La legge antisemita
Una sola muraglia umana assediava dall’Università a Bellaria il bell’edificio tranquillo ed elegante del Parlamento. Sembrava che tutta Vienna in quel giorno di giugno si fosse raccolta alle dieci del mattino là dove si sarebbe svolto un evento..
Una città senza ebrei, un paese senza
ebrei e, chissà, un mondo senza più ebrei .. il sogno di Hitler fu
immaginato e romanzato da uno scrittore austriaco nel 1922, in un
libro che è rimasto sconosciuto per anni e che oggi viene pubblicato
da Chiarelettere.
Il libro si intitola “La città senza
ebrei”, l'autore è Hugo Bettauer, viennese di origine israelitica
e trasferitosi per un lungo periodo in America. In esso si immagina
una un paese – l'Austria e la sua capitale Vienna – in cui le
fantasie perverse antisemite vengono messe in atto: agli ebrei,
accusati di aver soffocato l'economia austriaca, viene imposto di
abbandonare il paese.
Ai proprietari di imprese viene
concessa una vendita forzosa, i proprietari di altri beni, come case,
auto, devono disfarsene e non è difficile immaginare chi ne trarrà
maggior beneficio.
Il romanzo, molto feroce nella sua
satira contro l'antisemitismo, ci racconta di come, dopo qualche mese
di grandi festeggiamenti per la cacciata dell'oppressore ebreo, che
si arricchiva alle spalle del paese che lo ospitava, sprofondi nella
più grande miseria.
Il signor Zwickerl faceva parte di quei molti piccoli commercianti che con la legge antiebrea erano d’improvviso saliti in alto. Con l’aiuto della Länderbank divenuta improvvisamente più cristiana di Cristo, lui, un piccolo commerciante dozzinale, aveva potuto rilevare il grande magazzino
I commercianti incapaci di gestire le
loro imprese, coloro che avevano preso le imprese ad ebrei non
sapevano come gestirle, mancavano i finanziatori perché le banche
cristiane che avevano garantito il sostegno al paese erano sparite.
Nei negozi scompaiono i capi di lusso
che nessuno comprava e iniziano ad apparire capi più a buon mercato,
gli uomini vestiti alla tirolese, con giacche di fustagno e le donne col Dirndl
Sembrava che ormai la moda degli abiti tirolesi e da turisti si fosse diffusa ovunque, per quanto spingesse lo sguardo non vedeva che vecchi e giovani in loden, pantaloni al ginocchio e con quei cappelletti della Stiria sulla testa.[..] E le signore! La maggior parte portava il Dirndl, uno di quei costumi tirolesi che all’aperto in verità sono molto graziosi e piacevoli,
Persino le ragazze viennesi
rimpiangevano gli amanti ebrei, così generosi nei regali, così
attenti alle loro esigenze.
Le casse del paese, che si sarebbero
dovute rimpinzare grazie al fatto che le risorse non venivano più
drenate dagli ebrei, si erano prosciugate, per concedere sussidi ai
disoccupati, per sostenere la crisi, per scongiurare una certa
nostalgia del nemico semita.
E così gli ebrei rientrano in Austria
e a Vienna sempre a furor di quel popolo che li aveva cacciati.
Fa quasi sorridere, in alcune sue
parti, questo breve romanzo distopico, ma se si pensa a quello che è
successo veramente in Germania e in Europa, il sorriso si trasforma
in smorfia.
Specie se si inizia a riflettere alle
parole usate dai cristiano sociali e dal loro leader, Karl
Schwertfeger per la sua propaganda: lo slogan con cui è stato
eletto, “Fuori gli ebrei dall’Austria!”; le accuse rivolte agli
ebrei di voler snaturare lo stile di vita dei cristiani
.. noi non ebrei non possiamo continuare a vivere vicino e tra gli ebrei, perché ciò che non si piega si rompe: o noi rinunciamo al nostro modo di essere e alla nostra natura cristiana o gli ebrei alla loro. Nobile Assemblea!
Quante vole le abbiamo già sentite
queste parole, in questi anni: rivolte contro i clandestini, gli
immigrati accusati di rubar lavoro, il welfare, di volerci
colonizzare.
E come suonano sinistre e attuali, le
accuse fatte nel libro, sempre agli ebrei, di gozzovigliare alle
spalle degli austriaci?
Chi viaggia in automobile, chi gozzoviglia nei locali notturni, chi affolla i caffè, i ristoranti eleganti, chi si ricopre, lui e sua moglie, di gioielli e perle? L’ebreo!
Al bando antiebraico si era arrivati
senza troppe violenze, senza pogrom, ma semplicemente mettendo un
vestito legale ai propositi antisemiti, una cornice che desse un
minimo di parvenza legale alla cacciata: una legge che teneva conto
del valore delle aziende ebree, tener conto degli figli di ebrei e
dei figli di matrimoni misti.
Potrà sembrare bizzarro e non lo è,
ma quando nel gennaio del 1942, diversi gerarchi nazisti furono radunati a Wannsee, sulle sponde di un piccolo lago vicino Berlino,
per affrontare la messa in atto della soluzione finale, proprio degli
stessi ragionamenti discutevano.
La ricerca e la difesa di una propria
identità razziale, il furore contro i diversi considerati non uguali
a noi e con meno diritti, l'antisemitismo che diventa uno strumento
di propaganda in momenti di crisi, dove è facile addossare all'ebreo
(o all'immigrato, o al diverso) tutte le colpe sulla nostra
condizione.
Ebreo (o clandestino, o immigrato) a
cui addossare anche le accuse più abbiette, come quella di violare
la virtù delle giovani ragazze ariane.
Da tutto questo, dal sonno della
ragione, nascono i mostri: nel 1920, queste parole sinistre venivano
pronunciate durante l'assemblea costituente dall’austriaca, dal
leader dei cristiano sociali Kunschak
Richiediamo perciò che gli ebrei – nella misura in cui non possano essere espulsi e non se ne vadano volontariamente – siano immediatamente internati in campi di concentramento
Non erano ancora i campi di sterminio,
ma un altro austriaco di Linz, qualche anno dopo, avrebbe realizzato
il proposito.
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