Per chi se lo fosse perso ieri sera, l'inchiesta/documentario "Infinito crimine" del giornalista Antonio Nicaso e del procuratore di Reggio Nicola Gratteri è disponibile su Raiplay: è un lungo racconto sulle origini della ndrangheta, su come è riuscita a costruire il suo impero economico (e criminale) per cui oggi è una delle strutture criminali più importanti al mondo.
Dall'epoca dei sequestri che ha consentito di accumulare il capitale con cui è entrata nel mondo delle costruzioni, vincendo gli appalti vinti per la costruzione del polo siderurgico a Siderno e le altre opere in Calabria negli anni '70.
Il business della droga, la montagna di soldi che nemmeno si riuscivano a contare.
Soldi con cui i boss hanno potuto comprare case, palazzi, bar.
Di tutta la ricchezza cumulata dalle ndrine solo una piccola parte rimane in Calabria, che rimane una delle regioni più povere e dove lo stato è meno credibile della criminalità organizzata: più organizzata appunto e per questo ricercata dagli stessi imprenditori del sud e del nord per i suoi servizi.
Dal recupero crediti, allo smaltimento rifiuti alle agromafie.
Ecco, di questo si dovrà occupare il neo ministro degli interni Matteo Salvini: la pacchia è finita, ma per lui ora.
Ora dovrà dimostrare di essere in grado di passare dalle dirette facebook all'affrontare l'emergenza mafie (che anche se non è emergenza mediatica è ancora emergenza politica ed economica).
Oltre alle questioni finite nella campagna elettorale: il terrorismo (anche quello di matrice islamica), la gestione dei flussi migratori, gli accordi coi paesi origine dei migranti.
Sicurezza è anche questo: garantire anche ai cittadini del sud il rispetto dei loro diritti.
E non solo ai cittadini italiani.
Anche alle persone immigrate che sono qui per lavorare, come Sacko Soumaila, originario del Mali ma in Italia con permesso di soggiorno: ucciso con un colpo di fucile sparato alle spalle mentre recuperava delle lamiere da un'azienda abbandonata (e pure sotto sequestro per un'inchiesta su un traffico di rifiuti).
"Stava rubando" - raccontano i benpensanti che hanno cercato di chiudere in fretta la storia.
Le lamiere in realtà servivano per dare un tetto a quei braccianti che lavorano nei campi del sud (a Rosarno come a Nardò o Foggia) per raccogliere pomodori, arance, uva, a seconda della stagione.
Anche questa è illegalità, non solo prendere delle lamiere che non servivano a nessuno.
Anche in questo settore di illegalità e sfruttamento sono presenti le mafie: le agromafie (come la droga, come l'edilizia, come lo smaltimento rifiuti, come lo spostamento terra) sono uno dei business della ndrangheta, che vale decine di miliardi di euro.
E' finita veramente la pacchia, ministro.
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