22 giugno 2018

L'amica della signora Maigret, di Georges Simenon


La giovane signora di Place D'Anvers 
La gallina era sul fuoco, con una bella carota rossa una grossa cipolla e un mazzetto di prezzemolo, i cui gambi spuntavano dal bordo della pentola. La signora Maigret si chinò per controllare che il gas non si spegnesse, visto che era al minimo.Chiuse tutte le finestre, tranne quella in camera da letto, si domandò se non avesse dimenticato qualcosa e si diede un'occhiata allo specchio: soddisfatta, ucsì, chiuse la porta e mise la chiave nella borsetta.

In questo romanzo trova un suo spazio la signora Maigret, che in altri racconti di Simone abbiamo sempre visto a casa, ad aspettare il commissario per scambiare con lui poche parole.
Ne “L'amica della signora Maigret”, come suggerisce il titolo, ha un ruolo importante sia per il là di tutta la storia, sia per la conclusione dell'inchiesta di Maigret.
Sarà lei, con una sua indagine personale sui “cappellini bianchi”, ad indirizzare il commissario sulla strada giusta.
Già, i cappellini bianchi: tutto comincia dalle lunghe attese, su una panchina di Place d'Anvers, per l'appuntamento col dentista da parte della signora Maigret.
Attese in cui ha modo di fare conoscenza di una giovane signora, accompagnata dal suo bambino
La signora era là, in tailleur blu come ogni mattina, e con un cappellino bianco primaverile che le stava molto bene. Si scostò per far posto alla signora Maigret, che aveva portato una tavoletta di cioccolato e la stava porgendo alla bambino.

Ma in questa mattina di marzo, in cui tutto ha inizio, le cose vanno in modo diverso: la signora cl tailleur blu le lascia il suo bambino per diverse ore, senza darle poi alcuna spiegazione al suo ritorno, qualche ora dopo.
Una situazione che lascia la signora Maigret in una situazione di forte tensione, e non solo per quella gallina lasciata a cuocere troppo a lungo e per aver lasciato senza pranzo il marito.
Che trova ad aspettarla, tranquillo come al solito:
«Che ore sono?» 
«L'una e mezzo» rispose lui, tranquillo. 
Non l'aveva mai vista in quello stato, con il cappello di traverso e le labbra scosse da un tremito. 
«Prima di tutto, ti prego non ridere». 
«Non sto ridendo». 
«E non prendertela con me ..»

Maigret, d'altra parte, è alle prese con un'inchiesta cominciata un mese prima, quasi, a febbraio, che è diventata un caso mediatico: il caso Steuvels, un rilegatore molto rinomato, di origine belga, sospettato di omicidio.
IL tutto era cominciato da una da una lettera anonima ricevuta al Quai, in cui si diceva che il rilegatore aveva bruciato un corpo nella sua caldaia.

Dopo un primo controllo nel suo laboratorio, e nella sua casa, fatto dal giovane Lapointe, Steuvels era stato tratto in arresto. Ed ancora in carcere si trovava, ad inizio marzo: nella caldaia erano poi stati trovati due denti, su un suo vestito blu delle macchie di sangue.
L'inchiesta non aveva ancora portato ad un rinvio a giudizio perché, nonostante questi indizi, nonostante altre incongruenze del rilegatore, questi continuava a negare.
Di sapere qualcosa del corpo bruciato.
Che il vestito col sangue fosse suo.
Che una certa valigia, vista da Lapointe in casa sua, fosse veramente sua ..

Così l'ambizioso avvocato Liotard aveva cominciato a rilasciare interviste in cui criticava apertamente l'operato della polizia giudiziaria di Parigi e anche del celebre Maigret.
Maigret ha fatto il suo tempo.

Ma il commissario Maigret, se anche ha fatto il suo tempo, sa ancora come si segue un'inchiesta: placido, metodico, capace di analizzare diversi indizi e seguire più piste contemporaneamente, non si lascia certo spaventare dalle accuse sui giornali.
Quello che lo mette in difficoltà è il non conoscere i personaggi di questa storia e cosa collega uno con l'altro e cosa collega i due casi, il caso Steuvels e il caso della signora Maigret:
«Abbiamo dei personaggi di cui non sappiamo quasi nulla, nemmeno se hanno avuto o no un ruolo nella faccenda: una donna, un bambino, un uomo robusto e un altro malmesso. Saranno ancora in città? Impossibile dirlo. Se ci sono, di certo si saranno separati. Basta che la donna si tolga il cappellino bianco e lasci il bambino da qualche parte e noi non la riconosciamo più..»

Cosa lega assieme la signora col cappellino, un uomo con cui è stata vista assieme e il signor Steuvels (“di rado aveva visto un sospettato così calmo e padrone di sé”)?
La svolta, e una prima risposta a queste domande, la da l'inchiesta personale dalla signora Maigret, che per la prima volta vediamo all'opera nei panni del marito e i un ruolo attivo, anzi, quasi irriverente, nei confronti del marito:

Prese un autobus al volo, e quando arrivò davanti alla porta di casa si stupì di non sentire i soliti rumori in cucina né odore di cibo. Entrò, passò per la sala da pranzo dove la tavola non era ancora apparecchiata, e alla fine trovò la signora Maigret che, in sottoveste, si stava togliendo le calze.La situazione era così insolita che non disse neanche una parola, e lei, vedendo i suoi occhi sgranati, scoppiò a ridere. 
«Seccato, Maigret?». 
Nel suo tono c’era un buonumore quasi aggressivo che non le conosceva. Sul letto giacevano il suo vestito più elegante e il cappello delle grandi occasioni. 
«Dovrai accontentarti di una cena fredda. Sono stata talmente occupata che non ho trovato il tempo di preparare niente. D’altra parte tu non torni quasi mai a mangiare in questi giorni!».

Sornione, all'apparenza distratto, quasi bonario nei confronti dei sottoposti.
E invece no: Maigret sta mettendo le tesse del puzzle una accanto all'altra, portando l'inchiesta nella direzione giusta.
E troverà pure il modo di mettere sotto scacco l'antipatico avvocato Liotard, che con questo caso sperava di acquistare celebrità a discapito della polizia.
Una vittoria personale, in cui anche il giovane Lapointe, che all'inizio ha commesso una colpevole leggerezza, ha modo di riscattarsi.
La scheda del libro sul sito di Adelphi
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