Una volta era un poliziotto, anche
abbastanza in gamba, aveva pure una moglie e una figlia.
Poi le cose nella sua vita hanno
iniziato a prendere una piega sbagliata.
È lui il protagonista del primo noir
di Christian Frascella,
Fa troppo freddo per morire (La prima indagine di
Contrera) Einaudi: raccontata
attraverso il suo sguardo, vediamo la Torino delle periferie.
Quella
che difficilmente troverete raccontata in qualche articolo di
giornale, se non nelle pagine di cronaca, o in qualche servizio in
TV.
Siamo
a Torino ma sembra di stare in una specie di giungla, in una specie
di terra di nessuno: l'ex quartiere industriale chiamato Barriera,
“il mio cuore nero”, è oggi una zona multietnica, con negozi
della frutta nelle mani dei magrebini, le scuole occupate e usate
come abitazioni di fortuna, i ristoranti cinesi a poco prezzo.
Multietnica
anche la delinquenza, purtroppo: lo spaccio per le piazze, il mercato
della prostituzione per strada e anche nei locali in mano alla mala
albanese.
Ed ecco che mi si stende davanti Barriera, corso Giulio Cesare, il cuore palpitante dell'assurdo. Maghrebini, sudanesi, congolesi che si salutano, s'ignorano, parlano strillando nei cellulari come se dessero ordini al mondo e magari stanno solo chiedendo come va. I cinesi davanti ai ristoranti si preparano ad accogliere la clientela che non ha soldi per pagarsi un pranzo decente e propongono senza fronzoli quello che chi va da loro si aspetta.Uno che so essere ivoriano è appoggiato al muro della farmacia, dove attende la clientela: sta stretto in un giaccone grigio stretto e fuma senza togliersi la sigaretta dalla bocca, nelle fodere delle tasche ha un po' di hashish per i ragazzini che usciranno da scuola.
Attenzione
a non arrivare ai soliti luoghi comuni: gli immigrati che ci
invadono, gli immigrati che portano solo delinquenza ..
Gli
spazi che ora sono occupati da nordafricani, cinesi, sono spazi
lasciati vuoti da italiani.
La
crisi sociale di queste zone è precedente al loro arrivo e deriva
dalla chiusura delle industrie, come la Fiat.
E poi,
sopra a tutto, c'è la 'ndrangheta che tutto vede e tutto controlla.
Manduri è il capo della 'ndrangheta di questa parte di Torino. La sua famiglia si è trasferita in zona negli anni Sessanta, ha scalzato le piccole bande locali a suon di proiettili, si è inserita stabilmente nei gangli del potere cittadino. Se dici criminalità organizzata, a Torino, stai parlando di loro. Lui è il rampollo, l'erede, l'ultimo dei sanguinari e il primo ad aver guardato alla politica e alla finanza con l'intelligenza e la forza di uno scalatore. Ora osserva tutti dall'alto.Quand'ero in polizia l'ho prima osteggiato - con scarsi risultati - poi ho mollato la presa e ho cominciato a guardare dall'altra parte; in cambio ho incassato i suoi bonus fedeltà.
Ma c'è
anche una lavanderia, gestita da un marocchino di nome Mohamed, che
poi è l'ufficio di Contrera.
C'è molta (auto)
ironia in questo noir: si ride per le battute del protagonista che
nulla nasconde della sua natura marcia.
E che ora, da
investigatore privato, sta cercando una seconda possibilità.
Ma si ride amaro:
tutto il ritratto della Torino di oggi, ex città industriale, dove
tra il centro (rifatto per le Olimpiadi invernali) e le periferie c'è
una distanza incolmabile.
La chiamano
letteratura di genere, questa: ma forse è uno dei pochi mezzi con
cui si riesce a raccontare la realtà, senza nessun filtro del
politicamente corretto, dell'ipocrisia, del finto.
Benvenuti in Barriera!
Fa troppo freddo per morire (La prima indagine di Contrera) Einaudi
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