Incipit
Prologo Cimitero di Siderno, Calabria, 2006
Bastò mostrargli i tesserini per farlo stare zitto. Il custode aprì il cancello e li fece passare.
«Torna pure a dormire» disse uno dei quattro poliziotti. «Non ci metteremo molto. Giusto il tempo di salutare un vecchio amico.»
«Vi accendo le luci?»
«No. Ci piace il buio»
Raramente ho letto thriller così
crudi, così diretti, come quello scritto da Piergiorgio Pulixi e
ambientato in una Milano che si appresta a festeggiare il Natale
(quello appena passato) sotto la minaccia del terrorismo di matrice
islamica.
Forse solo nei romanzi di Massimo
Carlotto, nella serie dell'Alligatore, si ritrova tutto questo male
con cui sono costretti a combattere i protagonisti del racconto.
Un racconto in cui non ci sono buoni e
cattivi, in una lotta per far vincere il bene sul male: in questo
romanzo che scorre veloce in un crescendo pieno di adrenalina, il
male ha le sembianze di un misterioso ed enigmatico personaggio, il
maestro, che sta organizzando il suo piano di distruzione proprio a
Milano, nel cuore dell'Italia, proprio nei giorni in cui le persone
pensano alle festività natalizie, a divertirsi e a comprare regali.
E il bene? Dall'altra parte della
barricata troviamo i poliziotti del nucleo antiterrorismo della
polizia milanese, guidati dal commissario capo Rosa Lopez.
.. capo dell’Unità speciale contro il terrorismo di matrice islamica della DIGOS milanese, e coordinatrice regionale per le Unità antiterrorismo interforze.
Una vita contro il crimine: la
ndrangheta prima, fino a quando la famiglia Macrì non le ha ucciso
il suo capo. Poi il passaggio a Milano, alla sicurezza di Expo e la lotta al terrorismo.
Ma non pensiamo a Rosa e ai suoi uomini
come a degli eroi senza macchia, anzi.
Se il male è disposto a tutto per la
sua causa, ovvero annientare per sempre gli infedeli, facendoli
sprofondare in una spira di terrore, anche il bene per sconfiggere il
male deve essere disposto a fare di tutto.
Turni massacranti, una vita tutta
dedicata al lavoro, giornate che non finiscono mai per analizzare e
incrociare dati.
Ma anche torturare, fare violenza
perfino uccidere a sangue freddo se serve. Un potenziale obiettivo,
una persona che potrebbe conoscere qualche informazione preziosa.
Rosa Lopez quella linea che separa ciò
che è giusto fare e ciò che invece va oltre la legge e le garanzie
che vanno concesse anche ai criminali, l'ha già sorpassata da tempo.
.. nonostante il suo ruolo centrale all’Antiterrorismo, il suo grado e l’esperienza accumulata in tutti quegli anni, per gli uomini del Lovers non era altro che una pedina in un gioco molto più grande di lei
Il lovers hotel,
diversamente da quanto si potrebbe pensare, è un luogo anonimo di
Milano dove non si pratica il peace and love.
Il Lovers è luogo neutrale. Poco più di duemila metri quadrati di territorio immune a qualsiasi ingerenza statale. A tutti fa comodo così, perché tutti, prima o poi, hanno bisogno di una camera al Lovers.
Ex albergo con una
sinistra fama, per un suicidio avvenuto tanti anni prima, è stato
usato nel corso della guerra dai nazisti per torturare i partigiani
per strappare loro qualche informazione.
Ed ora dagli agenti
della CIA per torturare qualche altro disgraziato, per carpire
qualche informazione sulla rete dell'Isis in Italia e in Europa.
Ma nessuno
ufficialmente vi dirà che esiste un posto del genere, chiamato
Lovers Hotel.
Nemmeno Rosa che
con questi agenti di Cia e Mossad è costretta a collaborare, per un
brutto ricatto.
Una serie di
informazioni arrivate ai nostri servizi (e al procuratore
antiterrorismo Marra) fanno pensare che sia imminente un attacco,
proprio in Italia. Il paese che fino a quel momento è stato
risparmiato da attacchi, come il Bataclan a Parigi o il furgone
killer di Berlino.
Questo anche
grazie al lavoro della squadra di Rosa, composta da poliziotti ed ex
militari, esperti di controspionaggio, in cui era “l’odio, oltre
al senso di giustizia, era la malta che li univa”.
Una di queste
informazioni nasce da un video in cui si vedono due ragazzini di una
paranza napoletana torturati a morte:
.. i due paranzini, per loro stessa ammissione, avevano venduto tre fucili AK-47, rubati dal magazzino di un clan camorristico napoletano, a due ragazzi
di colore, di origine araba ma dall’accento brianzolo. Quindi seconda generazione, la più pericolosa, la più facile da radicalizzare e votare alla jihad.
La frenetica caccia
al maestro, che Rosa e i suoi uomini iniziano a temere non sia più
una leggenda, si alterna al racconto della vita delle persone che
hanno deciso di sposare la causa della jihad.
Li andiamo a
conoscere uno per uno.
Una donna che ha
perso il marito e il figlio sotto un bombardamento degli americani.
Un ragazzo che
nella fede islamica ha trovato quel riscatto da una vita di
espedienti.
Tutte persone
votate all'odio, per l'occidente e per quanto questi rappresenta. Sia
per la decadenza dei costumi, sia per i crimini di cui era accusato
di aver fatto nei paesi del medio Oriente nelle guerre passate:
“La jihad sublimava la loro frustrazione e la loro ribollente
voglia di riscatto”.
Guerre che non sono
non avevano esportato la democrazia, ma nemmeno quel minimo di
civiltà che quelle persone aspettavano.
Guerre che avevano
creato, come frutti di una pianta maledetta, Al Qaeda prima e l'Isis
poi.
E poi il
proselitismo contro gli infedeli cresciuto nel web, nei quartieri
europei più disagiati, incubatori di radicalismo e indottrinamento.
Chi vincerà questa
gara, tra il terrore e la democrazia, difesa a caro prezzo, anche
andando oltre il rispetto dei diritti civili?
Come scritto prima,
non aspettatevi alcun lieto fine: non ci sono cavalieri senza macchia
e senza paura.
Questo romanzo è
come un veleno che entra piano piano in circolazione: come Rosa Lopez
e i suoi collaboratori, si rischia di vedere un nemico in ogni faccia
dal colore diverso che si incontra.
Dove si può
nascondere il nemico? Nei quartieri a maggioranza islamica della
periferia milanese? Nelle palazzine dell'Aler in zona Gorla?
Milano era una città scissa da profonde contraddizioni. Soltanto la notte prima, in quella stessa zona, un rifugiato etiope era morto assiderato proprio mentre un giovane milanese veniva stroncato da un infarto dentro un locale per colpa di una pasticca tagliata male. Avevano la stessa età ..
Zone dove i
poliziotti sono costretti a farsi rispettare con la legge dell'occhio
per occhio, perché altrimenti nessuno li avrebbe poi rispettati.
Ma il male sa
assumere forme che nemmeno ti aspetti.
Il male è capace
di colpire celandosi dietro forme insospettabili: preparatevi ad un
colpo di scena finale che ricorda molto da vicino il film “I soliti
sospetti”.
Saremo tutti
depistati da questo genio del terrore, non solo la nostra Lopez.
Anche perché a
dare alla caccia al “maestro” ci sono altre persone, altrettanto
pericolose, con altrettanto odio e desiderio di vendetta...
Ma possiamo stare
tranquilli, questo è solo un romanzo.
E se non fosse
così?
Politicamente
scorretto, duro e cattivo, il thriller di Pulixi mette in luce tutte
le ambiguità, le storture, delle nostre torture di sicurezza. Ci
ricorda di quanto noi occidentali siamo responsabili delle paure che
stiamo vivendo.
Agenti dalle mani
sporche, ndrangheta (che non è spettatrice silente in questo gioco)
e la rete dell'Isis.
Infine, Pulixi ci
regala un nuovo personaggio, il commissario Rosa Lopez, così forte e
così debole, per quella vita normale che non le è stata concessa,
le storie d'amore piene di dolore.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Rizzoli
e un estratto
del primo capitolo
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