Come di consueto, molti gli argomenti
toccati dai servizi di questa sera. Si comincia dall'alimentazione:
da dove viene il pesce che mettiamo in tavola?
Dall'acqua dei mari a quella alta di
Venezia: si poteva evitare l'acqua alta a Venezia?
Infine un'inchiesta sui pacchi regalo
per evitare di prenderlo noi un pacco.
Nell'anteprima, l'inchiesta di Adele
Grossi sulle palestre
Ci
vuole un fisco bestiale di Adele Grossi
Le palestre in Italia (in maggior
parte) godono di agevolazioni fiscali perché nello statuto
dichiarano di non essere a fini di lucro, come se fossero enti di
beneficenza.
Su 800 controlli fatti dalla Guardia di
Finanza sono state rilevate irregolarità in materia di imponibile su
cui pagare le tasse, per 350 ml, in un anno: ma le società e le
associazioni ammesse a questo regime sono 88750. A quanto ammonta
allora l'evasione nel settore delle palestre?
Perché queste agevolazioni?
In Italia sono attive oltre 8000 palestre. Muovono un giro d'affari da 23 miliardi di euro. Solo in piccola parte, oggi, sono registrate in camera di commercio come attività commerciali. Le altre sono per lo Stato società o associazioni senza scopo di lucro e in quanto tali hanno diritto a notevoli sgravi fiscali. È tutto regolare? Del resto, gli stessi personal trainer cui affidiamo la cura del nostro benessere non devono necessariamente avere una qualifica. Il diploma del Coni si può avere anche con un corso online.
Il pesce che arriva sulle nostre
tavole
Noi italiani
spendiamo circa 50 miliardi di euro per l'acquisto di salmoni, orate,
trote, brazini e altre qualità di pesce, nel 2018 ogni italiano ha
in media mangiato 28 kg di pesce a testa.
Da dove arriva il pesce che mangiamo e
cosa contiene?
Emanuele Bellano è partito dalla mappa
interattiva che raccoglie le segnalazioni, pubblicate in studi
accademici, delle frodi del pesce.
A livello globale l'Italia risulta
assieme agli Stati Uniti, il paese dove si verificano più truffe
nella vendita del pesce.
Assieme ad un biologo marino, il
giornalista è andato a controllare il pescato in diverse pescherie e
nei mercati rionali, a Roma: si trova pesce fresco ma anche del pesce
non fresco (spacciato per tale) o addirittura non commestibile.
Pesce dai colori smorti, pesce
“vecchio”, pesce decongelato (di cui non si sa nemmeno la data in
cui è stato decongelato).
Le etichette non rispettano le norme,
poi: non è indicato che il pesce è stato decongelato o scongelato,
non è indicata sui gamberoni se sono presenti solfiti, di alcuni
pesci manca la provenienza.
Molti dei commercianti hanno corretto
le indicazioni, ma solo dopo che il giornalista aveva fatto notare le
irregolarità: se avessimo comprato quel pesce, credendolo fresco,
avremmo forse corso un pericolo, perché avremmo anche potuto congelarlo (una seconda volta), una cosa pericolosa
perché la catena del freddo è già stata interrotta.
La scheda del servizio: Muto
come un pesce di Emanuele Bellano collaborazione di Greta
Orsi
Mari e oceani sempre più sfruttati da pescherecci commerciali e industriali stanno subendo un continuo impoverimento delle riserve ittiche. La pesca illegale intacca sia le aree marine protette destinate al ripopolamento dei mari sia i giovani esemplari di pesci che in questo modo non riescono a riprodursi e a rinfoltire le proprie specie. La conseguenza è che il pesce pescato oggi è in grado di coprire solo una parte della richiesta del mercato. Circa il 50% del pesce che arriva sulle nostre tavole è allevato. La produzione intensiva di pesce in acquacoltura pone però interrogativi e problemi. Gli antibiotici usati su vasta scala, i mangimi costruiti artificialmente con l'aggiunta di additivi sintetici e ad alto contenuto di grasso: tutto alla fine finisce nelle carni del pesce allevato e quindi nei nostri piatti. Per compensare l'enorme richiesta di pesce del mercato europeo, intanto, ogni anno migliaia di tonnellate vengono importate dall'estero. A che costo?
(Ancora) Acqua alta a Venezia
C'è voluta
l'acqua alta a Venezia, con le immagini di piazza San Marco
trasformata in un'enorme piscina, per far tornare l'attenzione sul
Mose di Venezia sui rischi che sta correndo Venezia, città che non è
solo un nostro patrimonio culturale, ma di tutto il mondo.
Solo dopo il
governo ha nominato un nuovo commissario sblocca cantieri (in Italia
abbiamo bisogno anche di questo), il terzo commissario del Consorzio
Venezia Nuova (quello finito al centro dell'inchiesta sulle tangenti
e sugli sprechi che ha portato alla condanna dell'ex governatore
Galan) e del sindaco di Venezia come commissario all'emergenza.
Ma l'evento di
fine novembre, con tutti i disagi causati ai turisti e ai veneziani,
erano così imprevedibile?
Un ingegnere del
consorzio Venezia Nuova che una settimana prima aveva immagina un
evento eccezionale: il sindaco di Venezia Brugnaro, di fronte a
questo l'ha buttata a ridere, “lo nominiamo previsore delle maree”.
A novembre,
racconta il servizio di Luca Chianca, era tutto pronto: eravamo
pronti a tirar su le paratoie del Mose, alla bocca di Malamocco, ma
qualcosa non ha funzionato.
Sono state
avvertite delle vibrazioni – spiega Alessandro Soru del consorzio
Venezia Nuova – all'interno del complesso di tubazioni e valvole
dentro cui scorre l'aria e l'acqua, consentendone l'abbassamento.
Dipendeva, in base
alla loro indagine, da un numero insufficiente di supporti che hanno
già provveduto ad integrare e che saranno testati alla prossima
occasione.
Ma sono state
scoperte anche altre cose – racconta il commissario del Consorzio
Giuseppe Fiengo: alcune viti che dovevano sorreggere i morsetti erano
svitate.
“Posso andare io
a vedere dentro tutti i cunicoli, dentro tutte le bocche, se le viti
sono a posto?”
C'è poco da
ridere nella realtà: secondo il commissario, nel momento in cui sono
andate via le imprese principali (anche in seguito alle inchieste),
non c'è un'impresa di bocca, come Condotte, Mantovani o Fincosit,
che gestivano le diverse bocche del sistema.
Da quando sono
andate via, continua il commissario, hanno lasciato tutto così,
addirittura quando dobbiamo andare dentro il casotto dove si
spogliano gli operai, non avevamo nemmeno le chiavi.
Queste imprese,
coinvolte dallo scandalo, sono uscite dal Consorzio e hanno fatto
causa ai commissari messi lì dallo Stato per finire i lavori.
Perché,
sostengono queste imprese private, i commissari non hanno fatto gli
interessi del Consorzio ma quello dello Stato: come risarcimento
hanno chiesto 190 ml di euro.
E ora il
commissario Fiengo è costretto a pagare di tasca sua i soldi per
l'avvocato che lo deve difendere: suona strano, ma ci sono diversi
organi dello Stato che sostengono questa tesi.
I lavori del
Consorzio dovevano essere controllati dal Provveditorato alle Opere
Pubbliche: solo dopo l'emergenza scorsa, come anticipati prima, il
governo ha nominato il nuovo provveditore, che mancava da tre mesi,
insieme a due nuovi commissari, per rilanciare l'opera.
Perché ora il
Mose va finito.
Abbiamo più
commissari qui che in Questura – è la battuta del giornalista
Alberto Vitucci de La Nuova Venezia: “è un po' il vizio italiano,
quando succedono le tragedie, ci si ricorda che c'è un territorio in
emergenza. La nostra laguna è in emergenza, perché molti dei lavori
che dovevano essere fatti, alcuni datati 25 anni fa, non li hanno mai
completati. Perché le risorse sono andate tutte alla grande opera.”
Soldi che mancano
anche al Provveditorato a Venezia, che deve usare anche parte dei
soldi del Consorzio.
E dentro il
Provveditorato lavorano le stesse persone del Consorzio: controllore
e controllato nello stesso posto, il solito paradosso italiano.
Paradosso di cui
il neo ministro De Micheli non era a conoscenza: “che la storia del
Mose sia una anomalia evidente questo credo che non sia una notizia”
ha commentato.
Fino ad oggi il
sistema del Mose, con le sue 79 paratoie, è costato 5,4 miliardi;
dovrebbe essere completato nel 2021 ma sulla sua manutenzione ci sono
molte incognite,
La scheda del servizio Venezia
sott'acqua di Luca Chianca in collaborazione di Alessia Marzi
L'acqua alta a Venezia delle scorse settimane ha causato disagi secondi solo a quelli della storica inondazione del 1966. Convivere con l'innalzamento del livello del mare sta diventando la nuova normalità per i veneziani. Report torna nel capoluogo veneto per capire se quanto è successo poteva essere previsto e se la popolazione è stata correttamente allertata. Cosa cambierà con l'attivazione del Mose, il sistema di 79 paratoie costato finora 5,4 miliardi e che dovrebbe essere consegnato nel 2021? Oggi è in mano ai commissari straordinari dopo che nel 2014 un'indagine della procura ha portato agli arresti decine di funzionari pubblici, politici e imprenditori. Intanto, sulla manutenzione gravano significative incognite. Ma come affrontano il problema i Paesi Bassi, che per un terzo del loro territorio sono sotto il livello del mare e all'ingegneria idraulica affidano la propria sopravvivenza?
Un pacco a Natale
Per testare i pacchetti viaggio, Giuliano Marrucci ha comprato tre
diversi cofanetti per tre cavie: la madre,i figli e una collega.
E per due settimane hanno registrato cosa stava succedendo: la
collega voleva prenotare qualche struttura a Caserta, dopo Natale, ma
non ha trovato nulla. Ha cercato a Lucca, all'apparenza c'erano posti
disponibili ma il suo ordine è stato rifiutato. Coi figli, Giuliano
voleva prenotare qualcosa a Siena, secondo i siti di prenotazione i
posti c'erano, ma anche qui i tentativi di bloccare il posto sono
stati rifiutati.
Pare, da queste impressioni, che questi regali si devono sfruttare
quando pare a loro ..
La scheda del servizio: Pacco
regalo di Giuliano Marrucci collaborazione di Giulia Sabella
e Silvia Scognamiglio
Natale è ormai alle porte, e anche quest’anno tra i pensieri più gettonati ci sono i famosi pacchetti viaggio in cofanetto regalo. Noi li abbiamo provati per voi. E abbiamo scoperto non solo che sono una bella gatta da pelare, ma anche che comprandoli si può finire per contribuire inconsapevolmente e indirettamente a finanziare un progetto politico.
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