12 giugno 2018

Il metodo Catalanotti, di Andrea Camilleri




S'attrovava in una radura davanti a un boschetto di castagni, il tirreno era tutto cummugliato da 'na specialità di margherite russe e gialle che lui non aviva viduto mai ma dalle quali nisciva fora un profumo che 'mbarsamava l'aria.
Gli vinni gana di caminare a pedi nudi e si stava calanno per slacciarsisi le scarpi quando da boschetto sintì arrivatti un forti soni di ciancianeddri. Si firmò ad ascutari e vitti nesciri 'na mannara di crapazzi bianche e marrò, ognuna della quali aviva una collarino di cianciani.Mentri che le vestie gli s'avvicinavano, il ciancianiddrìo divinni un sono unico, 'nsistenti, 'nterminabili, acuto. E criscì tanto di volumi da darigli 'na sensazioni di fastiddio alle recchie. Fu quel fastiddio che l'arrisbigliò e si fici pirsuaso che quel sono, che ancora continuava da vigliante, autro non era che quella grannissima camurria del tilefono. Accapì che doviva susirisi e annare ad arrispunniri, ma non ce la faciva, era troppo 'ntordonuto dal sonno, aviva la vucca 'mpastata. Allungò un vrazzo, addrumò la luci, taliò il ralogio: le tri del matino. E chi potiva essiri a quell'ura? 

Come pochi altri libri prima, quest'ultimo Montalbano mi ha spiazzato: c'era qualcosa in questo racconto che non mi tornava e che da una parte è come se mi intralciasse la lettura, dall'altra mi sprovava ad andare avanti.

Non perché non ci sia il giallo, l'inchiesta, il delitto, i soliti ingredienti del mondo vigatese dove si muove il nostro commissario.
Anzi.
Si inizia subito con un morto, scoperto da Mimì Augello in una sua avventura notturna e che però, sparisce subito.

.. fu allora che si calò supra la giacchetta pirfittamenti abbuttunata e fu allura che si calò verso la facci per sintirinni il respiro.Nenti.Allura, pigliatosi di coraggio, gli posò deciamenti la mano sopra alla fronti.L'arritrò di scatto.Aviva sintuto il friddo della morti.

Mentre Mimì, scantato, cerca con Salvo una soluzione per far ritrovare in modo “normale” il cadaviro, viene fuori un altro morto, questa volta per davvero.
«Che fu? Che ti dissi Catarella?» 
«E ora che minchia facemo?» 
«Che vuol dire che facemo? Parla!» 
«Salvo, il morto di Catarella non è quello nostro. Ci snni sunno dù. Uno ccà e 'n autro in via La Marmora». 
«Minchia!» fici il commissario, mittennosi stavota lui alla guida.

E' il ragioniere Carmelo Catalanotti, trovato ucciso nel suo letto, con un fermacarte piantato nel petto.
Sembra un morto identico a quello trovato da Mimì in via Biancamano: due uomini vestiti morti nel letto.
Ma anche questa, è una strana morte: se ne accorgono tutti, a cominciare da Montalbano: poco sangue, sempra tutta una messinscena, una “pillicula miricana” viene a dire il dottor Pasquano. Dello stesso avviso anche Antonia Nicoletti, nuovo capo della scientifica.

Mentre gli uomini del commissariato di Vigata cominciano le loro indagini, nel paese avvengono altri fatti: un piccioto (legato casualmente a Catalanotti), viene sparato davanti il portone.
La crisi si manifesta anche nella piccola cittadina siciliana, con manifestazioni di operai, di disoccupati, di persone normali, che vengono bloccate dalle forze dell'ordine, suscitando l'indignazione di Montalbano, che forse non sarà comunista arraggiato (come disse una volta Fazio), ma è comunque omo che ragiona.
«.. contami piuttosto della manifestazioni». 
Prima d'arrispunniri Fazio sturcì la vucca e allargò le vrazza.«Dottore, ancora 'na vota, che ci aio a diri? Vidissi che alle manifestazioni non c'erano sulo operai delle fabbriche che stanno chiuenno, ma c'erano macari la genti comuni, e chista è la vera tragedia. Ci stavano i picciotti che non hanno sprnza d'attrovari travaglio. Aio arracconosciuto, per esempio, macari 'na poco di cumpagni di scola e autri amici mè, maritati, patri di famiglia, 'mpiegati, laureati che hanno pirduto il travaglio e non hanno nisciuna possibilità d'arritrovarlo. Se le cosi continuano accussì l'unica è tornari a fari 'n'autra vota l'emigranti». 
«Raggiuni hai, Fazio. E forsi chista sarebbi la meno, pirchì se a 'sta genti gli sàvuta il firticchio di sfogari tutta la raggia che si portano dintra capace che sta facenna finisci veramenti a schifio. Se non sei 'n condizioni di dari da mangiari a to' figlio, sei pronto a fari la qualunqui»..

No, a turbarmi in questa storia è stato altro.
Per la prima volta compaiono lunghi pezzi in cui sembra di stare dentro un film, o dentro un sogno: quando Augello gli racconta della scoperta del primo morto (ah, già? Che fine avrà fatto?), quando inizia a scoprire alcuni stralci di dialoghi nascosti dentro un armadio dentro casa del morto.
Per la prima volta leggiamo un romanzo di Montalbano, non con gli occhi del commissario.

E poi c'è Catalanotti: chi è il morto? Cosa faceva per vivere? Come passava le giornate? Cosa significano quelle carpette trovate in casa, quei dialoghi che sembrano delle sedute da uno psicologo..
- Che cosa? 
- La verità. 
- Da oggi, allora, dovrai rassegnarti a vivere senza più nessuna illusione. 
- Ho vissuto nell'illusione per tutta la vita. Non mi è mai stato possibile farne a meno. 
- Hai voluto tu arrivare a questo, ad ogni costo. 
- Sino ad oggi le illusioni mi avevano dato la forza di continuare, m'aiutavano a vivere. Non credo in altro, io. Non avevo altro che mi aiutasse.

E quelle liste di persone, con delle cifre accanto? Era forse uno strozzino?

Si scoprirà poi che quei dialoghi erano pezzi delle prove cui il Catalanotti amante di teatro (e dentro il direttorio di una compagnia teatrale) sottoponeva agli aspiranti attori delle opere che voleva mettere in scena.

Il famoso metodo Catalanotti: un lavoro di scavo dentro le coscienze delle persone che potevano essere attori della sua commedia. Un lavoro basato sul similvero non sul verosimile.
Un gioco pericoloso, perché Catalanotti sapeva andare a fondo nell'animo delle persone, nelle loro fobie, nelle loro paure.
Un'attrice lasciata sepolte nella sabbia, con una pistola a fianco, per vedere fino a che punto non l'avrebbe usata per porre fine alla tortura.
Un attore costretta a strisciare per terra, con un abito addosso, per entrare nella parte.
Un altro portata al limite, per capire se fosse veramente in grado di uccidere una persona ..
«Stavo pensando a Catalanotti. mi sarebbe piaciuto tanto conoscerlo, parlargli. Raramente mi è capitato di imbattermi in una personalità così complessa. E' chiaro che si tratta di un vero artista. Forse l'unico della compagnia, e allura io m'addimanno e dico: chi è stato ammazzato? L'artista o l'ususaro?»

E allora, chi è stato ammazzato? L'amante del teatro oppure lo strozzino?
Dove cercare il suo assassino? Nella cerchia delle persone con cui lavorava in teatro, mantenendo una certa distanza, nonostante la vivisezione cui erano costretti, oppure tra le persone cui aveva dato soldi?
Ma non c'è solo questo. C'è anche Antonia, la bella capa della scientifica, che su Montalbano ha l'effetto di una calamita.

Antonia circò di scostarisi ma non potiva pirchì sarebbi caduta.Lo taliò negli occhi.Salvo ricambiò la taliata. 

E' tutto così semplice,
 
si, era così semplice, 
è tale l'evidenza 
che quasi non ci credo. 
A questo serve il corpo: 
mi tocchi o non mi tocchi, mi abbracci o mi allontani. 
Il resto è per i pazzi. 
(Patrizia Cavalli - E' tutto così semplice)

Per Antonia, per fare colpo su questa donna a volte scostante, come le montagne russe, Montalbano è costretto ad aggiornare il suo guardaroba, comprandosi nuove scarpe, camicie, vestiti e perfino un dopobarba francese dentro una profumeria.
Cosa sta succedendo al commissario, che all'improvviso si nega perfino a Fazio e a Mimì, che per lui è come un fratello?

Colpa forse del rapporto con Livia, che sta affondando lentamente come il sole al tramonto nel mare, mentre per lui Antonia è il sole che sorge, forse l'ultima possibilità per sentirsi ancora vivo?

Le pagine del racconto scorrono e si ha l'impressione di trovarsi dentro una commedia, la commedia di una persona che scopre nuovamente l'amore. La commedia dell'animo umano, con le sue vigliaccherie, le sue debolezze.
E dunque, forse è tutto un sogno, tutta una commedia dell'arte, tutta un'invenzione: non esiste nessun cadaviro e Catalanotti sta ora facendo l'ennesimo provino per quella commedia che voleva portare in scena ...
Era, lo sapevi, l'ultimo fuoco concessoti 
dagli Dei nel tuo più che tardo autunno. 
Non ce ne saranno altri. 
Ma adesso basterà un Everest di cenere 
Per seppellire questa manciata di braci 
Che ancora si ostinano a bruciare

La scheda del libro sul sito dell'editore Sellerio
Il sito Vigata.org
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