TEXAS, 2016
Dana lo avrebbe fatto nero se non fosse riuscito a tornare prima di sera. Lo aveva avvertito, mentre lo spingeva fuori dalla roulotte. Appena Rory Pitkin era arrivato sulla sua Indian Scout a motore spento, gli stivali da motociclista che strisciavano sul terreno polveroso, aveva dato a Levi le chiavi del capanno dove il nonno teneva la barca, qualche dollaro pescato dal fondo della borsetta e gli aveva detto che doveva essere a casa prima che la madre e Gil rientrassero..
Questo nuovo romanzo della scrittrice texana Attica Locke, ci porta dentro l'America del sud, quella parte del paese dove si è votato Trump nel 2016 (e questo libro è ambientato proprio a ridosso delle passate elezioni), dove è consuetudine girare armati, guardare i “neri” con sospetto o perfino odio.
In questo mondo, il Texas orientale, lavora Darren Mathews, il texas ranger di colore protagonista di questa serie di gialli, che sono anche un'occasione per comprendere uno spaccato dell'America che diffida della politica di Washington, dove negli ultimi anni sono cresciuti gli episodi di intolleranza verso le persone di colore, le chiese cristiane.
Un'America dove il razzismo, l'odio, vengono insegnati fin da piccoli, tanto da diventare qualcosa di naturale. Come è naturale, per una persona di colore, pensare a difendersi, guardarsi le spalle, stare attento ad uno sguardo.
Avevamo lasciato Darren dietro una scrivania a Houston, dopo l'inchiesta sugli omicidi di Lark (raccontati nel precedente “Texas blues”), ad incrociare i dati sulla Aryan Brotherhood of Texas, un'associazione criminale dedita allo spaccio della droga e delle armi, dove l'affiliazione si guadagna andando ad uccidere una persona di colore.
La scelta di lavorare in ufficio era un compromesso con la moglie Lisa, a cui si era riavvicinato, che vorrebbe per lui un lavoro da avvocato dopo aver completato gli studi, come vorrebbe anche zio Clayton, uno dei fratelli del padre che l'aveva cresciuto, assieme all'altro zio, Warren, dopo essere rimasto orfano. E dopo che la madre l'aveva abbandonato.
I rapporti con la madre non sono migliorati nemmeno adesso, specie dopo che lei ha nelle mani qualcosa con cui ricattarlo, per chiedere soldi, per chiedere quell'attenzione da parte del figlio.
Non aveva confidato a nessuno che sua madre aveva trovato la presunta arma del delitto nella proprietà dei Mathews a Camilla, che la custodiva da qualche parte, che lo teneva per le palle.
Si tratta di un caso di omicidio, di un esponente della ABT, su cui Darren ha mentito al gran giurì per difendere un amico, lo aveva fatto in modo istintivo perché sapeva che “un nero doveva rivendicare il diritto alla propria paura. O sarebbe stato per sempre vittima di quella degli altri”.
Una brutta situazione, preso in mezzo dalla madre e dal procuratore distrettuale che sospetta su di lui, nessuno con cui confidarsi, nemmeno lo zio che non avrebbe approvato la sua bugia detta di fronte alla legge.
Una brutta situazione anche per quella rabbia, quella tensione, che sente covare dentro: il paese è cambiato dopo le elezioni del 2016, è come se certi fantasmi del passato fossero stati risvegliati. Che succederà alla sua unità col nuovo presidente?
Fu allora che Wilson aprì il fascicolo, ma lo guardò appena. Ne conosceva il contenuto a memoria. “Abbiamo un bambino scomparso a Marion County, dalle parti di Jefferson. Lago Caddo, per l’esattezza.”
A Jefferson è sparito un ragazzino di nove anni, Levi King, figlio di un capitano della ABT ora in carcere, sparito dopo aver preso una barca sul lago Caddo, non proprio un luogo ospitale dove passar la notte. Il capo di Darren gli chiede di indagare, non sulla sparizione, ma sui rapporti tra il padre e la ABT.
“Ci serve un’incriminazione, e bisogna stringere i tempi. I federali vogliono arrivare davanti a un gran giurì prima del passaggio di poteri a Washington, nel caso che un Dipartimento di giustizia targato Trump scambi la Aryan Brotherhood of Texas per una specie di guardia d’onore.”
Andare a Jefferson è come fare un viaggio nel passato: questa cittadina (“sembrava la figliastra indisponente di New Orleans, sempre col broncio nelle foto di famiglia”) aveva avuto un momento d'oro fino alla guerra di Secessione, perché zona di transito dei battelli a vapore che trasportavano merci dal nord del Mississipi.
Ancora oggi vive del ricordo di quel passato, qualcuno pensa addirittura di riprendere la navigazione, per attirare turisti. Strade pulite, case di mattoni rossi, giardini curati. Ma poco distante dalla città si trova Hopetown, il borgo dove viveva Levi con la famiglia.
Strano miscuglio, Hopetown: da una parte un nucleo di cui fa parte l'anziano George Leroy, che è pure l'ultima persona ad aver visto vivo il ragazzino quella notte, assieme ad una famiglia di indiani caddo, gelosi dei loro riti.
Dall'altra parte delle roulotte di famiglie di bianchi, suprematisti (e sospettati pure di gravitare attorno all'ABT), responsabili di episodi di razzismo contro i nativi americani e la persona di colore. Un paese “cattivo e denutrito” come i suoi abitanti. Sembra che della sparizione del bambino non importi a nessuno, se non a Marnie, la madre.
Non importa troppo allo sceriffo, non importa al nuovo compagno della madre, Gil, un poco di buono. Non importa a Rosemary King, la nonna, una donna che sembra vivere ancora ai tempi del passato coloniale, nella sua villa col giardino curate, con tanto di cameriera e autista di colore.
Era difficile credere che quei due mondi così diversi – Jefferson, con le sue arie da dama del Sud prebellico, e il lago Caddo, selvatico e impervio – fossero ad appena una manciata di chilometri l’uno dall’altro ..
L'unico che vuole fare una vera indagine per ritrovare il bambino è Darren che però, nella sua indagine, si trova da solo. Lo sceriffo e l'FBI (che entra nel caso, perché pensa si tratti di un “crimine d'odio”) accusano il vecchio Leroy Page.
Una soluzione che non lo convince, capisce che c'è qualcosa che non va in quella storia, che in tanti stanno mentendo, nascondendogli le cose.
Non vedeva l’ora di andarsene da lì, ma qualcosa lo tratteneva, qualcosa che non quadrava in tutta quella storia. Era come una matrioska, ogni mistero ne racchiudeva un altro, e poi un altro e un altro ancora.
Sarà la storia di Hopetown a dare la chiave giusta per risalire a questi segreti: un pezzo di terra dove si erano insediate gli antenati di Leroy Page dopo la guerra di Secessione, in armonia con gli indiani. Cercando di perdonare e di dimenticare il passato schiavista dei bianchi. Una storia bella di speranza e di riscatto.
Ma forse, come dice ad un certo punto questo anziano testimone di un passato sparito, “Il perdono ha un limite.”
Come nel precedente, anche in questo nuovo romanzo il blues fa da colonna sonora alla storia, il blues del Texas che per il protagonista è “la via di casa”, il ricordo di un passato in cui “non esisteva il concetto di giusto o sbagliato, quando si aveva a che fare con i bianchi”.
L'autrice ci porta dentro il mondo in cui ai bambini viene insegnato l'odio per le minoranze, allevati come lo sono i figli dell'Isis arriva a pensare il protagonista.
Bambini che a nove anni hanno visto miseria e violenza come nemmeno un adulto dovrebbe mai provare nella vita.
Quella miseria che poi è l'humus dentro cui cresce la pianta del razzismo, perché vedi nelle persone di colore che chiedono i tuoi stessi diritti, il tuo stesso salario, come un nemico.
C’era un velo di opacità che ammantava quel posto, come il muschio grigiastro che pendeva dai cipressi calvi del lago Caddo. Era impossibile districare la verità seguendo il filo delle risposte a semplici domande.
Leggendo questo romanzo ho scoperto, oltre al passato di questo pezzo di Texas, qual è l'origine del suo nome, deriva da un termine degli indiani caddo che vivevano in quelle zone prima dei francesi, degli inglesi e degli spagnoli
...sa come si dice ‘amico’ o ‘alleato’ nella loro lingua? Taysha. Quando sono arrivati gli spagnoli, hanno cominciato a chiamare così i nativi, ma lo storpiavano in tejas. Poi sono arrivati gli inglesi, e il territorio dei tejas è diventato il Texas.
Non aspettatevi un lieto fine da questo racconto, che non sarà l'ultimo con protagonista il ranger Darren Mathews e i suoi conflitti. Non è un caso che nelle ultime pagine compaiano questi versi, di una canzone blues chiaramente
I can’t quit you, baby... so I’m gon’ have to put you down for a while.* Le parole si scioglievano in fraseggi piangenti di chitarra, ogni nota un coltello girato nella piaga.
La scheda del libro sul sito di Bombiani
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