Prima del servizio sul pesce che
consumiamo (da dove arriva? Quanto è sicuro?), un servizio sulle
palestre italiane e sulle agevolazioni fiscali.
Ci
vuole un fisco bestiale di Adele Grossi
5149 palestre, 3000 sono enti
commerciali, le altre sono enti no profit: sono associazioni che
indossano l'abito del benefattore, grazie a delle agevolazioni
fiscali.
Ma dietro questo si nasconde un altro
pezzetto di evasione fiscale: ci sono palestre che denunciano il loro
scopo commerciale e altre invece che fanno le furbe e che sono pure
costruite dove non si dovrebbe.
Magma Welness sorge per esempio nella
zona rossa del Vesuvio, nel comune di Cercola: in caso di rischio gli
abitanti dovrebbero essere evacuati; il comune ha incassato i soldi
per i piano dell'evacuazione, avrebbero dovuto limitare le
costruzioni nel comune, invece proprio nella zona di raccolta per
l'evacuazione, il presindente De Luca ha inaugurato la palestra.
Una struttura commerciale, camuffata da
società da non a scopo di lucro, grazie anche a un cavillo giuridico
sulle società sportive dilettantistiche.
A Roma sono 100 le palestre a scopo di
lucro, a Milano 125: sono in tanti a nascondersi dietro il cavillo
della legge, dietro il fatto di essere fintamente no profit e si
rischia anche poco.
Solo una multa.
Gli enti del promozione del Coni
(finanziati dal ministero dell'economia) mettono a disposizione un
commercialista, un template di statuto per mettersi al riparo dai
controlli, ti aiutano a trovare trainer per la palestra, persone che
hanno solo fatto qualche settimana di corso.
Concorrenza sleale alle palestre vere,
a chi fa veramente sport per far si che i ragazzi non si perdano per
strada ...
Pacco
regalo di Giuliano Marrucci collaborazione di Giulia Sabella
e Silvia Scognamiglio
Giuliano Marrucci ha testato con amici
e parenti come funzionano i pacchetti viaggio regalo, le smartbox:
costano poco i cofanetti, ma, almeno in base all'esperienza di
Giuliano Marrucci, mantengono poco di quanto promettono.
E rischi di finanziare imprenditori
vicini alla destra ...
Muto
come un pesce di
Emanuele Bellano collaborazione di Greta Orsi
Le
leggi italiane impongono al pesce sui banchi una tracciatura
rigorosa: ma Emanuele Bellano si è imbattuto in etichette sbagliate, mancanti,
assenti, noi
italiani siamo i peggiori truffatori anche sul pesce, al mondo,
assieme agli Stati Uniti.
Il
giornalista di Report ha girato diverse pescherie assieme a Silvio Greco,
biologo marino, per capire qual è la situazione: ci sono pesci
freschi, che mantengono colori originali, la pelle è tonica.
Ci
sono anche pesci vecchi di giorni, la pelle ha un colore spento, c'è
pesce decongelato fatto passare per fresco, facendo correre al
consumatore dei rischi alimentari.
Ci
sono etichette incomplete o ingannevoli: devono riportare
correttamente se il pesce è fresco o decongelato, non importa se le
etichette si scolorano.
Va
indicata la presenza di solfiti e va indicata la provenienza.
I vigili urbani appaiono distratti, in
questi mercati, girano senza controllare veramente i banchi: eppure
noi italiani siamo in Europa quelli che mangiano più pesce, il
pescato non soddisfa più la richiesta.
Così mangiamo pesce allevato: come le
trote che non sono più pesce di fiume.
Le trote allevate hanno preso il posto
delle trote di fiume, quasi scomparse: nelle vasche le trote sono
ammassate e la promiscuità rende facile la diffusione di malattie.
E per le malattie, si usano antibiotici
nel cibo: Sulfadiazina e Trimetoprim, che si ritrovano nel mangime
“medicato”.
Anche il pesce non ammalato mangia
questo mangime con antibiotici, portando a condizioni di
antibiotico-resistenza.
Le trote come i polli o i maiali negli
allevamenti intensivi: i batteri, quando vengono a contatto con gli
antibiotici, possono mutare e diventare resistenti alla malattia. E
così selezioniamo i batteri a diventare sempre più pericolosi,
rendendo inutili i farmaci che usiamo per curarci dalle malattie.
Ci sono anche allevamenti a mare, come
quello visitato a Follonica in Toscana: nella stessa gabbia si
trovano 200mila orate, peggio che le trote come intensità.
E il rischio di aumento di malattie
cresce: anche in questo allevamento si comprano antibiotici, poi si
vendono spigole e orate al circuito delle coop.
Ma poi nei supermercati scrivono che
sono antibiotic-free, ma è solo una questione di marketing.
L'antibiotico-resistenza causa migliaia
di vittime ogni anno: dovremmo monitorare i batteri resistenti agli
antibiotici, è stata fatta una legge per gli allevamenti a terra ma
non per quelli in mare o in vasca.
Ci sono anche pesci che arrivano
dall'estero, per esempio dalla Grecia: che differenze esistono
rispetto ai pesci cresciuti e pescati nel fiume o nel mare?
LA Grecia è il primo produttore al
mondo di spigole e orate, in allevamenti: pesce destinato al mercato
estero, anche l'Italia, venduto a 6 euro al kg.
Il prezzo competitivo deriva dal fatto
che le gabbie sono vicine alla spiaggia, più semplice per gli
allevatori rispetto a quelli toscani che sono costruiti in mare
aperto.
I pesci aumentano di peso rapidamente,
perché contengono molti additivi (FCA), il pesce cresce in fretta ma
che all'interno contiene molto grasso, contenuto nei mangimi, dal 16
al 30% dell'apporto nutrizionale: è anche un grasso di bassa
qualità, contenente anche con antiossidanti sintetici (che una volta
si trovavano dentro le patatine, oggi vietati, i BHT e BHA).
Ecco spiegato il costo basso del pesce
allevato, se le orate e le trote dovessero crescere in modo naturale,
questi impianti sarebbero anti economici.
Report si è occupato di filetti di
pesce che sono indicati come sogliola, sgombro, ma che in realtà
potrebbero essere di un'altra specie: pesce che arriva anche nelle
mense dei bambini, come il pangasio spacciato per persico.
Il persico dovrebbe arrivare
dall'Africa, pescato sul lago Vittoria da pescatori che ancora usano
barche a remi: 1 kg di pesce persico costa 1,18 euro; qui da noi
arriva a 10euro al kg, un prezzo economico se consideriamo che è
pesce pescato e che arriva da lontano.
Emanuele Bellano è andato a vedere
come viene lavorato il pesce nelle strutture che raccolgono il
persico, prima di spedirlo in Italia: nessuna di queste strutture ha
acconsentito a far entrare le telecamere, dobbiamo fidarci di quello
che dicono le aziende che poi vendono il pesce.
La filiera è etica?
Sempre in Kenia si trovano le migliori
miniere d'oro nel mondo, eppure le persone vivono in povertà: la
polizia e le guardie delle miniere non gradiscono i giornalisti che
fanno domande e mostrano la situazione in questo paese.
La gente viene tenuta lontano dalle
miniere e dall'oro a colpi di fucile; l'acqua del bacino è
avvelenata e inquina anche il vicino fiume Mara, con cianuro e boro.
E le acque del fiume Mara sfociano nel
lago Vittoria: le sostanze tossiche finiscono nel persico del lago
Vittoria, che raccoglie anche le acque reflue dei villaggi vicini,
dell'inquinamento dei campi degli agricoltori, che usano i pesticidi.
Esiste anche una pratica di pesca
ancora più inquietante: la pesca col veleno.
Chi controlla la qualità del lago
Vittoria? Il dato è nelle mani del governo che non lo concede
facilmente; controllando dall'alto il lago con un drone si vedono le
macchie biancastre legate all'inquinamento di scarichi.
Ecco l'effetto del capitalismo, in
Tanzania: abbiamo inquinato i mari e anche i laghi, pur di avere del
pesce a basso prezzo.
Ma la filiera del pesce persico
rispetta tutte le norme igienico sanitarie, le condizioni dei
lavoratori?
Coop, Pam, Auchan, Conad non hanno
risposto alla domanda di Report. Non hanno tempo da dedicare al
mistero del pesce persico.
Pesce che si presta bene alla
sostituzione di specie, può essere spacciato per altro, anche nelle
mense scolastiche.
In Italia e nel Mediterraneo i
controlli sul pescato sono rigorosi, almeno sulla carta: i controlli
della finanza controllano le reti, le zone di pesca, le dimensioni
del pescato, le reti (che non devono essere troppo piccole).
Abbiamo pescato per anni troppo e
troppo male, mettendo a rischio tante specie nei nostri mari: Oceana
è una organizzazione che monitora la pesca nel Mediterraneo,
tracciando i segnali dei pescherecci.
Hanno scoperto migliaia di ore di pesca
illegale, fatta anche in zone protette: siamo bravi in questo, come
siamo anche bravi nella contraffazione delle etichette, nel parlare
di filiera etica, di rispetto del lavoro, dell'ambiente..
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