17 dicembre 2019

Report - muto come un pesce, i cofanetti regalo e le palestre

Prima del servizio sul pesce che consumiamo (da dove arriva? Quanto è sicuro?), un servizio sulle palestre italiane e sulle agevolazioni fiscali.


5149 palestre, 3000 sono enti commerciali, le altre sono enti no profit: sono associazioni che indossano l'abito del benefattore, grazie a delle agevolazioni fiscali.
Ma dietro questo si nasconde un altro pezzetto di evasione fiscale: ci sono palestre che denunciano il loro scopo commerciale e altre invece che fanno le furbe e che sono pure costruite dove non si dovrebbe.

Magma Welness sorge per esempio nella zona rossa del Vesuvio, nel comune di Cercola: in caso di rischio gli abitanti dovrebbero essere evacuati; il comune ha incassato i soldi per i piano dell'evacuazione, avrebbero dovuto limitare le costruzioni nel comune, invece proprio nella zona di raccolta per l'evacuazione, il presindente De Luca ha inaugurato la palestra.
Una struttura commerciale, camuffata da società da non a scopo di lucro, grazie anche a un cavillo giuridico sulle società sportive dilettantistiche.

A Roma sono 100 le palestre a scopo di lucro, a Milano 125: sono in tanti a nascondersi dietro il cavillo della legge, dietro il fatto di essere fintamente no profit e si rischia anche poco.
Solo una multa.

Gli enti del promozione del Coni (finanziati dal ministero dell'economia) mettono a disposizione un commercialista, un template di statuto per mettersi al riparo dai controlli, ti aiutano a trovare trainer per la palestra, persone che hanno solo fatto qualche settimana di corso.

Concorrenza sleale alle palestre vere, a chi fa veramente sport per far si che i ragazzi non si perdano per strada ...


Pacco regalo di Giuliano Marrucci collaborazione di Giulia Sabella e Silvia Scognamiglio

Giuliano Marrucci ha testato con amici e parenti come funzionano i pacchetti viaggio regalo, le smartbox: costano poco i cofanetti, ma, almeno in base all'esperienza di Giuliano Marrucci, mantengono poco di quanto promettono.
E rischi di finanziare imprenditori vicini alla destra ...

Muto come un pesce di Emanuele Bellano collaborazione di Greta Orsi

Le leggi italiane impongono al pesce sui banchi una tracciatura rigorosa: ma Emanuele Bellano si è imbattuto in etichette sbagliate, mancanti, assenti, noi italiani siamo i peggiori truffatori anche sul pesce, al mondo, assieme agli Stati Uniti.

Il giornalista di Report ha girato diverse pescherie assieme a Silvio Greco, biologo marino, per capire qual è la situazione: ci sono pesci freschi, che mantengono colori originali, la pelle è tonica.
Ci sono anche pesci vecchi di giorni, la pelle ha un colore spento, c'è pesce decongelato fatto passare per fresco, facendo correre al consumatore dei rischi alimentari.

Ci sono etichette incomplete o ingannevoli: devono riportare correttamente se il pesce è fresco o decongelato, non importa se le etichette si scolorano.
Va indicata la presenza di solfiti e va indicata la provenienza.
I vigili urbani appaiono distratti, in questi mercati, girano senza controllare veramente i banchi: eppure noi italiani siamo in Europa quelli che mangiano più pesce, il pescato non soddisfa più la richiesta.
Così mangiamo pesce allevato: come le trote che non sono più pesce di fiume.

Le trote allevate hanno preso il posto delle trote di fiume, quasi scomparse: nelle vasche le trote sono ammassate e la promiscuità rende facile la diffusione di malattie.
E per le malattie, si usano antibiotici nel cibo: Sulfadiazina e Trimetoprim, che si ritrovano nel mangime “medicato”.
Anche il pesce non ammalato mangia questo mangime con antibiotici, portando a condizioni di antibiotico-resistenza.

Le trote come i polli o i maiali negli allevamenti intensivi: i batteri, quando vengono a contatto con gli antibiotici, possono mutare e diventare resistenti alla malattia. E così selezioniamo i batteri a diventare sempre più pericolosi, rendendo inutili i farmaci che usiamo per curarci dalle malattie.

Ci sono anche allevamenti a mare, come quello visitato a Follonica in Toscana: nella stessa gabbia si trovano 200mila orate, peggio che le trote come intensità.
E il rischio di aumento di malattie cresce: anche in questo allevamento si comprano antibiotici, poi si vendono spigole e orate al circuito delle coop.

Ma poi nei supermercati scrivono che sono antibiotic-free, ma è solo una questione di marketing.
L'antibiotico-resistenza causa migliaia di vittime ogni anno: dovremmo monitorare i batteri resistenti agli antibiotici, è stata fatta una legge per gli allevamenti a terra ma non per quelli in mare o in vasca.

Ci sono anche pesci che arrivano dall'estero, per esempio dalla Grecia: che differenze esistono rispetto ai pesci cresciuti e pescati nel fiume o nel mare?

LA Grecia è il primo produttore al mondo di spigole e orate, in allevamenti: pesce destinato al mercato estero, anche l'Italia, venduto a 6 euro al kg.
Il prezzo competitivo deriva dal fatto che le gabbie sono vicine alla spiaggia, più semplice per gli allevatori rispetto a quelli toscani che sono costruiti in mare aperto.

I pesci aumentano di peso rapidamente, perché contengono molti additivi (FCA), il pesce cresce in fretta ma che all'interno contiene molto grasso, contenuto nei mangimi, dal 16 al 30% dell'apporto nutrizionale: è anche un grasso di bassa qualità, contenente anche con antiossidanti sintetici (che una volta si trovavano dentro le patatine, oggi vietati, i BHT e BHA).

Ecco spiegato il costo basso del pesce allevato, se le orate e le trote dovessero crescere in modo naturale, questi impianti sarebbero anti economici.

Report si è occupato di filetti di pesce che sono indicati come sogliola, sgombro, ma che in realtà potrebbero essere di un'altra specie: pesce che arriva anche nelle mense dei bambini, come il pangasio spacciato per persico.

Il persico dovrebbe arrivare dall'Africa, pescato sul lago Vittoria da pescatori che ancora usano barche a remi: 1 kg di pesce persico costa 1,18 euro; qui da noi arriva a 10euro al kg, un prezzo economico se consideriamo che è pesce pescato e che arriva da lontano.

Emanuele Bellano è andato a vedere come viene lavorato il pesce nelle strutture che raccolgono il persico, prima di spedirlo in Italia: nessuna di queste strutture ha acconsentito a far entrare le telecamere, dobbiamo fidarci di quello che dicono le aziende che poi vendono il pesce.
La filiera è etica?

Sempre in Kenia si trovano le migliori miniere d'oro nel mondo, eppure le persone vivono in povertà: la polizia e le guardie delle miniere non gradiscono i giornalisti che fanno domande e mostrano la situazione in questo paese.

La gente viene tenuta lontano dalle miniere e dall'oro a colpi di fucile; l'acqua del bacino è avvelenata e inquina anche il vicino fiume Mara, con cianuro e boro.
E le acque del fiume Mara sfociano nel lago Vittoria: le sostanze tossiche finiscono nel persico del lago Vittoria, che raccoglie anche le acque reflue dei villaggi vicini, dell'inquinamento dei campi degli agricoltori, che usano i pesticidi.

Esiste anche una pratica di pesca ancora più inquietante: la pesca col veleno.

Chi controlla la qualità del lago Vittoria? Il dato è nelle mani del governo che non lo concede facilmente; controllando dall'alto il lago con un drone si vedono le macchie biancastre legate all'inquinamento di scarichi.

Ecco l'effetto del capitalismo, in Tanzania: abbiamo inquinato i mari e anche i laghi, pur di avere del pesce a basso prezzo.
Ma la filiera del pesce persico rispetta tutte le norme igienico sanitarie, le condizioni dei lavoratori?
Coop, Pam, Auchan, Conad non hanno risposto alla domanda di Report. Non hanno tempo da dedicare al mistero del pesce persico.
Pesce che si presta bene alla sostituzione di specie, può essere spacciato per altro, anche nelle mense scolastiche.

In Italia e nel Mediterraneo i controlli sul pescato sono rigorosi, almeno sulla carta: i controlli della finanza controllano le reti, le zone di pesca, le dimensioni del pescato, le reti (che non devono essere troppo piccole).

Abbiamo pescato per anni troppo e troppo male, mettendo a rischio tante specie nei nostri mari: Oceana è una organizzazione che monitora la pesca nel Mediterraneo, tracciando i segnali dei pescherecci.
Hanno scoperto migliaia di ore di pesca illegale, fatta anche in zone protette: siamo bravi in questo, come siamo anche bravi nella contraffazione delle etichette, nel parlare di filiera etica, di rispetto del lavoro, dell'ambiente..

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