Primo siparietto
Un lungo passo indietro a cura e spese del Nullatenente, come per i siparietti che seguiranno, e con gente più o meno nota.
Avi da ste a save, chèra la mi zènt. Dovete stare a sapere, cara la mia gente... Cominciava invariabilmente così il contastorie delle nostre montagne, e i convenuti al trebbo dalle case circostanti si predisponevano all’ascolto di una vicenda umana già sentita l’inverno precedente e il precedente ancora..
Questo "Strani frutti" è il secondo romanzo della trilogia di Loriano Macchiavelli, scrittore bolognese autore della serie del maresciallo Santovito scritta assieme a Francesco Guccini che ho tanto amato. Il primo volume si intitola "La stagione del pipistrello" e ci preparava a suo modo il terreno per questo secondo, ambientato in un futuro nemmeno troppo lontano, in cui l'Europa è diventata una federazione di stati sovrani governati da partiti di estrema destra e dove l'ordine regna sovrano. Specie se a gestire l'ordine sono le "squadracce" di sicurezza, la sui sigla ci porta dritta a quel brutto passato che abbiamo davanti a noi, SS.
Quindi, dovete stare a sapere, cara la mia gente, che una volta esisteva l’Unione Europea e la gente, appena uscita dalla Seconda guerra mondiale, si sentiva più tranquilla..
Come si è arrivati a tutti questo? Se lo chiede anche l’io narrante, che poi è l'alter ego di Sarti Antonio con cui ha anche un difficile rapporto, spiegandoci come la lotta per la liberazione dal nazifascismo, che ci ha portato alla democrazia, non ci ha reso immuni per sempre da questa malattia, il ventre che ha figliato la bestia, il male assoluto come lo abbiamo chiamato alla fine della seconda guerra mondiale, è ancora fecondo.
Pensavamo di aver detto la parola fine al fascismo e al nazismo e ora ce li ritroviamo ancora qui, non solo negli slogan, nelle parole d’ordine (dio patria e famiglia, patrie da difendere da nemici esterni..). Ma anche in come vediamo morire la nostre democrazie. Col controllo della stampa, col controllo del pensiero. Col controllo delle scuole, degli atenei..
Tutto è successo
quando non abbiamo voluto vedere l’odio contro i migranti. Quando
in nome della sicurezza abbiamo accettato una riduzione delle nostre
libertà, la libertà di manifestare in piazza, per esempio.
Abbiamo
accettato tutto questo anche noi: “è cominciato quando vi siete
lasciati sommergere dall’indifferenza” ci dice questa voce della
coscienza. E il potere delle bestia si nutre delle nostre libertà.
Il precedente romanzo terminava con Sarti Antonio sergente che, salvata da una brutta fine la "Biondina", l'eterna fidanzata, se ne scappava sui monti dal cugino Dido, lasciandosi alle spalle i suoi nemici e pure il suo lavoro di questurino. E perfino la sua colite spastica..
Ma, come ci racconta la voce narrante, il nullatenente, non è lui che ha scelto quel lavoro di poliziotto ma è stato quel lavoro a scegliere lui.
E così si troverà anche qui in questo paese sperduto, con una osteria (“Ustaria ’dla streia negra”), una chiesa e un bottega dove comprare il caffè, ad dover indagare di nuovo.
Gli alberi del sud danno uno strano frutto,
sangue sulle foglie e sangue sulle radici,
un corpo nero dondola nella brezza del sud,
strano frutto appeso agli alberi di pioppo.
Questa
è la poesia di Billie Holiday dove i frutti sono i corpi delle
persone di colore appese agli alberi, vittime di quell’odio
razziale che nel sud degli Stati Uniti contro i diversi, i neri.
Lo
strano frutto che una fredda mattina di inverno si trova davanti
Sarti Antonio è quello di “Somalia”, un ragazzo arrivati qui da
lontano, dopo un viaggio della speranza, la speranza di una vita
migliore, non quella di finire impiccato per i piedi ad un albero.
Lavorava presso un benzinaio, ma per qualcuno era intollerabile che
una persona di colore potesse fare una vita normale. Come tutti.
Sarti Antonio sergente non lo sa, ma da qui in poi la sua vita prenderà una direzione diversa. Perché finirà nel mirino del maresciallo della benemerita, non uno come Benedetto Santovito per intenderci, ma piuttosto un servo zelante del potere.
Tira una brutta aria in Europa, ma anche in questo paese non si scherza: tra i monti si sono accampati proprio i ragazzi di una delle squadracce, le SS (le squadre di sicurezza), per addestrarsi.
Per addestrarsi a far rispettare il loro ordine, la legge del più forte, nelle piazze, nelle case.
Non me la sento di voltarmi dall’altra parte. Se c’è un mestiere che non lo permette, credo sia il mio. Dovevi vedere quel disgraziato…
Chi
è stato a fare questo a Somalia? Sarti Antonio torna ad essere il
Questurino che era, forse a Bologna lo vogliono pure riprendere in
polizia. Ma capisce che non è più il momento di stare a guardare:
in questa indagine avrà a fianco la sua Biondina, Dido, il talpone
Rosas e Benito, il benzinaio che a dispetto del nome, è un anarchico
convinto e con tanto di mitra.
L’indagine sui monti diventa
anche l’occasione per ricordare le stragi nazifasciste che hanno
insanguinato questi luoghi nell’inverno del 1944, quando qui
passava la linea Gotica.
Da Sant’Anna di Stazzema a
Marzabotto.
.. a Marzabotto il calendario segnava 29 settembre 1944. In tre giorni 1830 civili massacrati, colpevoli di vivere nel territorio controllato dalla brigata Stella Rossa
Un pellegrinaggio civile sui luoghi dove è nata la nostra democrazia. Dal sacrificio dei soldati che hanno combattuto per la libertà e dai ragazzi che hanno combattuto nella Resistenza.
Ragazzi giovani, come i soldati brasiliani del corpo di spedizione venuto con le navi qui, in un paese che non conoscevano, nel freddo e nella neve, per darci la libertà.
Tante madri italiane e madri brasiliane che allo stesso modo e con le stesse parole hanno salutato i loro figli non li rivedranno. Sempre dalle terre più povere è rubato il sangue per le guerre.
Quella libertà che non è un bene duraturo: perché il futuro che sembra palesarsi davanti a noi assomiglia al brutto passato che pensavamo esserci lasciato alle spalle.
Pensiamo veramente che i Putin, i Netanyahu, i falchi della guerra, persone che si prendono il diritto di uccidere dei civili perché ostacolo al loro modello di sicurezza, siano molto diversi dai dittatori del secolo passato?
Un romanzo quasi distopico, un viaggio nel nostro passato sempre più simile al futuro delle nostre autocrazie, dove un popolino bisognoso di sicurezza delega al potente tutto il potere che richiede.
Ma siamo ancora in tempo per cambiare rotta e non doverci ritrovare ancora a difenderci sui monti perché come dice nel finale lo stesso Sarti Antonio sergente – che in questo romanzo sarà costretto ad impugnare le armi - “La libertà conquistata con le armi è sempre stata di breve durata.”
La
scheda del libro sul sito di Mondadori
I
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