Abbiamo ospedali all’avanguardia, intelligenza artificiale, diagnosi sempre più precise, terapie cucite su misura, eppure mancano ancora medici e infermieri e le liste d’attesa si allungano.
Che ne sarà del sistema sanitario italiano? Quale sarà la sanità del futuro? Dovremo essere sempre grati ai giornalisti di Presadiretta per tenere sempre alta l’attenzione sul sistema sanitario specie in questo momento, con una popolazione che invecchia sempre di più e una classe politica che regala al paese riforme come la separazione delle carriere.
Abbiamo un sistema sanitario che vive un momento paradossale – spiega Iacona presentando la puntata: da una parte c’è stato un salto tecnologico pazzesco, l’intelligenza artificiale ha incontrato la ricerca clinica e adesso si possono fare diagnosi sempre più precise e terapie sempre più cucite su misura del paziente. Non è fantascienza- ci dice Iacona – ma sono pratiche che stanno già entrando nelle nostre strutture ospedaliere più avanzate. Dall’altra parte, negli stessi ospedali, c’è una crisi veramente fortissima, mai vista prima, che è fatta di mancanza di soldi, di personale che è troppo ridotto, di motivazione che dopo l’epopea del covid è scesa di molto, anche perché i nostri ospedalieri hanno gli stipendi tra i più bassi d’Europa e quindi si allungano le liste di attesa e la gente rinuncia persino a curarsi.
“Tutto questo ve lo racconteremo in un viaggio davvero interessante e vasto, perché affronteremo gli ospedali dal nord al centro con uno speciale focus sulla sanità in Sardegna e un interessantissimo confronto con la sanità territoriale in Danimarca”.
Sanità e AI
Ad alimentare tutti i sistemi di intelligenza artificiale dai più sofisticati per la diagnostica e l’assistenza medica e chirurgica, a quelli più generalisti e ormai di uso comune come ChatGPT sono i dati. Servono enormi quantità di dati e giganteschi computer per addestrare i modelli matematici alla base di questi strumenti e gli ospedali sono una miniera d’oro di informazioni per allenare questi algoritmi. Persino a predire quello che accadrà nel futuro.
Nel predire l’evoluzione al trattamento, l’evoluzione della malattia – spiegano dal centro per l’intelligenza artificiale della Humanitas University dove bioingegneri, data scientist, medici e ricercatori, lavorano fianco a fianco per sviluppare strumenti di avanguardia per la pratica clinica.
L’ultima frontiera dell’innovazione è quella dei cosiddetti gemelli digitali, ovvero riproduzioni digitali del paziente che permettono di simulare a computer l’effetto di farmaci o l’andamento delle sue condizioni di salute, senza rischi per la persona in carne e ossa.
“Si inseriscono i dati su questa piattaforma che è l’orchestratore” spiega alla giornalista di Presadiretta Saverio D’Amico un ricercatore del centro “possiamo effettuare una simulazione su cui il medico poi prende una decisione più informata su quella che è la terapia da dare al paziente. Cioè, se faccio questa terapia, come può evolversi la sua qualità di vita?”.
Come
si controlla l’affidabilità della risposta
dell’algoritmo?
“L’algoritmo è stato costruito
all’interno di un consorzio europeo di ospedali, altri medici,
quindi viene validato attraverso un processo clinico e scientifico
importante. E l’algoritmo integra al proprio interno il protocollo
attuale. Quindi, usando l’algoritmo, il medico comunque ha
all’interno le decisioni da protocollo che prenderebbe
normalmente.”
Per
ogni malattia potremmo avere un modello di questo tipo?
“Idealmente
si, non potrà esistere un modello generalista, adattabile ad ogni
malattia, quindi ogni malattia dovrà avere il suo gemello digitale
che funziona con i dati utili per quella malattia.”
Questi
modelli si sono rivelati utili nei casi più complessi, mentre per
molte diagnosi ci sono evidenze scientifiche che indicano chiaramente
la terapia da fare, per altre patologie non è così.
È il caso
di alcuni tumori del sangue: la stessa malattia può avere sintomi e
prognosi che variano moltissimo da paziente a paziente.
Matteo Della Porta è un medico ematologo dell’Humanitas: “Per noi il primo punto dell’intelligenza artificiale è aiutare il medico a gestire questa complessità di informazioni biologiche, cliniche del singolo paziente per scegliere il trattamento migliore.”
Una delle scelte più complicate per gli ematologi è stabilire quando effettuare il trapianto di cellule staminali nei pazienti affetti da mielodisplasia, rara malattia del midollo che in Italia colpisce circa 3000 persone ogni anno. Questa sindrome è subdola, può rimanere benigna a lungo, oppure aggravarsi improvvisamente in Leucemia, cioè un tumore aggressivo del sangue più difficile da curare.
La terapia – spiega il dottor Della Porta – è il trapianto di cellule staminale che non deve essere fatto troppo presto, né troppo tardi perché quando la malattia evolve in leucemia le possibilità di successo del trapianto sono significativamente ridotte.
Presadiretta è andata a Barcellona all’ospedale Sant Pau, per incontrare il direttore del dimension Lab, il dottor Abdel Hakim Moustafa che ha mostrato diversi modelli anatomici, fatti con le stampanti 3d, usati per fare delle simulazioni avanzate.
Sono riproduzioni di pazienti che sono stati sottoposti ad interventi chirurgici complessi: con questi modelli 3d il chirurgo può pianificare la procedura con precisione.
Mani, piedi, parti del cranio, che poi vengono impiantate nel paziente. La stampante usa materiali speciali, si possono creare anche dispositivi speciali in Titanio, ma sono tutti fatti su misura per un singolo paziente. Si parte dalla riproduzione digitale esatta dell’anatomia del paziente, che vien usata dai bioingegneri per arrivare poi ai modelli, tutto viene fatto a computer e consente di ridurre i tempi degli interventi chirurgici e ottenere risultati migliori.
Si usa l’intelligenza artificiale si arriva ad ottenere una vera e propria mappa del corpo umano da usare per esercitazioni e simulazioni pre-operatorie.
Per esempio per capire dove intervenire per rimuovere un tumore ai polmoni: si crea una mappa che guida il chirurgo durante l’asportazione. È come avere google maps mentre guidi, uno strumento di cui oggi non possiamo farne a meno.
La fotografia della sanità in Sardegna
Un milione di abitanti, spiagge paradisiache, villaggi per le vacanze esclusivi che attirano turisti da tutto il mondo e la popolazione quintuplica.
La Gallura è una delle aree più ambite dell’isola, ma è anche una zona fragile dal punto di vista sanitario: “qualche volta ho definito la nostra sanità da terzo mondo” racconta il sindaco di Tempio Pausania “non è sicuramente un incentivo per il turismo il fatto che la Sardegna passi per una delle peggiori realtà dal punto di vista sanitario”.
Una sanità tra le peggiori per la presa in carico e per la cura del paziente: lo certifica l’ultimo rapporto Agenas e lo denuncia da anni anche il sindaco di Tempio Pausania, Gianni Addis, presidente della conferenza socio sanitaria della Gallura.
“Le nostre strutture sono in sofferenza già nel periodo invernale, figuriamoci nel periodo estivo, qui succede di tutto, difficoltà ad accedere alle cure primarie, ad andare al Pronto Soccorso..”
Un turista rischia la vita, aggiunge il sindaco, ma anche il resident.
In Gallura ci sono tre ospedali pubblici dotati di Pronto Soccorso, a Tempio Pausania, sull’isola della Maddalena e ad Olbia ma solo quest’ultimo, secondo la legge, può gestire le emergenze gravi. Dopo la riforma regionale della rete ospedaliera molti reparti sono stati svuotati e in estate con centinaia di migliaia di turisti il sistema va in apnea.
Le telecamere di Presadiretta sono entrare nell’unico Pronto Soccorso in Gallura, a Tempio PAusania, per mostrare qual è la situazione tra medici, infermieri, gettonisti e pazienti lasciati sulle barelle ad attendere che qualcuno si prenda cura di loro. Sulla carta potrebbe gestire solo codici bianchi e verdi, ma dentro il reparto sono presenti tanti codici rossi e arancioni che in teoria non potrebbero stare lì. Infatti dal Pronto Soccorso partono diversi viaggi verso altre strutture in grado di gestire questi casi gravi, ad Olbia in cardiologia e neurochirugia.
Qui al Pronto Soccorso infatti c’è un solo medico, un gettonista per venti pazienti, ma i codici rossi però vengono gestiti lo stesso pur non avendo nessun servizio alle spalle: nessun cardiologo, in notturna, non c’è nessuno in radiologia, nessun anestesista, “ci siamo noi e la medicina generale” racconta un’infermiera alla giornalista. Sulla carta c’è scritto che i codici rossi non dovrebbero arrivare ma se un evento avviene nel circondario – continua l’infermiera – il punto di primo soccorso è questo, “si cerca di stabilizzarlo e cerchiamo di trasferirlo ..”. Ma per arrivare ad Olbia ci vuole un ora..
D’estate in Gallura succede un disastro – spiega il personale – devi solo pregare che non succeda nulla di grave: mancano le risorse umane,infermieri, OSS, “oggi l’ospedale non è niente, è solo un ambulatorio.”
Una
realtà triste, dove la sanità è stata smantellata negli ultimi
quindici, dieci anni.
Durante l’estate in Gallura si passa da
140mila a 6 ml di persone e questo ospedale non è attrezzato per
gestire tante persone e il personale nemmeno viene potenziato: tre
medici strutturati e un direttore, al pronto soccorso ne servirebbero
almeno 24, così come servirebbe un discreto numero di infermieri.
Così
esiste il reparto OBI (osservazione breve intensiva) sebbene
l’ospedale non sia accreditato: è una struttura prevista dalle
linee guida nazionali e dall’accordo stato regioni come servizio
essenziale in tutti i Pronto Soccorso di primo e di secondo livello.
L’OBI è uno spazio dove sostano i pazienti prima di essere dimessi
o ricoverati, quello di Olbia non ha l’accreditamento regionale che
serve a stabilire organico, budget, funzioni. Ma è proprio nell’OBI
dell’ospedale di Olbia che finiscono tutti i casi gravi della
Gallura, soprattutto d’estate.
Ma qua nell’OBI non
accreditato manca il personale dedicato, ma i pazienti vengono tenuti
lo stesso: durante il servizio di Presadiretta erano presenti, tra
dentro e fuori, 62 pazienti. Secondo le direttive del ministero
potrebbero starci solo 3 persone in boarding nella struttura, ma
nella realtà ci sono dentro una trentina di persone, alcune che nel
Pronto Soccorso ci dormono, in attesa del posto letto nei reparti.
Questo è il Boarding ed è diventata la prassi in molte strutture
italiane: secondo le linee guida del ministero un paziente non
dovrebbe rimanere nel Pronto Soccorso per più di poche ore, ma ad
Olbia – come mostrano le telecamere di Presadiretta - ci sono
almeno 30 persone che passano giorni su una barella. In alta stagione
questa cifra raddoppia. Ci sono state persone che sono rimaste
ricoverate anche tre mesi in Pronto Soccorso, in violazione delle
norme di sicurezza. D’estate nelle stanze usate per il Boarding ci
stanno anche dieci persone
L’assessore regionale alla sanità Bartolazzi di fronte a queste immagini risponde così: “se andiamo a vedere le cose obbligatorie per legge [come l’accreditamento per l’OBI] dovremmo rivedere molti ospedali in Sardegna ..”
La gestione dell’immigrazione.
Nell’anteprima della puntata si parlerà di immigrazione, uno degli argomenti caldi di questo governo di destra (non la sanità, non le scuole, non i salari, non la sicurezza sul lavoro, non l’ambiente..).
Presadiretta
mostrerà in esclusiva le immagini di un “luogo idoneo”, una
cella di pochi metri quadrati nel seminterrato della Questura di
Napoli, dove ci sono gli uffici per i rinnovi dei permessi di
soggiorno. La porta è sbarrata, non ci sono finestre, e le persone
hanno solo un letto di cemento si cui sedersi e sdraiarsi, senza
spazio per fare altro. Un immigrato, che è rimasto recluso in quello
spazio per tre giorni, ha girato il video: ha sempre lavorato in
Italia, fino a quando gli sono scaduti i sei mesi di permesso di
soggiorno. Così ha chiamato il suo avvocato che gli ha detto di
presentarsi in Questura: “quando ci sono andato, il giorno
dell’appuntamento, mi hanno detto che c’era un problema coi miei
documenti, mi hanno preso le impronte digitali, come fossi un
criminale. Io ho domandato cosa avessi fatto, e loro mi hanno detto
che ero in arresto. Mi hanno portato in questa stanza, c’erano tre
persone con me, due le hanno portate via, e sono rimasto assieme ad
un pakistano, le altre persone avevano problemi coi documenti. Ho
detto ai poliziotti che ho un problema agli occhi, non ci vedo bene,
e che avevo bisogno delle mie medicine, ma mi hanno risposto che non
potevano darmi nulla. In quel momento ero solo un prigioniero in
attesa dell’aereo che mi avrebbe riportato nel mio paese. Mi hanno
detto che avevano già comprato il biglietto dell’aereo e dovevo
essere imbarcato ma per fortuna sono riuscito a salvarmi in tempo. Mi
hanno trattato come un criminale e ora io ho paura, sono spaventato,
se vedo un poliziotto ho paura.. ”
La storia di questa persona
si è conclusa col suo rilascio, poche ore prima della partenza del
volo, che doveva riportarlo nel suo paese, solo perché è riuscito
a mettersi in contatto col suo legale, utilizzando di nascosto
l’auricolare bluetooth mentre il suo telefono era tenuto sotto
sequestro, senza motivo.
L’Italia come l’America di Trump, o forse viceversa: dove si da la caccia agli immigrati colpevoli non di aver commesso un reato, ma per il loro stato.
La scheda del servizio:
Un viaggio di PresaDiretta tra Roma, Milano, la Sardegna e la Danimarca per raccontare la medicina del futuro tra innovazione e rischi di nuove disparità. Il futuro nella sanità si misura con l'innovazione tecnologica. Un reportage nei reparti del Sant'Andrea e del Bambin Gesù di Roma; al San Raffaele, all'Humanitas e al Besta di Milano; al Santa Creu i Santi Pau di Barcellona. Tutti ospedali dove l'intelligenza artificiale permette oggi prestazioni all'avanguardia. Le nuove frontiere delle cure si scontrano però con un'Italia digitale che non decolla. Le questioni irrisolte del fascicolo sanitario elettronico, tra fondi del PNRR, differenze regionali, piattaforme che non dialogano tra loro e milioni di cittadini ancora alle prese con documenti sanitari cartacei. E poi il confronto con la Danimarca, dove il sistema sanitario pubblico - interamente digitalizzato - è finanziato con l'8% del Pil. Un modello che garantisce cure rapide, efficaci e capillari sul territorio, anche nelle aree più interne del paese.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.


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Mi raccomando, siate umani