Sta morendo.Nella stanza chiusa a chiave, la ragazza giace a terra di fronte aldivano, gli occhi sgranati, le labbra schiuse, la pelle fredda, semprepiù fredda, mentre il sangue si allarga lento sul vestito.Poco più in la`, sopra il tappeto azzurro, la pistola ormai inerte e`rivolta verso la finestra. Per la ragazza era solo un oggetto, fino apoco fa, un oggetto qualunque. Adesso e` la cosa più importante dellasua vita, la meta cui senza saperlo era diretta dal principio.Un tonfo, rumore di passi. Oltre la porta bloccata, la vita dell’appartamento continua regolare, ignara della sua presenza, che prestosi trasformerà in assenza. La ragazza vorrebbe muoversi, chiamare,ma lo sparo le ha tolto ogni energia. Solo la coscienza rimane, a intervalli di cui non sa tenere conto.Quanto tempo si impiega a morire così? Un’ora, cinque, dieci? Lamente della ragazza tenta di unire orari e volti, calcolare se qualcuno, e chi, e quando, si accorgerà di quello che e` successo – di quelloche sta ancora succedendo, e potrebbe essere fermato.Ma sono ragionamenti troppo astratti, e la luce continua a calare.Il mondo all'esterno non ha tempo per una sciocca avventata chemuore sola nella sua stanza. Le poche persone che le vogliono benesono lontane.Cosi`la ragazza resta a terra, senza voce, senza fiato, gli occhi fissisu un cielo di stucchi, e mentre il freddo diventa pian piano accettabile, aspetta che qualcuno, chiunque, arrivi a salvarla, o quantomeno a confortarla.
[Fabiano Massimi - L'angelo di Monaco, Longanesi]Lei è Geli Raubal, sta morendo in una stanza chiusa.
Siamo a Monaco, nel settembre 1931.
Non è una ragazza qualunque, è la nipote di Hitler.
La prima vittima della propaganda nazista
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