13 agosto 2025

Il mistero della cascata: La prima indagine del maresciallo Mantegazza di Giovanni Cocco

 


Il lago prealpino, da lontano, sembrava una lastra di marmo lucida, finemente levigata, una superficie perfetta su cui i primi raggi del sole non rappresentavano che dei lievi graffi, incrinature, piccole e insignificanti variazioni sul tema.

Segrino, Erba, Canzo, Asso, Civate, Onno.. sono tutti paesi dell’alta Brianza, quella zona che sta a metà tra la provincia di Como, in mezzo alle gambette del lago omonimo, e la provincia di Lecco. Una volta era una zona industriale per le tante aziende di meccanica, del tessile che tanto hanno contribuito nell’inquinamento del fiume Lambro che nasce proprio qui, nel triangolo Lariano per poi arrivare, dopo più di 100 km, a Milano.

In questa zona del nord della Lombardia, oggi più famosa per il turismo (e per certi episodi di cronaca) Giovanni Cocco ha deciso di ambientare il suo romanzo dove fa il suo esordio il maresciallo Alfredo Mantegazza, comandante della stazione di Asso.

C’era, in quei paesi, qualcosa di indefinibile, qualcosa di grigio, di livido, di spento, qualcosa che non avrebbe saputo definire con maggiore precisione, ma che assomigliava da vicino alla rassegnazione.

Anche la vita del maresciallo ha smesso di vivere con colori brillanti: la morte della moglie, Marta, in un incidente stradale, ha lasciato una cicatrice profonda che fa ancora male. Il dolore alla gamba destra ancora ricorda una caduta in montagna, episodio che Mantegazza lega all’incidente e a quel dolore. Una vita che è passata attraverso tanti “snodi”, le “sliding doors” che le hanno fatto prendere una direzione piuttosto che un’altra.
Poi l’età, tra i cinquanta e i sessanta, che hanno portato il loro carico di problemi. E ora un omicidio da risolvere:

Di fronte al muretto di sassi che delimitava l’argine, dopo una fila ininterrotta di castagni, roverelle e carpini, galleggiava un corpo, riverso a testa in giù verso il fondale, a una distanza di non più di cinque o sei metri dalla riva.
Si tratta del cadavere di Roberto Riva, figlio di un noto industriale della zona, uno dei pochi reduci rimasti di quel glorioso passato industriale. Potrebbe sembrare un caso di suicidio da archiviare senza troppi problemi, ma ci sono delle domande a cui dare risposta: come c’è arrivato quel ragazzo di buona famiglia a morire nelle acque del lago del Segrino, ai piedi del monte Cornizzolo?
Che problemi poteva avere un ragazzo di trent’anni, con alle spalle degli studi brillanti, una carriera nell’azienda di famiglia, nessun problema familiare?

Eppure qualcosa era successo nella vita di Roberto: nell’ultimo anno si era avvicinato ad una santona, la signora Adelaide Frigerio: tante persone si sono avvicinate a lei e alla sua chiesetta, vicino alla cascata di Asso, cercando conforto per i loro mali, non solo il male di vivere.

Le indagini di Mantegazza si devono muovere dunque su più fronte: capire se questa santona abbia qualcosa a che fare con la morte del ragazzo, oppure se sia a conoscenza di qualche suo problema personale.
E poi c’è da aprire il capitolo su questa famiglia brianzola, i Riva:

Li conosce i brianzoli? Casa, lavoro, danèe. I Riva sono questo all’ennesima potenza. Facoltosi, arroganti, un tantino antipatici.

All’apparenza sarebbe una famiglia felice: una bella casa, un’azienda che produce componenti per l’automotive che va bene, eppure.. dietro la facciata perbenista, gli uomini della squadra di Mantegazza scoprono una serie di altarini, di piccole tensioni familiari che potrebbero in qualche modo centrare con questo strano suicidio. Che poi suicidio non è perché, come svela l’autopsia, in fondo alla gola del cadavere viene trovato un rosario. Omicidio a carattere religioso?
Il maresciallo Mantegazza è uno tosto, nonostante il ricordo della moglie non lo abbandoni mai, nonostante i problemi di salute e anche una certa stanchezza accumulata per lo stress del suo lavoro: in queste indagini lo aiutano la brigadiere Sara Castelnuovo, “precisa, puntuale, arguta, eseguiva i compiti affidati con competenza”, una di cui Mantegazza si fida ciecamente. E poi il vice brigadiere Zanon, giovane e più impulsivo dei colleghi, ma anche lui un investigatore che sa usare la testa.

Sui carabinieri della stazione di Asso arriva un altra indagine, direttamente dal procuratore di Como: nella zona dell’alta Brianza si trova Raffaele Morabito, uno dei boss più importanti della ndrangheta, un boss spietato ma anche capace di non lasciare tracce dietro di se della latitanza.
La nuova ndrangheta che negli ultimi anni si è ben radicata nel tessuto della provincia comasca fa paura agli inquirenti:

Sono svegli, moderni, imprenditori del crimine che non si lasciano sfuggire nulla. Poi hanno la capacità di fidelizzare la clientela: [..] Non appena incassano vanno subito a reinvestire, soprattutto in attività commerciali, come bar e ristoranti.

Bisogna trovare questa “primula rossa” a tutti i costi, prima che si scateni una nuova guerra tra le ndrine per il controllo del territorio: questo l’input che Questore e Procuratore danno a Mantegazza, che però non ha intenzione di mollare l’indagine sui Riva proprio adesso, dopo tutto quello che hanno scoperto, sui Riva, sui loro problemi familiari dove nessuno è veramente come appare. Anche perché, forse, le due storie, la morte del ragazzo e la cattura del latitante potrebbe essere legate.

Il male non arrivava mai dritto, frontalmente. Si muoveva ai margini, di striscio, tra le pieghe dell’anima. Era qualcosa di obliquo, che si nascondeva dietro i gesti quotidiani, e serpeggiava tra le vite ordinarie. Si annidava nelle parole non dette, si insinuava nelle piccole frustrazioni..

Non sarà un’indagine facile per la squadra di Mantegazza: ogni volta che si arriva ad una conclusione ecco che esce un nuovo fatto che scombina tutte le ipotesi fatte fino allora.
E la soluzione sarà un vero e proprio colpo di scena che ci porterà laddove tutto è cominciato, dalla cascata di Asso.

Mi è piaciuto molto come l’autore ha raccontato i protagonisti del romanzo, non solo le loro virtù come investigatori, ma anche i loro difetti, cominciando dai problemi di salute del protagonista, il maresciallo Mantegazza. Difetti anche caratteriali (come le gelosie tra Zanon e Castelnuovo) che li porteranno anche a scontrarsi tra loro, per trovarsi poi a lavorare gomito a gomito, sfruttando l’uno le intuizioni dell’altro.
Anche la descrizione dei luoghi, che poi sono anche i miei luoghi vivendo poco lontano, dove si svolge la storia: tra il lago di Como, a cui si affaccia Bellaggio, al lago di Pusiano fino al lago del Segrino, dove viene scoperto il (primo) cadavere.
Mantegazza è un investigatore “tormentato” come lo sono ad esempio i protagonisti della serie True Detective, non a caso citata ad inizio libro: c’è il ricordo ancora vivo della moglie, il vizio probito del fumare e poi quelle strane visioni. Una persona molto razionale, come lo devono essere gli uomini in divisa che si trova però di fronte all’irrazionale: il culto della santona, i suoi presunti miracoli ..
Ecco, parere personale, penso che l’uso del sovrannaturale può dare un nota aggiuntiva al racconto ma può essere pericoloso perché rischia di rendere questa storia, cupa, grigia come le atmosfere lacustri di fine inverno, un po’ meno credibile.

Mentre estremamente credibile e, purtroppo per noi, anche aderente alla realtà come viene raccontata la radicazione delle ndrine nel nostro territorio e nell’economia locale. Una colonizzazione che è avvenuta nel silenzio a volte complice del mondo politico, finanziario e industriale.

La scheda del libro sul sito di Piemme
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Nessun commento:

Posta un commento

Mi raccomando, siate umani