potere che ha
l'ingegnere Migliorino, che rappresenta il ministero dei trasporti, è
chiedere alla società concessionaria di porre in atto le
prescrizioni richieste.
Di fatto, ha meno poteri di Aspi, che è una società concessionaria
privata: la regolamentazione del traffico è una prerogativa
esclusiva della concessionaria.
Sul Fatto Quotidiano un'anticipazione del servizio
Infiltrazioni della camorra negli appalti di Autostrade. La puntata di Report in onda stasera su Rai 3 racconta un ulteriore capitolo del sequel che dal crollo del Ponte Morandi a Genova ha acceso i fari sulla società Aspi. In prima serata ci sarà la testimonianza di un testimone di giustizia, Gennaro Ciliberto, 45 anni, di origini napoletane, che da quando ha denunciato vive sotto protezione.
La scheda del servizio: LA
RETE AUTOSTRADALE di Manuele Bonaccorsi in collaborazione di
Giusy Arena
Il conto lievita. Il degrado della rete autostradale lascia un lungo segno, fatto di code, circolazione dai porti in affanno, riduzioni di corsie a rischio, gallerie non a norma e ponti chiusi al traffico. Dopo l’ennesimo crollo in Liguria in un tratto dell’A6, lo scorso 24 novembre, e dopo la chiusura improvvisa del viadotto sul’A26, si è capito che la ferita aperta dal ponte Morandi è molto più estesa. Autostrade per l’Italia toglie il monitoraggio delle sue infrastrutture alla sua controllata, SPEA engineering, finita sotto inchiesta. E mentre il governo discute se revocare la concessione, alcune procure italiane vanno avanti tra nuovi sequestri e blocchi al traffico dei mezzi pesanti. Con un rilevante dubbio, alla vigilia dell’esodo natalizio: il problema riguarda solo la Liguria o tutta Italia?
Gli affari dei Benetton
I Benetton non sono solo Atlantia,
ovvero la società che attraverso Aspi, è concessionaria di
autostrade: il loro business è anche quello dell'abbigliamento e di
questo si occupa il servizio di Giuliano Marrucci.
Nel 2010 Benetton aveva tremila punti
vendita in Italia, oggi ne sono rimasti circa mille.
Centinaia di piccoli imprenditori,
dietro questi punti vendita, sono finiti sul lastrico: il giornalista
racconterà le loro storie.
La scheda del servizio: UNITED
VICTIMS OF BENETTON di Giuliano Marrucci in collaborazione di
Giulia Sabella e Silvia Scognamiglio
In un periodo dove le vicende del Ponte Morandi sono tornate a occupare le prime pagine dei giornali, Report torna a parlare di Benetton laddove tutto era cominciato: dalla moda. Ancora nel 2010 Benetton soltanto in Italia contava su una rete commerciale di circa 3000 punti vendita, comprese decine e decine di megastore negli angoli più prestigiosi delle principali città italiane. Di quei negozi a oggi ne sono rimasti appena un migliaio. A rimetterci, tanti piccoli imprenditori che al marchio avevano legato a doppio filo tutta la loro esistenza. Vendevano alle condizioni imposte da Benetton, ma senza che fosse riconosciuto loro nessun diritto, neanche quello di firmare un contratto.
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