21 luglio 2019

Le menzogne che faticano a morire


Anni fa era uscito un libro che si intitolava Tutto ciò che sai è falso”: un saggio sulla disinformazione che spiegava come la nostra percezione della realtà fosse distorta.
Reduce dalla lettura del bel libro di Concita De Gregorio, “Nella notte”, mi è tornato in mente e mi ha fatto riflettere su quanto sia vasto il problema della disinformazione e quanto sia paradossale che succeda oggi nel mondo di internet, dei social media, dove l'informazione dovrebbe essere alla portata di tutti.
Ma non è così: basta partire da quanto successo la passata settimana cominciando dai conti ancora aperti col G8 di Genova e la morte di Carlo Giuliani, la morte dell'ex procuratore Borrelli e con i nostalgici della prima Repubblica quelli che parlano del complotto di Mani pulite; l'anniversario della strage di via D'Amelio e il depistaggio di Stato, di cui finalmente si parla.
Per arrivare a quelli che si abbeverano sui social media dove si parla di invasione di immigrati, di porti da chiudere di invasione. E' veramente così?

Tu quello che sappiamo sulle bombe della mafia della stagione 1992 1994 non racconta tutta la verità di quello che è successo, la verità giudiziaria che ci rimane non spiega la genesi della seconda Repubblica e la fine dei partiti politici della prima Repubblica spazzati via dalle bombe, dalla corruzione e anche dal fatto che non avevano più elettori che li votavano.
Il golpe giudiziario, che avrebbe toccato solo i partiti di centro destra e non il PCI (che pure non esisteva più dal 1989) è dovuto al fatto che non c'era più quel “muro” che costringeva l'Italia a mantenere quel blocco di potere attorno alla Democrazia Cristiana.
Con buona pace dei golpisti, Mani pulite ha toccato anche funzionari del PCI a Milano e Torino: eppure ieri, in occasione delle morte dell'ex procuratore Borrelli si è tornato a parlare di golpe, di Craxi esule lontano dall'Italia.

Il 19 luglio invece si è tornati, ma solo per un giorno, a parlare di mafia: torniamo sempre a parlare di quel biennio, 1992-1994, della fine della prima Repubblica e delle bombe della mafia in Sicilia e poi a colpire luoghi d'arte. Lo Stato ha sconfitto la mafia? Abbiamo dato giustizia a tutte le vittime?
Oppure quelle bombe erano il frutto di un dialogo di un pezzo di Stato mafioso e un pezzo di Stato deviato (che vedeva dentro anche pezzi di servizi): la morte di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone serviva a firmare quel patto, spazzar via vecchi residuati politici, l'ala militare mafiosa per dare l'impressione di un rinnovamento che di fatto non c'è stato

Il 20 luglio è stato l'anniversario della morte di Carlo Giuliani, ucciso in piazza Alimonda da un carabiniere: legittima difesa, hanno detto, Carlo stava assaltando la camionetta dei carabinieri.
Ma, come per Mani Pulite, per le stragi di mafia, si dive alzare la prospettiva con cui si guardano le cose e non fermarsi a quello scatto che mostra un un ragazzo alto un metro e 65 cm con un mano un estintore vuoto.

Crediamo di sapere tutto sul G8 di Genova, sulle devastazioni dei Black bloc, sugli scontri di piazza, sulla morte di Carlo Giuliani, ma non è vero.
Bisogna guardare il film di Daniele Vicari per conoscere la storia della macelleria messicana alla Diaz, le violenze psicologiche nel carcere di Bolzaneto.
L'inerzia della polizia nel colpire i black bloc che agivano indisturbati a Genova nei primi due giorni.

Ma, nel caos informativo di questi giorni, chi le racconta queste cose?
Chi racconta che a Milano (e nel resto d'Italia) si faceva la cresta su ogni appalto e non per finanziare il partito? Che le tangenti favorivano i cattivi politici e i cattivi imprenditori, penalizzando le imprese oneste?

A Milano si è stimato che la MM3 sia costata 192 miliardi/km.
Ad Amburgo 45.
I costi per il passante sono stati di 100 miliardi/km per 7 anni.
A Zurigo è costato 50 miliardi.
Negli anni 80 il debuto pubblico è salito alle stelle: si è passati (rapporto PIL/debito pubblico) da 60% nel 1980, al 118% nel 1992.

[Da Blu Notte Tangentopoli]

Chi racconta che è impossibile che funzionari di polizia abbiamo creato da soli la falsa pista Scarantino e che giudici e magistrati l'hanno ritenuta credibile?
Chi racconta che nel 2001 quelli che chiedevano un mondo diverso, i no global, sono stati colpiti e ridicolizzati e che quelli che erano allora i nemici dei No Global oggi sono proprio i sovranisti, diventati no global fuori tempo massimo.
L'irrinunciabile linea del Piave di cui parlava Borrelli nel ultimo discorso da procuratore generale deve essere un monito anche per noi, deve spingerci ad andare a cercare la verità e non fermarsi alle verità di comodo, quelle confezionate da altri e che la macchina della menzogna ha trasformato in verità di comodo.

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