23 dicembre 2019

Le emergenze ambientali (che non si vedono sempre) - la terra dei fuochi

Oltre alle Sardine, a Salvini, alle tasse che non piacciono ad Italia Viva, alla guerra per le concessioni, alle grida manzoniane contro il giustizialismo, c'è tutto un mondo fuori.
Per esempio l'emergenza ambientale, di cui si parla solo quando piove per più giorni e vengono fuori tutti i problemi del nostro territorio, da Venezia alla Costa Amalfitana.
Oppure l'emergenza ambientale in Campania, nella Terra dei fuochi, quella zona dello Stato italiano dove lo Stato sembra incapace di far valere la legge, dove le famiglie che vi abitano godono di meno diritti delle altre.

Ne parlerà stasera Report, con un servizio di Bernardo Iovene di cui è uscita una anticipazione sul Fatto Quotidiano:
“L’esercito sta là, 250 uomini senza poteri di polizia giudiziaria, stanno a fare gli spaventapasseri e davanti ci sono le carcasse di auto rubate e poi bruciate, i frigoriferi, il rame, gli scarti tessili e quelli di pellame, tutto bruciato”. Si intitola La terra dei ciechi la puntata di Report, in onda stasera, dedicata all’area tra Napoli e Caserta dove vivono circa 3 milioni di persone. Novanta paesi che abitualmente respirano i fumi degli incendi di rifiuti: un veleno continuo. Nell’ultimo anno i roghi sono aumentati del 30%, un’emergenza che non si ferma: durante i mesi estivi la redazione di Report ha ricevuto decine e decine di nuove segnalazioni. Nel servizio, Bernardo Iovene mostra come nulla sia cambiato nonostante “il commissario, i droni, l’esercito, la cabina di regia e il patto d’azione”. Nel 2013 il Ministero dell’Interno, la regione Campania, prefetture e altri enti siglano il “patto per la terra dei fuochi”. 
Una task force inutile, al punto che cinque anni dopo viene varato il “piano di azione per il contrasto dei roghi dei rifiuti” a cui aderiscono sette diversi Ministeri coordinati da due cabine di regia. “Per le forze in campo sembra un piano di guerra e ci siamo chiesti allora chi la stia vincendo questa guerra” sottolinea il conduttore Sigfrido Ranucci. La risposta è poco consolante come testimoniano i diversi attivisti del territorio intervistati: Angelo Ferrillo, la “sentinella integerrima”, Giovanni Papadimitri del comitato Basta roghi o Biagio D’Alessandro che documenta ogni incendio. Decine e decine di video pubblicati, decine di segnalazioni con ora e luogo. Iovene prosegue: “La corruzione nella pubblica amministrazione è l’altra causa della devastazione di questi territori. La polizia municipale è quella più esposta, ad Arzano in provincia di Napoli ci sono 9 vigili urbani sospesi tra ufficiali e sottoufficiali”. Arzano è un comune sciolto per mafia due volte in tre anni: in pieno centro i rifiuti bruciano ovunque, vengono sequestrate strade intere ma non basta. In questo territorio dimenticato se piove è una fortuna, perché l’alternativa è respirare fumi tossici. 
Una legge regionale del 2013 ha stanziato 7 milioni di euro per i comuni che presentavano progetti per la video sorveglianza e riqualificazione ma dopo sei anni sono stati spesi in tutto 3 milioni, solo 34 comuni dei 90 della terra dei fuochi si sono presentati. “Per i sindaci sono inutili? O preferiscono gli occhi chiusi? È la fotografia di una patologia, quei rifiuti sono in gran parte di un’economia illegale, piccoli artigiani, tessili, carrozzieri, meccanici che lavorano in nero. E che in nero pagano la filiera attrezzata a smaltire le loro scorie. Se non contrasti l’economia a monte fa i rifiuti illegali a valle” chiosa Ranucci. Esistono oltre 3500 siti di rifiuti abbandonati e bruciati, a nord di Napoli segnalati per la maggior parte da cittadini. Tutti segnalano ma nessuno rimuove. “Festeggiamo dieci anni da quando è stata decretata per legge la fine dell’emergenza, ve ne siete accorti?” domanda sarcasticamente Domenico Airoma, procuratore aggiunto tribunale Napoli Nord. Report non risparmia critiche nemmeno al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, accusato di non mettere in pratica i proclami del passato.

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