18 dicembre 2019

Anello di piombo, di Piero Colaprico



Incipit

L'ispettore Tano da morire 
Primo giorno 
Ho appena finito di fare l'amore e ho baciato Marina come se non ci fosse un domani. Ma mi ha allontanato: io il chiamo il "momento dell'okay", quando lo dice due o tre volte significa che il nostro tempo è scaduto, che deve sbrigarsi. Abbiamo passato la notte insieme, ma ha detto al marito che finiva il turno alle sei. Devono andare al Mercatone a Ivrea, ma sarà vero? Infila gli anelli e saluta.

Ricordatevele queste parole, perché avranno un loro peso nella risoluzione del mistero di questo romanzo, che è anche l'omaggio che Piero Colaprico giornalista e scrittore, fa alla sua città, Milano. Alle vittime di Piazza Fontana e alle persone che, sfidando il lato oscuro delle nostre istituzioni, l'altro Stato, quello che non aveva prestato fedeltà alla Costituzione repubblicana, hanno cercato di trovare la verità sulle stragi che hanno insanguinato il paese tra il 1969 e il 1984.
Gli anni della strategia della tensione, delle bombe messe sui treni e nelle piazze per creare terrore, per far crescere nelle persone la domanda di uno stato autoritario.

Quest'anno, per i cinquant'anni dallastrage di Piazza Fontana, la strage fascista che ha causato 17 vittime e quasi novanta feriti, sono usciti molti libri che hanno ricostruito il contesto della strage: il mondo diviso nei due blocchi, l'Italia come terra di frontiera tra i due blocchi, con all'interno il più grande partito comunista europeo, la cui crescita andava bloccata a qualunque costo.
Anche al prezzo di una strage, anche al prezzo di depistare le indagini, insabbiare, spostando tutti i processi a Roma nel porto delle nebbie, spaventando o uccidendo testimoni, coprendo i responsabili di quelle stragi e inquinando le prove per addossare le colpe a formazioni di sinistra (come gli anarchici di Milano, come il ferroviere Giuseppe Pinelli).

Ma c'è stato anche qualcuno, dentro lo Stato, dentro la magistratura, dentro le forze dell'ordine, nel giornalismo, nella società civile, che non si è fatto spaventare, che non ha voluto girare la testa dall'altra parte. La formulazione “strage di stato” è parzialmente sbagliata, dunque.
Piero Colaprico, che non è uno storico, un magistrato, racconta questa storia a modo suo, regalandoci un romanzo in cui compaiono tutti i suoi personaggi, dall'ex carabiniere Genito, all'ispettore Francesco Bagni al maresciallo Pietro Binda (in omaggio all'altro Pietro, Valpreda): un romanzo che ha al centro un mistero, la morte di un poliziotto che stava indagando sull'assassinio di un importante psichiatra, che a sua volte nasconde un mistero ancora più grande.
Nella Milano attuale c'è chi fa i soldi con la borsa e chi vuol farli con la “roba”, ma il messaggio drammatico che sta passando, anche grazie alla politica, è che se hai soldi allora conti, se non li hai, sei fottuto.

Siamo a metà degli anni '80, Milano a breve diventerà la città da bere, l'eroina sta già arricchendo le mafie, il riflusso ha spazzato via la voglia di partecipazione politica dei giovani e la corruzione si sta mangiando il resto.

Dopo vent'anni alla omicidi, non mi rassegno a quanto violenza sopraffina, miserabile e pura soffi dentro noi esseri umani. Siamo stati animali per centinaia di migliaia di anni, per milioni e milioni di notti senza riposo, brevi e terribili, sospese tra l'essere cacciagione e cacciatori. Bipedi, che si sono sollevati dal suolo e hanno marciato per giorni e giorni fatti di fame infinita, solitudine, fughe da predatori, raccolta di cibo e peregrinazioni: ex bestie che da qualche parte conservano la memoria dei loro ululati, ma che hanno fondato città, creato codici e leggi, religioni di Stato, poesie che scavano dentro l'umano e scacciano l'animale - la poesia come l'esorcismo del nostro demonio. Ma c'è un ma: questa civiltà di uomini dura da meno di cinquemila anni. Troppo pochi perché poesia e scienza vincano sulla Bestia, sul demone che sta in noi.

Lo psichiatria Eleuterio Rupp, figlio di un importante architetto milanese, viene ucciso sotto casa da un killer che lo fredda con 4 colpi, alcuni a bruciapelo in faccia.
L'indagine la segue l'ispettore Nesi, detto Tanone o Tano da morire, assieme agli altri colleghi della Mobile: strano delitto, lo psichiatra non aveva nemici, faceva una vita normale, una moglie sgradevole come carattere e, in casa, molti ritagli di giornale sulle indagini per la bomba di Piazza Fontana.
Nello studio sono spariti i fascicoli relativi ai suoi pazienti più pericolosi, marcati con la doppia Y.
Strane manomissioni sulla sua agenda personale..
Strana anche la rapina qualche giorno prima a casa del figlio.
Non è un delitto di mafia, né una rapina: Nesi, che è un investigatore di quelli bravi, uno “ammalato di verità”, inizia una sua indagine.
Indagine che noi leggiamo, tre anni dopo, nel memoriale-diario che qualcuno ha fatto ritrovare al suo amico, Francesco Bagni, anche lui ispettore alla omicidi.
Perché tre anni prima, Nesi è stato ucciso nella casa dove incontrava l'amante, proprio dal marito, anche lui poliziotto alla Digos, negli anni in cui ancora si chiamava Squadra Politica. Negli anni di Piazza Fontana, della caduta accidentale dell'anarchico Pinelli.
Nesi è stato ucciso per una storia di corna e il cornuto, anche lui poliziotto, alla fine si è ucciso.
Tutto semplice.
Come semplice anche la conclusione del processo per l'omicidio Rupp che incastra un altro medico che lo aveva minacciato.

Nelle carte che arrivano in mano a Bagni si parla dei cinque giorni successivi al delitto Rupp: si parla delle cose che non tornano nel delitto, del fatto che il marito di Martina era anche lui un paziente di Rupp. Della strana podista vista quella mattina per strada.
Delle paure e delle paranoie, che non erano paranoie, che iniziano a girare per la testa di Nesi.
Sta facendo domande su qualcosa che deve rimanere nascosto.
E quel segreto a cui forse è arrivato lo ha nascosto per farlo arrivare all'unica persona di cui si fidava, Bagni.
Sono pagine piene di citazioni, da Einstein a Ibsen a Nietzsche, fino a Lucio Battisti.
Con una sorta di invito finale, a dare giustizia ai morti.
Caro Francesco, i morti, specie se non possono più difendersi, meritano rispetto. Non parlo di me, non solo di me, parlo dei tanti morti nascosti nelle pieghe oscure dell'Italia, il nostro paese, la patria dei traditori.Sebastiano Nesi, ispettore di polizia, squadra omicidi.

Come risolvere l'enigma? Ma, come aveva già scritto Poe in un suo romanzo, forse l'archetipo di tutti i gialli, se vuoi nascondere qualcosa devi metterlo bene in vista.
E anche quando sembra a portata di mano, la verità può venire rapita, come Persefone, dagli inferi. Ecco, a differenza dei miti, se viene sepolta, la verità non ce la fa a risorgere. Mai e poi mai. Specie in Italia, si disse Bagni, scolando il bicchiere. Ma lui ci avrebbe provato. Era il suo mestiere, coincideva col suo carattere. E con quello di Nesi, pace all'anima sua: certi morti, come le vittime delle stragi, pensava, non hanno mai un posto dove riposare finché non sarà fatta, in un modo o nell'altro, vera giustizia.Far riposare i morti, si disse, anche questo può essere lo scopo di un detective della omicidi.

Nota a margine: si legge già benissimo come giallo, questo Anello di piombo, ma oltre ad essere un romanzo scritto benissimo, porta il lettore dentro una delle pagine più oscure di quelli che si chiamano i misteri d'Italia.
Il mistero del Noto Servizio o Anello, la struttura segreta, a capo della presidenza del Consiglio, di cui facevano parte uomini dello stato e civili e che è stata usata, almeno fino alla fine degli anni settanta e ai primi anni ottanta, in diverse vicende oscure.
Dal rapimento Moro (e il recupero del memoriale), al rapimento Cirillo.
Una delle tante srutture occulte usate per la guerra non ortodossa da parte di quella parte dello stato legata alla fedeltà atlantica e non alla Costituzione.

Se volete saperne di più
- L'Anello della Repubblica di Stefania Limiti
- Il noto servizio di Aldo Giannuli

La scheda del libro sul sito dell'editore Mondadori
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento: