09 gennaio 2020

Statisti che non lo erano

In tempi di crisi, coi venti di guerra che soffiano, qualcuno tirerà fuori la storiella di Sigonella, per paragonare lo statista Craxi ai mediocri politici di oggi.
Quando c'era lui (inteso come Craxi) l'Italia contava qualcosa, perché mandò i carabinieri a bloccare il blitz dei marines.
Sono effetti della memoria da pesce rosso che ci porta a dimenticare la nostra storia e a ripetere a pappagallo le falsità che qualcuno racconta e che, in assenza di una memoria storica, si sono sedimentate.

A Sigonella Craxi e il governo italiano hanno bloccato il blitz contro un terrorista consentendogli la fuga.
Quella degli USA era una ingerenza, una violazione della nostra sovranità?
Forse, ma questo sfoggio muscolare si sarebbe potuto applicare per una causa migliore.

La memoria faziosa ci fa ricordare il nostro passato filtrandolo per come ci fa comodo: non ci ricordiamo più dei nostri buoni rapporti con Gheddafi e Ben Ali, per poi passare alla guerra contro la Libia.
Alla guerra in Iraq avallata dalla menzogna che ha portato al caos e a questi governi contro cui protestano le giovani generazioni a Baghdad (quelle mostrate ieri durante la trasmissione Atlantide).
E nemmeno ci ricordiamo più dei nani e delle ballerine, dei cognati sindaci di Milano, dei cinesi tutti socialisti "e a chi rubano?", del debito pubblico cresciuto negli anni '80, dell'illusione di essere potenza mondiale.

Oggi siamo tutti garantisti, tutti difensori della stagione riformista di Craxi (che non c'è stata), nostalgici di una italietta che stava in piedi svalutando la Lira in un mondo ancora non globalizzato (e chi se ne frega dei conti pubblici?), dove vigeva la regola delle tangenti sugli appalti pubblici (qualche articolo di Barbacetto), anche qui a Milano.


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