«Le cicatrici temono il tempo e le cure, sbiadiscono come i ricordi e gli amori». Ero tentato di alzarmi e di sussurrare questa mia granitica certezza a una ragazza magrolina, che sfoggiava un French Bob fresco di parrucchiere, seduta al tavolino accanto a quello che condividevo con il mio amico Max.
Pochi
scrittori come Carlotto hanno saputo raccontare il nordest, quel
mondo all’apparenza slegato dal resto del paese, fatto da piccoli
imprenditori, città a misura d’uomo che si alternano a capannoni e
alle dolci colline coi filari dei vitigni per produrre il famoso
Prosecco, con cui preparare lo spritz ..
Tanta ricchezza porta
come conseguenza la voglia di divertirsi: nei locali, nelle
discoteche dove girano belle macchine, belle ville e tanto altro ..
Il miracolo nordest ha anche un suo lato oscuro che Carlotto,
nei racconti con l’Alligatore (ma anche in quelli con Giorgio
Pellegrini, che qui ritroveremo nuovamente), ci ha mostrato senza
alcun filtro. La criminalità organizzata ben radicata sul territorio
e la criminalità quotidiana delle gente perbene basta sull’evasione,
il nero, il ricorrere al caporalato e a forme di schiavismo nei
campi, nei capannoni.
Un certo Veneto era deciso a riscrivere la storia criminale del territorio e a cancellare la macchia di essere stato dominato per un lungo periodo da una vera e propria organizzazione mafiosa, nata e cresciuta nelle campagne..
Non è facile distinguere chi siano i veri criminali in queste storie dove vediamo il protagonista, muoversi tra le pieghe delle legge, avendo a che fare con gente che spara e gente che campa sullo sfruttamento (delle donne, dei migranti, degli ultimi di questa terra), sulla benevolenza che lo Stato italiano concede a fa uso del nero.
Uno come Loris Pozza ad esempio, il nuovo cliente dell’Alligatore e dei suoi amici, Max “la memoria” e il “vecchio” bandito con un suo codice di regole: la sua amante, Aliona, è stata rapita e loro devono gestire il riscatto. Di chiamare la polizia nemmeno a parlarne, troppo complicato spiegare l’origine dei suoi soldi.
– E i soldi non sono frutto di attività legali, – lo incalzai.
– Diciamo di no. Mica droga o puttane, solo magheggi con le fatture, quelle cose lí. – Insomma, il sequestro è maturato all’interno di un gruppo di evasori fiscali? – chiesi incredulo.
Società cartiere con cui creare finte fatture per spese inesistenti, una banca clandestina gestita dai cinesi con cui riciclare questa massa di nero. Ma però, una facciata pulita davanti: una bella casa, una bella moglie, veneta chiaramente, dei figli. Una vita rispettabile insomma. Mica come la ndrangheta, “noi siamo furbi, e lo siamo diventati per impedire allo Stato di derubarci, ma siamo gente per bene”.
Qualcosa va storto dopo il pagamento del riscatto, la giovane ragazza moldava non torna a casa e l’amante perbene, questo Loris, teme che sia morta.
Inizia così un’indagine personale e non autorizzata dell’Alligatore e dei suoi due amici per capire cosa sia successo ad Aliona perché, nel codice d’onore di questi strani investigatori, anche una persona come lei ha diritto ad avere giustizia. Prima che l’oblio cancelli tutto.
Nel frattempo Beniamino Rossini, che ancora non ha dimenticato Sylvie, la danzatrice del ventre che aveva amato, si ritrova contro la mafia ucraina: aveva conosciuto una ragazza finita nella loro rete e aveva deciso di liberarla, uno sgarro inaccettabile per l’organizzazione.
La solita vecchia storia. La guerra arricchisce le mafie, crea nuovi mercati illegali sui quali immettere masse di disperati da trafficare, vendere, sfruttare. La mafia ucraina e quella russa prima del conflitto erano abituate a lavorare insieme.
Non solo il nordest ha il suo lato oscuro, ma anche la guerra: la grande abbondanza di armi che vengono inviate dagli arsenali europei verso l’Ucraina è stata in parte dirottata dalle organizzazioni criminali verso altri paesi, arricchendo queste mafie su cui l’attenzione delle polizie è stata allentata proprio a causa della guerra.
Me ne stavo tranquillo in Polonia a gestire il traffico d’armi quando sono stato interpellato. Sapendo che ero della zona mi hanno chiesto se conoscevo un tale Beniamino Rossini.
Mentre i tre investigatori sono decisi a fare giustizia per Aliona, ricorrendo all’aiuto di quello “strano” sbirro che è l’ispettore Campagna, un pericoloso nemico è arrivato in Italia per far fuori, per conto della mafia ucraina, il vecchio Rossini: come un esperto predatore si è messo ad osservare le loro vite in attesa del momento migliore per colpirli. E regolare vecchi conti.
Sono otto anni che aspetto questo momento, da quando mi hanno abbandonato ferito in mano a una banda di trafficanti viennesi.
Buratti, l’Alligatore, mentre cerca di regolare i suoi conti con la famiglia di Loris Pozza, si ritrova a dover affrontare una nuova guerra e, per salvare la sua vita e quella dei suoi amici, si dovrà superare quel limite che si era posto, nelle sue regole criminali.
Uccidere per non essere ucciso. Anche lavorando per certi settori dello Stato che possono essere più infidi dei criminali veri, in un gioco di ricatti e di segreti.
«A esequie avvenute proseguono senza sosta le indagini per identificare il misterioso killer…» Non serviva leggere altro.
Eccolo il grande scrittore, capace di imbastire un racconto noir duro e doloroso, che non fa sconti a nessuno. Che mostra la realtà di un paese dove l’asticella dell’etica si è abbassata a tal punto che gli “incensurati hanno scoperto il crimine e non ne possono piú fare a meno”.
Un brindisi, da parte di noi lettori, a questa nuova avventura dell’Alligatore, la più dolorosa di tutte, dove imparerà come non tutte le cose possono essere sistemate.
La scheda del libro
sul sito di Einaudi
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