L'anteprima della puntata è dedicata
all'economia circolare, un circolo virtuoso di un prodotto che lo
allontani dalla discarica: recuperare il cibo e recuperare altri
piccoli prodotti per far cominciare, dal basso, una vera rivoluzione.
Per ridurre gli sprechi alimentari,
oltre agli sgravi, si può puntare sul riciclo degli scarti dei
supermercati: gli alimenti invenduti non sono buttati ma lo chef li
ritrasforma in qualcos'altro.
Gli scarti della frutta si possono
indossare, invece: lo fa Orange Fiber che dalle arance e dalle sue
bucce crea un tessuto che sembra seta.
Con 700 mila tonnellate di scarti
agrumicoli si potrebbe vestire un continente – assicurano – con
un prodotto che non è di bassa qualità.
A Vicenza hanno creato una matita
creata dagli scarti della grafite: dagli scarti si produce un
prodotto che non ha poi scarti a sua volta. Dalla tempera, si produce
un'altra matita, geniale no?
L'azienda è stata bloccata dal
legislatore: le leggi non sapevano distinguere tra rifiuti e
sottoprodotto, servirebbero cioè leggi più semplici per la gestione
di questi prodotto di riciclo.
Anziché fertilizzanti chimici, si
possono usare le mosche soldato per concimare terreni, mentre
mangiano rifiuti.
Le direttive europee indicano una
soglia precisa per il riciclo e togliere di mezzo le leggi che
considerano i rifiuti come qualcosa da gettare: i nostri imprenditori
non dovrebbero lottare contro la burocrazia e leggi vecchie che
ostacolano la ricerca e l'innovazione.
I big four della consulenza - l'inchiesta di Giulio Valesini
KPMG, PWC, Ernst &
Young e Deloitte verificano bilanci di banche e aziende e se
sbagliano le ricadute possono essere gravi sulle persone: questa
volta è Report che fa la revisione alle società d revisione grazie
al servizio di Giulio Valesini.
Si comincia col la
gaffe della notte degli oscar, per un errore di un socio della PWC,
che ha sbagliato a consegnare il foglio all'attore Warren Beatty.
A Londra la
credibilità di questa società è stata minata dalla vicenda dei
lavoratori del museo di Londra, assunti da Carillon: era
considerata una delle più solide multinazionali inglesi, i suoi
bilanci erano certificati da KPMG.
Grazie a questi
bilanci Carillon vinceva dei bandi e la società di revisione
prendeva lauti compensi.
La vicenda
Carillon coinvolge tutte queste società, tra consulenza,
liquidatore, revisione conti: hanno guadagnato due volte dalle
società, consigliando anche come eludere le tasse.
Un partner KPMG ha
collaborato col governo per una legge sui brevetti che consentiva
degli sconti fiscali: una volta tornato in azienda ha scritto una
brochure dove spiegava come pagare meno tasse.
I bug four hanno
la passione per i paradisi fiscali: qui hanno carta bianca per creare
società e spostare capitali, grazie alle leggi che i governi
scrivevano grazie alle consulenze delle società di consulenza
stessa.
Ernst & Young
per esempio consigliava come non pagare l'iva sugli aerei, come era
emerso dall'analisi delle carte di Appleby: aerei acquistati con
società di comodo, in in paradiso fiscale, dove non si paga l'iva.
Grazie ai consigli
delle big four le società hanno risparmiato milioni, hanno aiutato
queste ad eludere il fisco ma non pagano mai il dazio, anche quando
sbagliano.
La procura di
Milano ha aperto un fascicolo su una consulente del ministero di
Padoan mentre era anche pagata da Ernst & Young: Susanna Masi
vestiva il doppio ruolo, consulente del ministero ma anche per Ernst
& Young ed è stata accusata di passare informazioni importanti
alla società di consulenza.
Per chi lavorava,
per il pubblico, per lo Stato o per il privato?
La magistratura ha
stabilito che non c'è reato (chiedendo l'archiviazione): ma
dall'inchiesta emergono i rapporti tra la Masi, che lavorava nel MEF
dal 2012, con un altro partner della E&Y. Chi comanda nei
ministeri dunque? Ministri e burocrati di Stato o i privati?
Masi ha preso
altri incarichi pubblici, dopo che è uscita dalla società di
consulenza, dalle Ferrovie ad Invimit. Per compensarla dalle rinunce
per il posto da privato.
La ragnatela di
Deloitte nella provincia autonoma di Trento: qui la società ha
scritto prima le regole del gioco, poi ha vinto il bando del
consorzio Trento Rise, dove vince pure diverse maxi consulenze.
Massimo Bonacci ex
partner Deloitte ha scritto un bando per la provincia di Dellai: un
bando per riformare i lavori della provincia, bando che poi hanno
vinto.
“Si vede che
hanno fatto delle proposte serie” si giustifica Dellai. Eppure
dalle mail mandate a Roma sembra che il patner Deloitte fosse sicuro
di vincere.
E in effetti gli
appalti della provincia li vinceva Deloitte: l'inchiesta in corso non
ha chiarito come abbia fatto Deloitte ad infilarsi in tutti gli
appalti, perché è tutto finito in un patteggiamento.
Nessuno spiegherà
il perché dei rapporti tra Deloitte e la Keynet, società vicina al
cognato del presidente della provincia Rossi.
Una storia che
stride coi valori di Deloitte pubblicati sul loro sito.
L'appalto pubblico di Consip.
I big four della
consulenza si sarebbero messi d'accordo, per una gara audit di
Consip: si erano messe d'accordo su come fare i ribassi in modo che
non si sovrapponessero, in modo da spartirsi i lotti.
L'antitrust ha
sanzionato le società di consulenza, ma la gara non è stata ancora
bloccata dal Consiglio di Stato.
La storia dei risparmiatori di Banca
Marche.
PWC certificava i
bilanci di banca Marche: la banca è fallita nel 2016 per i crediti
deteriorati, facendo sparire in un posso i risparmi di un territorio.
La Consob ha
contestato diversi principi di revisione alla PWC: non si erano
accorti di nulla, dei bilanci sballati, per anni.
Oggi alla PWC
chiedono danni i risparmiatori e anche i commissari: un ex manager
della banca ha raccontato al giornalista di come la Price, per
tenersi il contratto di revisione, non abbia voluto vedere dei
problemi nei conti e nei bilanci.
Per esempio
prestiti ad imprenditori amici concessi senza troppe garanzie.
Dopo PWC, a Banca
Marche arriva Deloitte, dopo che questa aveva gestito i bilanci della
cassa di risparmio di Ferrara: anche loro certificano i bilanci per
diversi anni, nascondendo i problemi, fino all'aumento di bilancio
del 2011.
Nel 2015 le banche
venete hanno dovuto pagare i compensi per la revisione fiscale e per
la consulenza alle big four: 3,8 milioni di euro che Veneto Banca ha
pagato a PWC, il controllato che paga il controllore in un rapporto
poco chiaro ed efficace.
Come funzionano le
cose all'estero: i big four all'estero hanno collezionato multe da
milioni di dollari, sono state bandite per diversi periodi
dall'attività di consulenza.
In Europa stiamo
adesso pensando di separare attività di consulenza da quelle di
revisione.
E il nostro
governo a chi si è affidato per salvare le banche in crisi? Sempre
alle stesse società che negli anni precedenti le avevano mal
controllate.
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