Le ruote scivolavano silenziose per le strade deserte. L’uomo gettò un’occhiata fugace allo specchietto, e intravide la sagoma nera dell’auto che lo seguiva. Tutto normale, rifletté. Nessuno scarto fra la scorta e la sorveglianza. Sarebbe stato più comodo andare con l’autista, ovvio.
Cosa lega assieme un’eminenza (non solo grigia) con una studentessa che prende il bus tutti i giorni della città dei papi per arrivare a Roma?
E da dove nasce l’ossessione di Vera Coen, una giornalista di cronaca rosa, per un episodio del passato che l’ha segnata così profondamente? E cosa c’entra un professore di storia medioevale con la sua ossessione?
E chi questo strano “barbone” che, in una lontana città sul mare, ha il dono di aggiustare orologi, tanto da attirare clienti da tutto il mondo?
Maurizio De Giovanni si cimenta in una nuova avventura con questa Orologiaio di Brest, un romanzo corale dove incontriamo persone diverse, per carattere, estrazione sociale, che invece sono legate da un filo nero, o rosso se volete, nato tanti anni prima, gli anni della coda del terrorismo, dove persone pensavano che mettere bombe oppure organizzare omicidi politico fosse un atto politico (e non sto parlando solo di terroristi).
Un filo rosso, o nero, che si sviluppa in un viaggio avanti e indietro nel tempo, tra un tempo presente e un tempo passato che ancora getta ombre oscure sull’oggi.
Un viaggio che copre due città, o tre meglio, che nemmeno vengono citate ma che rimangono riconoscibili: la città del potere per eccellenza, Roma, la città dove si muove con la sua scorta questa “eminenza”, una persona che incarna quel potere che non ama mostrarsi ma che esiste, è tangibile, in grado di condizionare governi, eliminare personaggi scomodi, tenendo pulita la coscienza con quella “fede” per una volontà di dio da difendere:
Perché soltanto lui e il dio in cui credeva sapevano che le sue mani erano intrise del sangue che aveva versato.
Verso Roma, su un bus che raccoglie pochi studenti e molti pendolari, viaggia una ragazza che raccoglie gli sguardi di tutti gli uomini per la sua bellezza: una bellezza resa ancora più splendente per quell’amore che è come un fuoco che la scalda dentro ma che non può mostrare o raccontare in giro
Maddalena, però, avverte forte l’impulso di comunicare. È una ragazza di vent’anni, ed è innamorata. A tenerlo dentro, le sembra di scoppiare.
L’altra città è Napoli, mai citata, ma è lei il capoluogo che si affaccia sul mare, dove vive il professore Andrea Malchiodi, vittima del “casino” che l’aveva coinvolto nella sua università
Il casino, disse fra sé. Era quasi un anno, a conti fatti. Dieci mesi, per la precisione. Come ogni tempesta che si rispetti, era cominciato in sordina..Un’accusa di molestie ai danni di una studentessa da cui non poteva difendersi, perché una volta che il venticello della calunnia era alzato, nessuno può imbrigliarlo. Ed ecco allora la sospensione dall’insegnamento, la separazione da una moglie e la fine di una relazione che evidentemente non era così forte, una figlia che fa fatica a staccare gli occhi dal cellulare quelle volte che lo vede..
Aveva quarant’anni, Vera, quasi come il verbale che stava esaminando per l’ennesima volta, e una passione immensa per la professione giornalistica.
Vera Coen è una giornalista, una direttrice che non la stima, che vorrebbe che scrivesse degli articoli come li vorrebbe lei e un collega che la copre quando anziché dedicarsi alla cronaca, passa il suo tempo su quelle carte vecchie di 35 anni. I verbali relativi alle indagini della morte di un magistrato, un giovane procuratore della città dei papi, morto in un attentato assieme al suo autista.
Cosa lega assieme queste persone così diverse tra di loro? Come un orologiaio esperto, De Giovanni costruisce un ingranaggio complesso dove,capitolo dopo capitolo, ogni pezzo troverà la sua giusta collocazione, anche temporale. “L’orologiaio di Brest” è un romanzo che affronta il lato oscuro della storia di questo paese, come aveva già fatto nei romanzi della serie di Sara: si parla di questa “entità” oscura che governa il potere superando gli oceani del tempo:
L’Entità che difende il bene, e che non ha remore a favorire colpi di stato, abbattere ideali e proteggere malviventi perché il bene si realizzi.
È l’Italia dove tutto deve cambiare perché nulla cambi, dove la ragione di Stato viene usata come pezza per giustificare omicidi e “strani incidenti” per togliere di mezzo pedine scomode.
Si parla della rivoluzione folle che i terroristi rossi volevano mettere in atto, diventare la miccia che incendia la prateria, la rivoluzione del proletariato, lo stesso proletariato però che non aveva alcuna intenzione di inseguirli in questo folle progetto.
.. mi rendevo conto che io stesso non ero che un vecchio orologio rotto. Fermo a un’ora che non esisteva più: il sogno di una rivoluzione folle che il mondo stesso non voleva, l’emancipazione di classi sociali che non chiedevano affatto di essere emancipate ma solo di sopravvivere
Dall’altra parte due persone come tante, il professore deluso da una carriera spezzata e la giornalista con l’ossessione della ricerca della verità: due persone legate da un tragico avvenimento del passato ma anche dal fatto di essere entrambi “figli” di genitori che forse non avevamo mai veramente conosciuto:
Vera annuì. Due figli, ecco che cosa siamo, rifletté. Una vuole ritrovare suo padre scoprendo quello che gli è successo; l’altro vuole proteggere ciò che gli resta di sua madre.
La
scheda del libro sul sito di Feltrinelli
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Mi raccomando, siate umani