Il memorandum con la Libia
La
difesa dei valori occidentali, per cui vale la pena spendere
centinaia di miliardi sacrificando il welfare e altre voci per il
sociale, passa anche per il memorandum con la Libia.
Già
Presadiretta ci aveva raccontato di cosa si nasconde, nemmeno
troppo,dietro questo accordo siglato inizialmente dal governo
Berlusconi e poi aggiornato dal centrosinistra con Gentiloni e
Minniti (presidente di una Fondazione legata a Leonardo, azienda nel
settore degli armamenti).
L’accordo serviva a delegare alla
Libia la gestione dei migranti eppure, come raccontano le cronache,
gli sbarchi (e le morti in fondo al mare) continuano. Perché la
propaganda della destra (e anche di un pezzo del centro sinistra)
deve pur alimentarsi in qualche modo, no?
Report è salita a bordo della Ocean Viking per mostrare a chi è interessato ad andare oltre la propaganda della destra, la situazione dei soccorsi in mare.
Il servizio mostrerà un intervento dei volontari per salvare dei migranti abbandonati su un gommone davanti la Libia: arrivano a bordo sporchi, piedi di sale, sabbia, gasolio – racconta a Report uno dei soccorritori. Sono persone che vengono in maggior parte dal Nord Sudan, dalla Nigeria e dal Burkina Faso. Il capo missione spiega che sono partiti da Misurata, sono rimasti in mare da 17-18 ore: una volta a bordo e ricevute le prime cure, sulla nave ci sono delle attrezzature per lo svago per chi ha affrontato un viaggio così lungo e disperato. Poi delle lezioni di italiano, per imparare a dire il proprio nome. Poi arriva l’assegnazione del porto di sbarco a Ravenna, a cinque giorni di distanza dal luogo delle operazioni, un modo per rendere più difficile le operazioni di recupero e aumentare il disagio dei migranti a bordo, oltre ad un impatto economico per la nave enorme.
Si toglie una nave e del personale preparato a bordo da una zona dove le persone muoiono ogni giorno – racconta a Report il capo missione Angelo Selim. Persone che hanno pagato per il lungo viaggio dal loro paese verso la Libia, che hanno pagato i carcerieri in Libia, dopo aver subito le peggiori torture. Con i ricatti alle famiglie per far pagar loro il riscatto. Poi il viaggio verso l’Italia con la paura di essere nuovamente catturati dalla guardia costiera libica, quella pagata e addestrata dal governo italiano, col rischio di dover tornare indietro nelle prigioni.
“Ho pagato 9000 euro per questo viaggio, ma almeno adesso ho una speranza.”
LAB
REPORT: MARE MONSTRUM
Di Rosamaria
Aquino
Collaborazione Norma Ferrara
Report ha trascorso due settimane su una nave Ong che opera soccorsi in mare, per raccontare cosa accade nel Mediterraneo otto anni dopo la firma del Memorandum fra l'Italia e la Libia per la gestione dei flussi migratori.
Come si spendono i soldi del ministero
Il neo ministro Giuli era stato chiaro, “coi soldi dei contribuenti bisogna stare attenti”, basta finanziamenti a pioggia agli amici come ha fatto la sinistra per anni, “non si può giocare coi fondi pubblici”.. Report racconterà dei 61 ml stanziati dal suo ministero (in un bando del 2025) per produrre film su personaggi e avvenimenti dell’identità culturale italiana.
Ma chi stabilisce cosa promuove l’identità culturale italiana – si chiede giustamente l’attore Elio Germano? Chi stabilisce qual è l’identità? Ma soprattutto, si chiede, si conosce la storia del cinema italiano?
“A
me sembra che la storia del nostro cinema sia fatta da film che ci
mettevano in crisi, in critica e ci hanno fatto crescere molto di più
di tanti proclami e di tanta propaganda. Ma neanche nelle peggiori
dittature si pensano dei film di propaganda in questo modo.”
Tutto
questo rientra in un’ottica di revisionismo culturale, “in una
logica di piccolezza, proprio una scarsità di competenza, di
sensibilità, di vedute. È una micragnosa volontà di assicurarsi
il proprio futuro.”
La
scheda del servizio: TITOLI DI CODA
di
Luca Bertazzoni
Collaborazione Marzia Amico, Samuele Damilano
Dopo le misure correttive sul tax credit attuate dai due ministri della Cultura del Governo Meloni, il cinema italiano sembra essere in crisi, come testimonia in esclusiva davanti alle telecamere di Report Elio Germano, vincitore del David di Donatello del 2025 come miglior attore protagonista. L’inchiesta si occupa dei finanziamenti statali che hanno ricevuto alcune case di produzione per film che poi hanno ottenuto scarsi incassi al botteghino.
L’authority che dovrebbe essere indipendente
Report
torna ad occuparsi dell’authority sulla privacy e dell’incontro
di Giglia, uno dei membri con esponenti di FDI poco prima del voto
su Report.
Nel servizio che andrà in onda domenica sera si
racconterà delle pressioni dell’ex ministro Sangiuliano e della
moglie su Ghiglia che a sua volta gira il ricorso alla sua
segreteria, chiedendo di intervenire. In particolare ad essere
coinvolta sarebbe Cristiana Luciana che poi è la moglie di un
deputato di FDI, Luca Sbardella, membro della giunta per le elezioni
e della commissione di Vigilanza sulla Rai (e su Report stessa).
La
signora Luciani nega ogni pressione da parte del partito, “queste
sono cose molto gravi” risponde alla domanda della giornalista.
D’altronde non è nemmeno una cosa normale questi rapporto tra un
membro dell’Authority ed esponenti di un partito (governo o
minoranza non fa differenza).
Come non sembra normale nemmeno la storia dell’interrogazione parlamentare presentata dai deputati Bonifazi e Boschi sui lavori di ristrutturazione della villa della presidente Meloni.
L’esponente dell’Authority Ghiglia ha chiesto una verifica su questa interrogazione per capire se fosse o meno un diritto dell’interrogante avere una risposta a tutte le domande in dettaglio o se qualcosa si potesse coprire. Una verifica da fare in urgenza.
Luca Ciriani, ministro per i rapporti col Parlamento da questa risposta ai deputati: non sono stati stanziati fondi dai ministeri per i lavori nella villa di Meloni, non è stato usato denaro pubblico dunque non si ravvedono motivi per fornire un elenco dei fornitori privati, di acquisti personali, per non venir meno alle aspettative di riservatezza.
La
trasparenza vale solo se ci sono fondi pubblici?
LA giornalista
di Report ha chiesto a Ghiglia del perché della sua attivazione,
ricevendo una risposta al limite dello sgarbato, “preferisco
rispondere a Ranucci perché più simpatico”.
A votare a favore della sanzione a Report è stato anche il presidente Stanzione, maestro e gioda dell’avvocato Salvatore Sica, fratello dell’avvocato difensore di Sangiuliano, Silverio Sica. Salvatore Sica è stato anche consigliere giuridico nel ministero della cultura diretto da Sangiuliano. C’è un rapporto diretto col presidente tanto che – racconta il servizio – Sica ha contribuito alla realizzazione di una collana “Studi in onore di Pasquale Stanzione”.
Tra il 2023 e il 2024 vengono assunti dal garante, tramite concorso, il nipote di Salvatore Sica e la fidanzata del figlio.
La giornalista di Report ha chiesto all’avvocato Domenico Sica se nel passato avesse già difeso Sangiuliano ottenendo come risposta “chi se ne fotte, ma la smettete con questo modo di fare giornalismo..”
Cosa c’entra tutto questo, sbotta Sica di fronte alle domande di Chiara De Luca: alle persone interessa sapere che genere di rapporti esistono tra membri di una authority e una persona che si è appellata a loro con un esposto. Perché i rapporti ci sono.
La
scheda del servizio: L’AUTORITÀ DEL
GARANTE
di Chiara De Luca
Collaborazione
Eleonora Numico
Report ritorna sul Garante della privacy. Agostino Ghiglia, membro del collegio, il giorno prima della sanzione a Report si è recato in via della Scrofa a Roma, nella sede di Fratelli d’Italia. Perché?
La terra dei fuochi brucia ancora
L’Europa ci aveva chiesto di sanare le discariche illegali di rifiuti in Campania e invece, nel silenzio generale, non solo si continuano a sversare rifiuti nelle campagne ma ogni tanto viene appiccato qualche incendio per cercare di nascondere le prove. Ma a prendere fuoco, anche qui casualmente, sono anche gli impianti di stoccaggio rifiuti, finiti sotto sequestro perché accumulano materiale più di quanto consentito.
A Pignataro in provincia di Caserta non è la prima volta che un’azienda di rifiuti va a fuoco: “abbiamo subito 5-6 incendi” racconta a Report il sindaco.
Come l’incendio in località Palmieri di una azienda che qui non doveva esserci, perché dichiarata illegale e illegittima.
Non si è ancora scoperto nulla sulle cause degli incendi, risponde il sindaco: eppure il fumo dei roghi fa ammalare le persone, le persone si sentono abbandonate dalla sanità, dalle istituzioni, piuttosto che aprire ambulatori ed ospedali qui li chiudono nel casertano. In ogni famiglia ci sono persone ammalate dai veleni delle discariche illegali – è la testimonianza raccolta sul territorio da Bernardo Iovene.
Lo Stato dovrebbe intervenire con fondi propri per sanare i danni causati dal privato e poi rivalersi sul danno economico causato. Un danno economico, ambientale e sanitario: a fine settembre tutti i comitati della terra dei fuochi, che ormai si allarga anche a nord di Caserta si sono riuniti per dire no agli ambienti, chiedere le bonifiche e un piano straordinario per la sanità.
“Qui
ci dobbiamo essere per forza, perché noi siamo contro al disastro
ambientale. Noi mamme non ce la facciamo più a dire basta.”
A
queste manifestazioni sono presenti anche medici dell’ambiente
vestiti in divisa: “noi stiamo vivendo una terra dei fuochi, sono
30 anni che non riusciamo a salvare nessuno ..”
Altre persone sfilano con le immagini di amici o parenti morti per le malattie causate dall’inquinamento ambientale.
“Bisogna smetterla di prendere decisioni sopra la testa delle comunità, la sentenza CEDU parla molto chiaro indicando il coinvolgimento delle comunità” racconta a Iovene un membro del comitato, “ma oggi il governo sta andando in un’altra direzione.”
La sentenza della Corte dei diritti per l’uomo porta il nome del primo ricorrente contro l’Italia, Canavacciuolo: la sentenza dice che lo Stato italiano ha violato e calpestato il diritto alla salute dei cittadini, adesso le persone dopo questa sentenza si aspettano una svolta. Ma lo Stato, il governo, dopo appena due mesi dalla sentenza, a marzo, ha nominato un commissario unico per la bonifica delle discariche abusive in terra dei fuochi. Il generale dei carabinieri forestali Vadalà: “la sentenza è un pungolo a dover fare” risponde a Iovene il neo commissario, ma rimane una sentenza dei cittadini contro l’inerzia, se non peggio, dello Stato. Che qui dovrà faticare molto per ricostruirsi la sua credibilità.
Perché la terra dei fuochi brucia ancora, nonostante norme, leggi, e quant’altro – racconta Enzo Tosti fondatore del comitato “Stop Biocidio”. Caivano non era stato ripulito, come stabiliva il decreto Caivano del governo che fa rispettare le leggi? No, perché come spiega un altro esponente del comitato, il decreto è stato solo cosmesi.
L’unica novità dopo tanti anni di lotte è la sentenza della corte europea dei diritti dell’Uomo che da ragione ai cittadini e ai comitati e torto allo Stato.
Lo Stato dovrà occuparsi di Caivano e dell’area vasta di Giugliano, terra massacrata nelle falde, nella terra e nell’aria. Simbolo dell’inefficienza e dell’impotenza è un posto che verrà mostrato dalle telecamere di Report conosciuto come Ponte Riccio dove ai lati di un campo rom si accumula da decenni spunta un disastro che brucia puntualmente in tutte le stagioni.
E gli abitanti di Qualiano, un comune a fianco al campo, respirano la stessa aria: non può essere il comune ad operare di fronte a questo disastro, racconta il sindaco a Iovene, perché qui arrivano rifiuti da molti territori, non solo quelli limitrofi. Non si può chiedere ai comuni del territorio di smaltire questi rifiuti prodotti da una filiera industriale, perché poi i costi finirebbero sulla Tari dei cittadini. Qui le persone si ammalano respirando il residuo della combustione di guaine, eternit, vernici, rifiuti liquidi.
Il terreno è di un privato che però non ha i fondi per procedere, il comune non può attaccare il privato perché lo smaltimento dei rifiuti è avvenuto abusivamente e la legge ordinaria non consente di procedere in queste condizioni straordinarie.
Perché qui, a Ponte Riccio, bruciano anche i contenitori dei rifiuti speciali degli ospedali dell’industria chimica.
Ad accompagnare Iovene nella visita c’era un volontario di Kosmos Pasquale Pennacchio: su questo tema mi sento isolato confida a Report, la speranza sono le nuove generazioni.
La
scheda del servizio: E BRUCIA ANCORA
di
Bernardo Iovene
Collaborazione Lidia Galeazzo
La terra dei fuochi – in Campania - brucia ancora, ma una svolta potrebbe arrivare da Strasburgo. Una storica sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nata dai ricorsi presentati da cittadini e associazioni, obbliga lo Stato italiano ad agire concretamente per la bonifica ambientale e la tutela della salute nelle aree più colpite dall’inquinamento. In quest’area che comprende 90 comuni e circa 2 milioni e 600 mila abitanti, secondo la decisione della Corte entro due anni il Governo dovrà procedere alla bonifica dei siti contaminati e avviare programmi di prevenzione oncologica per le popolazioni esposte ai rischi ambientali. È già passato quasi un anno, il governo ha nominato l’ennesimo commissario, che nella sua prima relazione ha censito 293 siti, e ha calcolato una stima, solo per 81 siti di competenza pubblica, di 2 miliardi e mezzo di euro con un programma di interventi che va oltre i 10 anni. Nel decreto dell’8 agosto, però, i fondi stanziati ammontano a 15 milioni di euro, destinati unicamente alla rimozione parziale dei rifiuti in superficie. Intanto, i cittadini, i medici di base, gli oncologi e le associazioni locali continuano a chiedere azioni immediate, non solo sul fronte delle bonifiche ma anche per garantire screening gratuiti e regolari, soprattutto nelle zone dove si registrano picchi di malattie tumorali.
Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.


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