08 settembre 2024

Anteprima Presadiretta – Europa in armi

Si vis pacem, para bellum: il motto latino, per cui per ottenere la pace occorre prepararsi alla guerra, sembra essere tornato di moda.

L’Europa è oggi impegnata in una forsennata corsa al riarmo, che sia un riarmarsi contro l’invasione dei migranti (i partiti xenofobi hanno di fatto già condizionato l’agenda europea) o che si tratti di voler mostrare i muscoli ad un nemico che sta dall’altra parte del blocco.
La scorsa primavera sul confine che separa Norvegia e l’Europa dalla Russia è avvenuta la più grande manovra militare della Nato dalla seconda guerra mondiale, con 90mila militari, aerei, navi, carri armati, sistemi missilistici di ultima generazione.


Qui, nel 1940, lungo la costa di Narvik, 200 km a nord del circolo polare artico, l’esercito nazista invase la Norvegia con un attacco a sorpresa: dopo 80 anni su questo tratto di costa sono sbarcati i soldati e i mezzi della 3a brigata dell’esercito americano, 2000 uomini e duecento mezzi, per una simulazione di guerra durata 6 mesi.

“Questa operazione si chiama “Immediate Response”, è la simulazione della risposta ad un attacco avversario, è la prima volta che effettuiamo uno spostamento così complicato e serve a dimostrare che l’esercito USA può proiettare le proprie forze dovunque in Europa per proteggere i nostri alleati della NATO, incluso il grande nord” – così racconta l’operazione il colonnello Ryan Barnett.

Non è stata solo una esercitazione dunque, qualcuno nei piani alti si sta veramente preparando ad una possibile invasione o ad un nuovo fronte di guerra.
E la pace?
Solo gli ingenui possono pensare che questa corsa al riarmo, al mostrare i muscoli, serva a contenere l’espansione russa nell’est Europa.
L’industria delle armi in questi anni ha visto aumentare i loro profitti, gli aiuti militari degli Stati Uniti sono stati in buona parte uno spostamento di risorse pubbliche verso l’industria privata americana.
E lo stesso avviene in Europa, dove si chiede ai membri della Nato di arrivare a spendere il 2% del PIL in armi che, tradotto, significa tagliare la spesa pubblica in altri settori, come sanità, welfare, scuola.
Ma è per la nostra difesa, dicono i propagandisti dell’industria bellica dal caldo dei loro divani: dopo due anni di guerra in Ucraina, non sembra che questa strategia militare abbia portato risultati. A meno che i risultati a cui si voleva arrivare fossero proprio questi, un impegno militare a lungo termine, per una situazione di stallo destinata a rimanere bloccata per anni.
Uno scenario che ricorda molto da vicino quanto raccontava George Orwell in 1984:

“Non si tratta di stabilire se la guerra sia legittima o se, invece, non lo sia. La vittoria non è possibile. La guerra non è fatta per essere vinta, è fatta per non finire mai.

Una società gerarchica è possibile solo se si basa su povertà e ignoranza. Questa nuova giustificazione della guerra attiene al passato, ma il passato, non può essere che uno e uno soltanto.

Di norma lo sforzo bellico persegue sempre lo scopo di tenere la società al limite della sopravvivenza.

La guerra viene combattuta dalla classe dominante contro le classi subalterne e non ha per oggetto la vittoria sull'Eurasia o sull'Asia orientale, ma la conservazione dell'ordinamento sociale.”


Presa diretta si era già occupata nel passato del peso, politico ed economico, dell’industria delle armi, sin dal 2021 con la puntata “La dittatura delle armi”, dove si raccontava dei rapporti (economici e strategici) con Egitto, Arabia, Turchia, non proprio esempi di democrazie. Tutti paesi a cui vari governi italiani hanno venduto armi senza porsi troppi problemi.

Nel servizio verrà mostrato il servizio di difesa finlandese, ritenuto uno dei più avanzati al mondo, con i suoi 50mila rifugi per la popolazione, da usare in caso di guerra e in grado di proteggere le persone anche da attacchi nucleari. Ma stiamo parlando di un paese con 4,8 ml di persone.

Sui canali social di Presadiretta si trovano altri spezzoni di un servizio che riguarda lo sfruttamento dei migranti sui nostri campi: sono storie di sfruttamento, umiliazione, mancato rispetto delle leggi che ogni tanto trovano spazio sui giornali, ma solo a seguito di episodi di cronaca, come la morte di Satnam Singh, il bracciante che è stato abbandonato dal suo “padrone” davanti casa, con un braccio amputato. Nemmeno degno delle cure.


A Presadiretta parla il suo avvocato Giovanni Lauretti:

“Le lavorazioni agricole comportano spesso degli infortuni, non solo, nelle campagne avvengono ritrovamenti sospetti di persone decedute e non si sa in che modo ciò sia avvenuto. Purtroppo si tratta di soggetti quasi invisibili, Satnam e Soni erano in Italia da tre anni, ma erano fantasmi per le Istituzioni.”
Queste situazioni, la brutta vicenda capitata a Satnam, non sono casi isolati, dunque: se di questo caso se ne è parlato è perché assieme alla vittima c’era la moglie: “quello che mi dicono le forze dell’ordine è che se non ci sono testimoni e succedono infortuni gravi, i soccorsi a volte vengono omessi completamente. In questo caso c’erano molti testimoni, tra cui la compagna, quindi inevitabilmente qualcosa doveva essere fatto. È stata fatta forse la cosa peggiore: a quello che dice il medico legale, la mancanza di soccorsi immediati è stata determinante nel causare la morte.”

Tutto questo continua a succedere, nonostante le leggi contro il caporalato, perché c’è una non cultura dello sfruttamento che permea tutta l’industria dell’agroalimentare, perché c’è un sistema economico che ha bisogno dei migranti irregolari, dunque criminalizzabili, dunque senza diritti, che possono essere mandati nei campi senza orari, senza tutele.
Finché qualcuno non si ribella, come successo a Pordenone dove 50 braccianti irregolari hanno denunciato la loro situazione e ottenuto così il permesso di soggiorno e la dignità di un lavoro irregolare (si tratta pur sempre dell’articolo 1 della Costituzione, con buona pace dei tanti razzisti che di fronte a queste storia commentano ‘mandiamoli a casa loro’).
Oggi, coi documenti in regola, queste persone lavorano in modo “regolare”, ottenendo perfino i contributi: perché lavorare in regola conviene anche allo Stato.

Sul Fatto Quotidiano potete leggere una anticipazione del servizio che andrà in onda questa sera:

La guerra non è più un tabù in Europa, e PresaDiretta dalle 21,25, dopo Aspettando PresaDiretta, torna ad occuparsene con le sue inchieste e i suoi reportage.

[..]

Dopo aver seguito le operazioni in Finlandia e Svezia, che dopo anni di neutralità sono entrate nella NATO, PresaDiretta è stata anche in Polonia, dove sempre più cittadini si arruolano nelle milizie volontarie secondo il principio: se vuoi la pace, prepara la guerra. Dal 2014 il nostro è il continente che ha aumentato la spesa militare più di tutti, +62%, raggiungendo nel 2023 la cifra record di 588 miliardi spesi in armamenti. Lo dice il SIPRI il prestigioso Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma in Svezia, al quale però il governo ha dimezzato i fondi. Ma se tutti gli Stati membri tornano ad armarsi singolarmente e non riescono a mettersi d’accordo su una difesa comune, il progetto di un esercito europeo continua a fallire. Perché? Jiří Šedivý, l’Amministratore Delegato della European Defence Agency ha raccontato a PresaDiretta che la difesa europea non esiste, che gli Stati membri non hanno un reale interesse a costruirlo e che a difendere l’Europa c’è già la Nato

La scheda del servizio:

Un’inquietante corsa al riarmo si sta diffondendo in Europa, Riccardo Iacona approfondirà il preoccupante scenario di guerra che si sta diffondendo. “Europa in Armi” è il titolo della seconda puntata di “Presa Diretta” in onda domenica 8 settembre alle 20.35 su Rai 3.  Si ragionerà su quanto sta accadendo soprattutto nel Nord Europa attraverso un lungo viaggio attorno ai confini più caldi, dove è in corso la più grande esercitazione Nato degli ultimi decenni. In Finlandia, in Svezia, in Polonia, nel Mar Baltico: più di 90 mila uomini mobilitati oltre 6 mesi per simulare la difesa da un attacco militare da parte della Russia. La Finlandia ha raddoppiato la spesa militare, tagliando però la sanità, gli incentivi per la casa, i sussidi alla disoccupazione, i finanziamenti alle organizzazioni pacifiste. In Svezia, il governo ha dimezzato i fondi al SIPRI, il prestigioso Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma. Nel Mar Baltico si misurano i nuovi rapporti di forza tra Nato e Russia ed è in atto una guerra ibrida con azioni di sabotaggio alle più importanti infrastrutture. In Polonia, intanto, si diffondono programmi rivolti a uomini e donne per reclutare sempre più volontari nei vari corpi dell’esercito. Nel 2023 gli stati europei hanno investito 550 miliardi di euro per spese militari, un record dai tempi della guerra fredda e i colossi del comparto bellico si contendono le commesse. Eppure la realizzazione di un esercito comune in Europa resta lontana. Nelle parole del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Zuppi, intervistato da Iacona, l’indicazione della via della diplomazia per raggiungere una pace che metta a tacere le armi. Nella prima parte della serata ad “Aspettando PresaDiretta” fino alle 21.25 circa, si affronterà ancora una volta il problema del caporalato. Si riporterà l’attenzione sulla storia di Satnam Singh, il lavoratore indiano che nei campi di Latina ha perso prima un braccio e poi la vita. Per la prima volta parla in televisione, nascondendo la sua identità per timore di ritorsioni, uno dei principali testimoni di quell’incidente. Dal Friuli invece, una straordinaria storia di riscatto: a Pordenone 50 lavoratori stranieri irregolari si sono ribellati allo sfruttamento che li aveva ridotti in schiavitù, hanno denunciato gli sfruttatori e hanno ottenuto il permesso di soggiorno e la dignità di un lavoro regolare. In studio si analizzeranno le contraddizioni di un’industria agroalimentare, che rende schiavi una parte dei suoi lavoratori, insieme al sociologo Marco Omizzolo e al giornalista Marco Damilano, conduttore del programma “Il cavallo e la torre”. Infine una riflessione sulle politiche migratorie con la segretaria del PD Elly Schlein.

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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