23 giugno 2018

Bari – lo snodo delle filiere criminali


Dopo Torino e le sue periferie che ci ha raccontato Christian Frascella, una breve pausa nella Parigi di Simenon.
Per tornare in Italia, a Bari, il capoluogo regionale: la città del mare, del sole che è anche crocevia di traffici criminali che ci vengono raccontati da Carlo Mazza nel suo ultimo romanzo “Naviganti nelle tenebre” (Edizioni e/o)


Il malaffare aveva invaso la città come una silente scia d'acqua che, insinuandosi giorno dopo giorno, nelle falle di una diga, aveva finito per allagare la valle.Bari era divenuta un'estesa zona grigia tra lecito e illecito, governata da una fitta e vischiosa zona d'interessi e connivenze, impenetrabile come una casamatta e alimentata dalla trasmissione da padre in figlio delle professioni più ambite.Nei miei primi anni di attività la mancata risoluzione di un caso mi procurava ansia, ma con il tempo la tensione per i crimini irrisolti si era tramutata in un frustrante senso d'impotenza.

Protagonista della storia è un capitano dei carabinieri, Bosvades, in parte disilluso sul suo lavoro, dopo tanti insuccessi: nel corso degli anni ha assistito all'assalto del crimine organizzato che proprio qui ha messo radici. Nell'Italia che respinge i migranti perché prima gli italiani e basta invasione, e che invece non riesce a mettere la stessa energia per respingere la criminalità italiana, albanese, kosovara e nigeriana.
Abbiamo scoperto (o forse sarebbe meglio dire riscoperto) della mafia in Puglia solo dopo la serie di omicidi e sparatorie dell'anno scorso, episodi culminati con l'omicidio di due boss per le campagne, in cui morirono anche due contadini.
Assieme a Lazio e Campania, la Puglia era tra le prime regioni italiane per detenzione e sequestri di arma da fuoco, effetto della strategia criminale di controllo del territorio.Nella provincia di Bari circa trenta clan malavitosi continuavano a puntare sulle estorsioni e narcotraffico: le prime erano subite dai negozianti con rassegnazione, come documentava la diminuzione delle denunce e degli attentati incendiari a scopo intimidatorio; il secondo si avvaleva dei sodalizi montenegrini, albanesi, kosovari, serbi e bosniaci. Gli ingenti capitali accumulati, che per i boss più potenti erano nell'ordine di centinaia di milioni di euro, indicevano ad una attività di riciclaggio ben diversificata, che spaziava dalla creazione di società di scommesse on line con sede a Londra all'apertura di ristoranti nelle vie della movida di Barcellona. I patti di non belligeranza tra i gruppi criminali producevano equilibri piuttosto stabili, di tanto in tanto compromessi dal movimentismo di picciotti rampanti e insofferenti alle gerarchie, che non riconoscevano l'autorità dei capi storici e talvolta osavano irridere le arcaiche pratiche di affiliazione mafiosa con il loro armamentario di santini e lamette.Le mafie straniere, soprattutto quella albanese, georgiana e nigeriana, avevano ulteriormente radicato la propria presenza, in particolare a Bari, attivando i collegamenti coi loro paesi d'origine e rendendo il capoluogo regionale il punto di snodo di filiere criminali transcontinentali basate sul traffico di donne, armi e droga.

Il capitano Bosvades dovrà occuparsi di un rapimento strano: strano perché a scomparire senza lasciare traccia è una signora di origini etiopi, che aveva un lavoro normale.
Forse, le ragioni di questo rapimento stanno nel fatto che Samira era l'unica sopravvissuta ad una strage familiare, avvenuto anni prima.

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