11 giugno 2018

La sicurezza sui treni, Venezia, i pianisti e una scuola romana – Report


Ultima puntata della stagione per Report: oltre ai soliti servizi (tra cui uno molto interessante sullo stato di salute dei treni usati dai pendolari) si racconterà la fine di due vecchie inchieste di cui Report non si è dimenticata (la rigenerazione di vecchi quartieri e i biberon all'acetilene).


Compra, consuma e butta via: il modello attuale di consumo di cibi e prodotti non è più sostenibile.
E' il modello della grande distribuzione che ha il potere di imporre il prezzo di frutta e verdura ai contadini, il modello dei centri commerciali aperti tutti i giorni perché business is business (e poco importa che non ci crei un vero servizio aggiuntivo e nemmeno nuovi posti di lavoro).
Un modello che non è nemmeno sostenibile dal punto di vista ecologico e ambientale, per tutte le merci che si spostano (su gomma) per il paese, per la massa di plastica prodotta e gettata via per imballare le merci.
C'è forse un'alternativa, che va studiata e di cui ci parlerà stasera Antonella Cignarale

Vivere senza supermercato si può? Certo, c’è chi si autoproduce il detersivo con l’acido citrico ed il percarbonato di sodio e ordina la spesa online sul sito dell’azienda agricola locale. C’è anche chi non si accontenta e cerca di aggirare lo strapotere della grande distribuzione aprendo il proprio supermercato autogestito: consumatori e fornitori insieme. Si può decidere anche di finanziare direttamente l’azienda agricola locale e poi raccoglierne i frutti o anche no, se l’annata va male. Certo è un rischio, e il vantaggio? Essere certi della genuinità di ciò che si mangia. E poi ci sono i mercati biologici contadini, i produttori si autocontrollano a vicenda per garantire la qualità di ciò che vendono al consumatore, anzi lo invitano pure a visitare le aziende. E se fosse anche un modo per produrre meno sprechi?

Lo stato di salute dei treni italiani

E' notizia di questi giorni il parziale dietro front del ministro Toninelli sulle grandi opere (e chissà, anche sulla TAV): il cemento è un ottimo volano per l'economia.
E così la classe dirigente di questo paese ha puntato sulle autostrade e sull'alta velocità: tutto bello, poter arrivare a Roma o Napoli in poche ore; aver finalmente completato (con una sforbiciata) la Salerno Reggio Calabria; avere dei collegamenti che legano assieme i porti del sud e del nord col resto del paese.


Ma ci sono anche quelli che, come me, prendono il treno tutti i giorni per tratte più brevi, per arrivare al lavoro: qual è lo stato di salute dei treni italiani?
L'inchiesta di Giovanna Boursier prende spunto dall'incidente al convoglio di Trenord del 25 gennaio a Pioltello: nel deragliamento del treno sono morte tre donne, Pierangela Tadini residente a Vanzago, Giuseppina Pirri che si era trasferita a vivere Capralba, Ida Maddalena Milanesi che lavorava all'ospedale neurologico Carlo Besta.
Quali sono state le cause dell'incidente? Un problema ai binari? Una fatalità? Un problema al convoglio?
Ad oggi non sappiamo ancora niente: diversamente dal tema sicurezza (dei capitreno, per i casi di aggressione), il tema sicurezza nei confronti dei passeggeri non sembra essere così urgente per regione e Trenord, la società dei trasporti regionali a metà con Trenitalia.
I binari (in gestione a RFI in quel tratto) sono custoditi in un deposito dove piove dentro, dove stanno arrugginendo. I vagoni in un altro deposito di Trenord. L'indagine ministeriale per il momento è “segreta” e qualche documento è sparito (un classico, nelle inchieste in questo paese).

Su Raiplay potete trovare un'anticipazione, che parte proprio con le immagini dell'incidente e con le parole del sindaco di Brignano Gera D'Adda: “c'è una rabbia di fondo, trovo veramente inconcepibile morire su un treno di pendolari che deraglia”. Ad oggi, ai sindaci dei paesi colpiti dal lutto, non è arrivato alcun segnale né da Trenord né da Trenitalia.
Gli inquirenti stanno accertando se la causa del disastro sia nell'usura dei carrelli e dei vagoni (il 40% ha più di 40 anni) oppure se il problema è nel binario che si è rotto. La foto della tavoletta messa sotto in giunto, proprio dove si è spezzato ha fatto sorgere tanti dubbi.
Quando è stata messa e da chi?
Un addetto alla manutenzione della linea, che si è fatto intervistare senza mostrare il volto, ha spiegato come quelle tavolette siano messe per tenere a livello il giunto, per evitare che si spezzi.
Si vede che quel giunto era consumato, logorato e la tavoletta serviva per rimandare la vera manutenzione, normalmente entro una settimana.
Non esistono provvedimenti dall'Agenzia per la sicurezza del trasporto ferroviario in cui si parla di tavolette – ammette il direttore Amedeo Gargiulo: loro vigilano e basta, gli interventi in sicurezza li fa RFI.

C'è poi il tema della puntualità, dei treni soppressi, delle cancellazioni per troppi ritardi che pure mette a dura prova la pazienza dei pendolari.
Come i treni annunciati all'ultimo minuto

La scheda del servizio: Buon viaggio di Giovanna Boursier, in collaborazione di Ilaria Proietti e Greta Orsi
Il 25 gennaio il treno regionale partito alle 5.32 da Cremona e diretto a Milano deraglia appena passata la stazione di Pioltello, con 350 pendolari a bordo. Muoiono tre donne e i feriti sono circa 50. Nel punto dove comincia il deragliamento, 800 metri prima di Pioltello, si è rotto un pezzo di rotaia di 23 cm e dalle foto si vede una tavoletta di legno messa sotto. La procura indaga otto persone per disastro colposo: compreso l’amministratore delegato di RFI (società del gruppo FS Italiane che detiene la rete ferroviaria e cura la manutenzione e l’esercizio dei binari) e quello di Trenord, la società di Trenitalia e Regione Lombardia che ha la proprietà delle carrozze che componevano il convoglio. Indagati anche quattro tecnici della manutenzione. Finora gli esami sui carrelli dei vagoni non hanno individuato difetti, mentre quelli sui binari devono ancora cominciare, anche perché sono spariti i documenti di immatricolazione del giunto. Giovanna Boursier prova a capire cosa è successo e in che condizioni viaggiano i quasi tre milioni di pendolari italiani che ogni giorno prendono il treno per recarsi al lavoro: il problema è sempre quello della manutenzione e dei controlli carenti, nonostante finanziamenti per miliardi di euro.

Vivere a Venezia

Venezia è una bella città ma non ci vivrei mai – è uno dei luoghi comuni sulla città della laguna e delle gondole. Luogo comune che ha dentro un pizzico di verità: la città del marmo, delle calle e dei palazzi maestosi sta trasformandosi in una Disneyland per turisti.
Almeno finché ci sarà qualcosa di visitare.
Tutto è pensato per il turista che deve fare il suo giro predefinito, vedere quei monumenti, quelle piazze, comprare qualche souvenir e poi andarsene via.
Un modello poco lungimirante e tendenzialmente poco sostenibile: dobbiamo salvare Venezia da quanti la stanno considerando una gallina dalle uova d'oro da spennare ora e subito.


L'anticipazione su Raiplay: calle piene di turisti dove i negozi per i veneziani sono stati sostituiti quasi ovunque da negozi con souvenir: ormai è diventato tutta Cina, racconta il signor Armando, venuto qui nel 58. Molti commercianti, per soldi, hanno ceduto le loro attività ai cinesi. Dei tremila esercizi commerciali mappati, solo 450 sono per i residenti.
Non solo: l'ex Teatro Cinema italiano, un esempio di architettura neogotica, è stato trasformato grazie alle varianti urbanistiche del comune, un supermercato.
E il sindaco Brugnaro?
I privati possono fare quello che vogliono – spiega: però anche con gli edifici pubblici il comune di Venezia si è dimostrato poco interessato a difendere l'interesse comune.
L'ex casa di riposo, in un palazzo storico del comune, è stata affittata ad un privato che ne farà un albergo, con una variante che è arrivata subito.
Da una parte il comune dice basta a nuovi alberghi, dall'altra ha riempito la delibera con così tante deroghe che si può fare quello che si vuole.
Basta pagare.


La scheda del servizio: Venicetown di Claudia Di Pasquale, in collaborazione di Ilaria Proietti e Eva Georganopoulou
Venezia è una città unica al mondo, la bellezza dei suoi palazzi, dei suoi canali, delle sue calli attrae ogni anno fino a trenta milioni di turisti. Tutta l'economia della città ruota intorno al turismo. Ogni spazio viene trasformato in un bar, un ristorante, un negozio di souvenir, un albergo. Di negozi per i residenti invece ce ne sono sempre meno, anche perché gli abitanti sono passati dai 175 mila dei primi anni ‘50 ai circa 53 mila di oggi. Quasi quanti sono i posti letto per i visitatori. Il turismo è una risorsa, ma allo stesso tempo sta uccidendo lentamente la città e la sua identità. Cosa resta oggi di Venezia? La facciata, le pietre, ma non l'anima. Cosa stanno facendo oggi le istituzioni per salvaguardarla? E per tutelare quello che è un patrimonio dell'umanità Unesco?

I pianisti che non esistono (per legge)

Bernado Iovene torna ad occuparsi di lavoro, per una categoria che esiste, ha un ruolo importante, ma non è riconosciuta e tutelata come categoria.

La scheda del servizio: La leggenda dei pianisti accompagnatori di Bernardo Iovene
Il caso dei “pianisti accompagnatori” nei conservatori italiani. Devono avere un repertorio per ogni classe di strumento e sono a carico degli stessi conservatori per 9000 euro l’anno. Una figura indispensabile ma in Italia, a differenza del resto d’Europa, non sono nemmeno previsti come categoria.

Lo strano caso della scuola di Roma

Lo strano caso di una scuola nel cuore di Roma, che ha sede in un palazzo storico che ha bisogno di manutenzione, che non può spostarsi ma nemmeno rimanere.
Paradossi della burocrazia italiana e di un modello dove i poteri dello Stato non si parlano.

La scheda del servizio: Aula con vista di Alessia Marzi
Una scuola nel cuore di Roma. Palazzo Ceva, detto "il Viscontino", dal 1990 offre ai suoi 270 studenti il privilegio di studiare in una cornice d'eccezione: le sue finestre e i suoi terrazzi dominano i Fori Imperiali. Da anni questo stabile è ostaggio di paradossi burocratici. Gli allievi si dovrebbero trasferire in un'altra struttura in cui i lavori però, iniziati 14 anni fa, non sono ancora finiti. A condurre la battaglia per restare è una preside cocciuta che lotta da anni contro tutti e ora anche contro la sindaca Virginia Raggi, che ha bloccato i fondi statali con cui si potrebbero ristrutturare le finestre ed evitare che piova in classe.

Come è andata a finire?

Gli ultimi due servizi della puntata sono dedicati ad un aggiornamento di due inchieste: un nuovo modello con cui concepire la riqualificazione dei quartieri, in cui tutti sono coinvolti, da finanziare con fondi europei.
E la storia dei biberon all'acetile.

LA GRANDE SCOMMESSA di Michele Buono
Nel maggio 2017 Report ha simulato un progetto di rigenerazione di Tor Sapienza, un quartiere della periferia di Roma, coinvolgendo scuole, laboratori di ricerca, università, l’associazione dei costruttori del Lazio, investitori e la Commissione Europea, ai cui fondi strutturali si potrebbe accedere per finanziare un progetto del genere. Una strategia possibile anche su scala nazionale. I soggetti coinvolti hanno raccolto la proposta e sono già al lavoro. Ha raccolto la proposta anche il governo della Costa d’Avorio che ha visto un’analogia tra una periferia di una città europea e un paese in via di sviluppo. Ci ha chiesto di collaborare.


Com’è andata a finire?
BIBERON A TUTTO GAS di Emanuele Bellano
I biberon e le tettarelle usati nei reparti di neonatologia degli ospedali italiani sono da sempre sterilizzati con l'ossido di etilene, un gas la cui cancerogenicità è stata appurata dall'Oms e che nei soggetti esposti è provato che provochi vari tipi di tumore: al cervello, al pancreas, allo stomaco, per esempio, e leucemie. In seguito al processo di sterilizzazione residui di ossido di etilene rimangono sulla gomma e sulla plastica. Dopo il servizio di Report sulla vicenda il ministero della Salute ha emanato una circolare a ospedali e Asl in cui raccomanda, prima di acquistare biberon e tettarelle sterili, di verificare la presenza sul mercato di prodotti sterilizzati con metodi alternativi all’ossido di etilene e, nel caso, prediligere quelli. Un metodo universalmente riconosciuto di sterilizzazione alternativa all'ossido di etilene c'è ed è quello a raggi gamma o beta. Come si stanno comportando Asl e ospedali dopo questa circolare? E il ministero controlla se sia stata recepita.

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