Com'è potuto succedere – la
domanda che spesso ci si pone, dopo aver visto le immagini dei lager,
del filo spinato, le persone ridotte a scheletri umani, persone non
persone, ridotte a larve, sottoposte a violenze inimmaginabili prima
di morire, sparire come vento dal camino dei forni crematori?
La giornata della memoria, che ogni
anno rischia di diventare solo un guscio vuoto di retorica e parole
di circostanza (condito dai selfie scattati dai luoghi dell'orrore
come Auschwitz), ci costringe a rispondere alla domanda di prima.
Perché questo è successo.
I forni, i campi di concentramento, la
stella gialla (o rossa) sulla divisa a strisce, una razza superiore
che voleva fare pulizia nel mondo, che doveva essere ripulito dalla
“feccia” ebrea (e anche degli zingari, degli omosessuali, dei
comunisti, di persone con disabilità). Sotto-uomini, untermensch,
li consideravano i nazisti.
Vite indegne di essere vissute: dunque
dovevano essere identificati, con quella stella, tenuti lontano dalle
brave famiglie ariane (non pensate solo ai tedeschi, è successo pure
qui in Italia), tenuti lontano dalle scuole, dalle università,
spogliati dei loro beni.
Infine raccolti tutti assieme in carri
piombati e spediti nei lager.
Attenzione, la Schoa non è frutto solo
della pazzia di un uomo, Hitler il cui odio nei confronti degli
ebrei, responsabili di tutte le disgrazie del popolo germanico, era
noto dai tempi del Mein Kampf.
I lager, la loro costruzione, le camere
a gas, i treni che portavano quelle non persone a morire, il loro
rastrellamento, sono frutto di menti intelligenti.
“Auschwitz era talmente perfetto,
che non poteva essere fatto da gente intelligente.. gente colta,
preparata. Un luogo per uccidere il maggior numero di esseri umani”.
Gente come il
dottor Mengele, il dottor morte, che di giorno selezionava i bambini
per i suoi terribili esperimenti, persone trattate come cavie, e alla
sera tornava a casa a raccontare le fiabe ai bambini prima di
mandarli a letto.
La “banalità del
male” di cui ci ha parlato Hanna Harendt è questa: Mengele,
Eichmann e gli altri coscienziosi responsabili del genocidio ebraico
non erano dei malati di mente, avevano superato solo quel confine che
ti porta a vedere nell'altro, in chiunque altro, un essere umano con
una sua dignità.
Ma dietro questi
burocrati della morte, c'era anche la massa di persone che ha girato
la testa dall'altra parte, che ha scelto di non scegliere.
Non vedere gli
ebrei che sparivano.
Non vedere i camion
coi rastrellamenti (che in Italia dopo l'8 settembre 1943).
Non vedere le case,
i negozi, con le scritte “qui sta un ebreo”.
Non vedere le
distruzione dei negozi ebrei, come successo nella civile Germania
dopo la notte dei cristalli, pensare che in fondo se l'erano cercata
..
Leggetevi il breve
romanzo di Hugo Bettauer, la Città senza ebrei,
scoprirete quanto profonde sono le radici dell'antisemitismo,
dell'odio nei confronti degli ebrei, accusati di complotti contro la
sana nazione austriaca (ma vale lo stesso per la Germania), di non
integrarsi, di corrompere il loro modo di vivere
.. noi non ebrei non possiamo
continuare a vivere vicino e tra gli ebrei, perché ciò che non si
piega si rompe: o noi rinunciamo al nostro modo di essere e alla
nostra natura cristiana o gli ebrei alla loro. Nobile Assemblea!
Sono parole che
risuonano ancora oggi, perché la mala pianta del razzismo, dell'odio
nei confronti dei diversi, che siano ebrei, immigrati, neri, è
ancora viva.
Ancora oggi si
scrive qui vive un ebreo, in Italia nel 2020.
Significa che
abbiamo ancora bisogno di ricordare, di pensare, su quanto è stato.
Due libri utili
appena usciti per questo esercizio
L'angelo
di Monaco di Fabiano Massimi
La
città senza ebrei di Hugo Bettauer
E, chiaramente, Se
questo è un uomo di Primo Levi
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