«Li conosci?» domandò a voce bassa la signora Maigret vedendo il marito voltarsi a guardare la coppia che avevano appena incrociato. Anche l’uomo si era voltato, e aveva sorriso. Anzi, per un attimo era parso addirittura tentato di tornare sui propri passi e stringere la mano al commissario.
Anche in vacanza,
quasi imposta dal suo medico per ripulirsi da tutto lo stress del suo
lavoro, il commissario Maigret non riesce a dismettere i panni
dell’investigatore.
In questo romanzo troviamo Maigret a
Vichy assieme alla moglie: non è qui per divertimento, aveva
confidato all’amico, dottor Pardon, di qualche episodio di capogiro
a cui non aveva dato peso.
«Meglio morire da giovane che vivere in uno “stato di malattia”». Per «stato di malattia» Maigret intendeva quella fase della vita in cui si tengono costantemente sotto controllo il cuore, lo stomaco, il fegato e i reni..
Così alla fine
Pardon, vincendo la sua diffidenza nel curarsi, l’aveva mandato in
questa località dove i francesi potevano curarsi seguendo una dieta
accurata e bevendo l’acqua che sgorga direttamente dalle
fonti.
Immerso in una folla di persone come loro, coppie di
mezza età o persone singole, passeggiando per la città, Maigret si
trova ad osservare le persone che incrocia: persone con qualcosa di
particolare che attira la sua attenzione, come quel signore che lo
osserva sorridendo e che si scoprirà poi essere un tizio che il
commissario aveva arrestato anni prima. O come quella signora, sempre
vestita di lilla, che incrociano sempre la sera: non è solo il
colore dell’abito, sempre lo stesso, ma più il suo atteggiamento
ad incuriosire Maigret e signora.
«Secondo te è vedova?». Avrebbero potuto chiamarla la signora in lilla, perché indossava sempre qualcosa di lilla.
Deve essere una
persona solitaria, visto che non si accompagna mai con nessuno, non
incrocia la parola con altri, durante i concerti il suo sguardo è
rivolto sempre avanti, mai alle persone attorno.
Per Maigret la signora in lilla apparteneva a quella che si sarebbe potuta chiamare la cerchia degli intimi, di coloro che aveva notato fin dal primo momento e che lo incuriosivano.
Nonostante la “docilità” (che sorprende anche madame Maigret) con cui segue le cure (niente vino, niente aperitivi ..), l’occhio del commissario rimane vivo, anche se per gioco: che lavoro farà quella persona? Avrà mai avuto un marito quella signora in lilla?
Una mattina, sul
quotidiano locale Maigret legge una notizia che lo colpisce: quella
signora, che ora ha un nome, Helene Lange, è stata uccisa nel suo
appartamento, strangolata da un assassino che non ha portato via
nulla.
La signora Maigret sapeva bene che tipo di dramma stesse vivendo il marito. Prima aveva resistito alla tentazione di recarsi alla sede della polizia, adesso si era imposto di non attraversare la strada, avvicinare l’agente per dire chi era e farsi accompagnare nell’appartamento.La natura di Maigret prende il sopravvento e così, quasi senza accorgersi, si trova davanti casa della morta, dove viene riconosciuto dal commissario che riceve le indagini, che era stato un suo ispettore al Quai.
«Un delitto a scopo di rapina?» borbottò.
«Sicuramente no».
«Passionale?».
«Poco probabile.
Una testimone ha
visto un uomo allontanarsi dal palazzo dove viveva la donna, senza
poter dare altre informazioni oltre che fosse un “omone grande e
grosso...”.
Combattuto tra lasciar perdere le sue curiosità o
andare avanti, Maigret si trova alla fine dentro l’indagine: non è
solo la sua natura di poliziotto, è qualcosa che lo aveva colpito di
quella donna, non il vestito, ma nello sguardo, nel suo
atteggiamento, nel suo contegno, che “tradivano una certa
fierezza”.
Una donna molto “soddisfatta” della sua vita,
questa è la definizione più calzante che Maigret riesce a dare a
Helene, che continua a rivedere seduta di fronte al chiosco.
Anche per i criminologi è sempre la vittima l’elemento più importante dell’indagine, tanto che, in molti casi, arrivano perfino ad attribuirle una buona parte di responsabilità.Chi era Helene Lange? Cosa aveva fatto prima di arrivare a Vichy?
Aveva avuto delle relazioni con altri uomini, prima di ritirarsi a quella vita così solitaria, che pure sembrava non pesarla?
.. il commissario continuava a sforzarsi di aggiungere ogni giorno un nuovo tassello al ritratto della signorina Lange, una donna che leggeva solo romanzi sentimentali, romantici, benché il suo sguardo fosse, a volte, di una durezza più che reale.L’arrivo a Vichy della sorella, all’apparenza così diversa per il suo atteggiamento così spavaldo, non fa che aumentare la sua curiosità. C’è qualcosa nel loro passato che è legata al delitto di oggi?
Perché Francine, questo il nome della sorella, sembra veramente voler nascondere qualcosa a Maigret e agli altri investigatori.
L’indagine sull’assassinio diventa per Maigret una indagine sulla morta, è questo il suo metodo per risolvere un caso.
Così Maigret si ritrova ad osservare, questa volta con occhio da commissario, le persone che incrocia per strada, alle fonti, nei ristoranti. Tra loro c’è l’assassino, ne è sicuro: un uomo, sicuramente accompagnato dalla moglie, a cui deve tener nascosto il suo segreto, qualcosa nel suo passato. Una persona di cui Maigret inizia perfino ad intuirne la personalità.
Ancora una volta Simenon costruisce un romanzo perfetto: perfetto per i dialoghi dove nessuna parola è di troppo, perfetto per come sa descrivere i luoghi e le persone della borghesia francese, tante piccole pennellate che danno colore alla tela.
Un romanzo dove l’investigatore arriva alla scoperta dell’assassino andando a scavare nella psicologia delle persone che si trova davanti, un passo alla volta: perché più che il chi, a Maigret interessano i perché: Maigret non è un giudice che deve emettere una sentenza, ma una persona capace anche di comprendere le ragioni del male, tanto da fargli confessare, di fronte alla moglie “Spero che lo assolvano”.
La scheda del
libro sul sito di Adelphi
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Mi raccomando, siate umani