Incipit (che potete trovare anche qui)
«A stimare da come l’alba stava appresentandosi, la iurnata s’annunziava certamente smèusa, fatta cioè ora di botte di sole incaniato, ora di gelidi stizzichii di pioggia, il tutto condito da alzate improvvise di vento. Una di quelle iurnate in cui chi è soggetto al brusco cangiamento di tempo, e nel sangue e nel ciriveddro lo patisce, capace che si mette a svariare continuamente di opinione e di direzione, come fanno quei pezzi di lattone, tagliati a forma di bannèra o di gallo, che sui tetti ruotano in ogni senso ad ogni minima passata di vento.Il commissario Salvo Montalbano apparteneva da sempre a quest’infelice categoria umana e la cosa gli era stata trasmessa per parte di matre, che era cagionevole assai e spesso si serrava nella càmmara di letto, allo scuro, per il malo di testa e allora non bisognava fare rumorata casa casa, camminare a pedi lèggio. Suo patre invece, timpesta o bonazza, sempre la stessa salute manteneva, sempre del medesimo intìfico pinsèro se ne restava, pioggia o sole che fosse.Magari questa volta il commissario non smentì la natura della sua nascita: aveva appena fermato l’auto al decimo chilometro della provinciale Vigàta-Fela, come gli era stato detto di fare, che subito gli venne gana di rimettere in moto e tornarsene in paese, mandando a patrasso l’operazione.
Ho dovuto vincere una certa ritrosia,
per riprendere in mano un romanzo del maestro Andrea Camilleri. Ora
che non c'è più, che nessun nuovo romanzo con Montalbano o uno dei
personaggi partorito dalla sua fantasia vedrà più luce ..
Superata questa paura, ho tirato fuori
dalla mia libreria “IL cane di terracotta” per re immergermi in
uno dei suoi primi romanzi, con Montalbano che era ancora un intero
territorio da scoprire, come quella Sicilia inventata ma allo stesso
tempo reale.
Il cane di terracotta racconta di mafia
e di un vecchio mafioso che si vuole consegnare allo Stato, ma
concedendosi tanticchia di tiatro, per non perdere la faccia.
«A farla breve, questi picciotti che non taliano in faccia a nisciuno, appena si vedono ti difficoltà con una macchina lenta, ti jettano fora strata senza pinsarci due volte e tu ti ritrovi dintra un fosso con l'ossa del collo rotte»
Consegnarsi allo Stato prima che i
nuovi mafiosi, quelli che conoscono le lingue e parlano inglese, lo
buttino fuori di strada.
Mafioso che viene buttato di strada per
davvero, perché c'è del marcio nello stato, in quella parte che con
la mafia ha deciso di scendere a patti.
E allora, per sdebitarsi con quel
commissario di Vigata che ha saputo capire le cose come stanno,
racconta di un deposito di armi ammucciato sulla collina del Crasto.
Chiamata così per una leggenda antica.
Ma se la leggenda è antica, le armi
nascoste sono tremendamente vere ..
Il cane di terracotta è anche la
storia di come la mafia sia capace di nascondersi dietro tante
storie: non solo il traffico di armi, l'usura, il pizzo e il
commercio di carne umana, per il bordello a cielo aperto gestito da
quel Gegè, persona tinta ma anche amico di Montalbano.
Ma Il cane di terracotta è anche un
viaggio nel passato, nel labirinto della memoria. Perché quella
grotta antica, nella montagnetta al cui interno doveva nascondere un
tesoro, nasconde invece il cadavere di due ragazzi giovani, uccisi
almeno cinquant'anni fa e composti in modo pietoso in quella grotta
sicura.
Sicura e al riparo dai mali del mondo,
protetti per sempre da un cane di terracotta, appunta, in quello che
sembra un rituale funerario completato da un bummulo di creta e da un
ciotola con delle monete dei tempi della seconda guerra mondiale.
Montalbano, che suda freddo all'idea di
una conferenza stampa e di una promozione che lo allontanerebbe dal
suo commissariato, dove può portare avanti le sue indagini come un
cacciatore solitario, con grande dolore per il suo vice Mimì, si
perde dentro questo enigma.
Il fatto è che io mi sono addunato, col tempo, d'essere una specie di cacciatore solitario, perdonami la stronzaggine dell'espressione, che è magari sbagliata, perché mi piace cacciare con gli altri ma voglio essere solo a organizzare la caccia. Questa è la condizione indispensabile perché il mio ciriveddru giri nel verso giusto. Un'osservazione intelligente, fatta da un altro, m'avvilisce, mi smonta magari per una jurnata intera ...
Complice anche la convalescenza per un
colpo alla pancia, perché certi traffici non si devono scoprire,
nell'indagine sui due morti del crasticeddru si butta a capofitto.
Chi erano i due ragazzi morti?
Perché quella morte e perché quella
composizione, che richiama antichi racconti, come quello della
diciottesima Sura del Corano?
.. La Sura dice che Dio, venendo incontro al desiderio di alcuni giovani che non volevano corrompersi, allontanarsi dalla vera religione, li fece cadere in un sonno profondo all'interno di una caverna.
Un viaggio tra le memorie degli anziani
del paese, mediatori arabi e preti spretati ma esperti di simbologia,
con a fianco Livia a cui però non riesce a dedicare tutta la sua
attenzione.
Perché Montalbano è così: proprio
queste indagini all'apparenza senza alcuna utilità, lo appassionano
ancor di più.
Non per trovare l'assassino, che forse
ora è morto. Ma per trovare una risposta alle sue domande:
.. dell'assassino non gliene importava tanto, quello che l'intrigava era perché qualcuno, l'assassino stesso forte, si fosse dato carico di spostare i cadaveri nella grotta e d'allestire la messinscena della ciotola, del bùmmulo e del cane di terracotta.
Ne Il cane di terracotta troviamo tante
storie, tanti personaggi, alcuni dei quali li ritroveremo poi nei
successivi gialli con Montalbano (da Fazio ad Augello, da Livia ad
Adelina, da Ingrid a Nicolò Zito).
È sì una storia che parla di mafia,
per quel delitto che apre il racconto: ma dietro quel delitto c'è
una storia d'amore innocente violato e di un amore morboso, violento.
Una storia di morte e di resurrezione,
per illudersi che quel sonno, all'interno della grotta, possa
nascondere lo scempio della morte.
Trasì nella càmmara di letto. Il vecchio si stava godendo un sonno sereno, il respiro lèggio, l'ariata distesa, calma. Viaggiava nel paese del sonno senza più ingombro di bagaglio. Poteva dormire a lungo, tanto sul comodino c'erano il portafoglio coi soldi e un bicchiere d'acqua. Si ricordò del cane di peluche che aveva comprato a Livia a Pantelleria. Lo trovò sopra il comò, nascosto dietro una scatola. Lo pigliò, lo mise a terra, ai piedi del letto. Poi chiuse adascio adascio la porta alle sue spalle.
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