Non è vero che delle stragi nere avvenute in Italia tra gli anni Sessanta e Ottanta non sappiamo niente: depistaggi, protezioni dei terroristi (fascisti, legati a partiti di estrema destra, come il Movimento Sociale) da parte di centri di potere in Italia e oltre oceano hanno reso difficile la ricerca delle verità su responsabili e mandanti sulle bombe di Milano, Brescia, Bologna e gli altri attentati avvenuti durante la strategia della tensione.
Ma molte cose le sappiamo: questo romanzo di Paolo Biondani, giornalista de l'Espresso, racconta le trame nascoste dietro queste stragi partendo da due punti di indagine quasi inediti fino ad oggi. Una testimone degli incontri tra i fascisti che hanno preparato e organizzato la strage di Brescia con ufficiali dell'Arma dei carabinieri, con incontri avvenuti in presenza di ufficiali del SID (il nostro servizio segreto) e alcuni perfino nella base Nato di Verona.
E poi il filone delle armi: come scrive Benedetta Tobagi nell'introduzione
«Follow the money», segui il denaro, era la raccomandazione del giudice Falcone per condurre le indagini su Cosa nostra nel modo più efficace.
Paolo Biondani ha la felice intuizione di mettersi sulle tracce di qualcosa di altrettanto concreto: i depositi di armi e di esplosivi.
Le armi, i servizi deviati (o, meglio, al servizio dell'antistato), i gruppi fascisti usati come pedine di questo gioco del terrore, Gladio (compresa la Gladio nascosta, la Gladio nera), il mondo diviso in blocchi, la scelta politica di bloccare l'avanzata delle forze progressiste usando il terrore: di questo parla il libro nel primo capitolo, per bocca di un magistrato che quelle trame le ha viste da vicino, Gerardo D'Ambrosio.
Anche in Italia era arrivata l'onda lunga del '68, con le speranze di rinnovamento politico, libertà civili, giustizia sociale, addirittura rivoluzione, che la destra reazionaria vive come un incubo.
Nel cosiddetto «autunno caldo» del 1969 le lotte operaie si saldano con le proteste studentesche, con scioperi, manifestazioni e cortei che si susseguono soprattutto nelle grandi città industriali. La prima forza di sinistra, il Partito Comunista Italiano (PCI), che dopo lo storico strappo con l'Unione Sovietica è parte attiva della sinistra democratica europea, continua a guadagnare voti, in ogni elezione.
Ed è allora che esplode la cosiddetta «strategia della tensione», che molti anni dopo il giudice Gerardo D’Ambrosio, protagonista della storica istruttoria sulla strage di Piazza Fonana, oggi purtroppo scomparso, riassume in «poche parole», come esordisce lui, alla fine di una giornata di lavoro, nel suo ufficio al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano.
«Alla fine degli anni sessanta», scandisce il magistrato, con la sua voce calda [..] la scrivania ingombra di fascicoli, alla parete la fotografia dell'amico pubblico ministero Emilio Alessandrini, che indagava con lui su Piazza Fontana e fu ammazzato dai terroristi rossi, «alcuni settori dello Stato, e mi riferisco ai servizi segreti, al Sid, ai vertici militari e ad alcune forze politiche, pianificarono l’uso di giovani terroristi di estrema destra per fermare l’avanzata elettorale della sinistra, che allora sembrava inarrestabile. Le bombe servivano a spaventare i moderati. E l'effetto politico veniva amplificato infiltrando e incolpando falsamente i gruppi di estrema sinistra, per favorire una reazione autoritaria»
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Mi raccomando, siate umani