Tornarono nella scuderia nella luce obliqua del mattino. I fratelli McPheron, Harold e Raymond. Vecchi che si avvicinano a una vecchia casa alla fine dell'estate. Attraversarono il vialetto sterrato, superarono il furgone e l'automobile parcheggiata vicino alla recinzione in rete metallica e varcarono il cancello l'uno dopo l'altro.
Crepuscolo è il secondo capitolo della trilogia della pianura, e come i precedenti è ambientato nella contea di Holt, in Colorado, una città inventata che però, come la Vigata di Camilleri, romanzo dopo romanzo, per i suoi lettori è diventata una vera cittadina della provincia americana. Peccato che Kent Haruf sia morto troppo presto, probabilmente avrebbe dato anche dato un seguito a questa serie.
Dentro questo romanzo troviamo tante storie dei protagonisti di questo mondo, lontano qualche centinaio di miglia dalle grandi città, in mezzo alla pianura estesa di allevamenti e campagna.
Alcuni di questi personaggi li abbiamo già incontrati nel precedente Canto della pianura, come i fratelli McPheron, allevatori di bestiame, cresciuti assieme e invecchiati assieme nella loro casa. Dove due anni prima avevano accolto Victoria, un'adolescente incinta con problemi familiari. E che ora vedono andare via, a Fort Collins, perché ha deciso di iscriversi all'università per cercare una vita migliore.
Ma Victoria non si è dimenticata dei due fratelli che l'hanno trattata come una figlia, salvandola da un destino forse segnato.
Non siamo parenti, disse Victoria. Mi hanno salvato due anni fa, quando avevo un disperato bisogno d'aiuto. Ecco perché sono qui.
Sono pastori, è questo che intendi.
No. Non sono pastori. Però mi hanno salvato. Non so cos'avrei fatto senza di loro. E che nessuno si azzardi a dire una sola parola contro di loro.
Anch'io sono stata salvata, disse la ragazza. Ringrazio Gesù Cristo ogni giorno della mia vita.
Non mi riferivo a questo, ribatté Victoria. Non stavo proprio parlando di questo.
DJ è invece un ragazzino che vive assieme al nonno, anche lui, come Victoria e come tanti altri, ha dovuto imparare in fretta quanto possa essere dura la vita, senza genitori e solo con il nonno.
Il ragazzino si chiamava DJ Kephart. Si prendeva cura del vecchio: di notte, quando il nonno aveva finito di chiacchierare in quella bettola, lo portava a casa lungo le strade buie, in casa era perlopiù lui a occuparsi di cucinare e fare le pulizie, e una volta la settimana portava i vestiti sporchi alla lavanderia automatica di Ash Street.
E' dovuto crescere in fretta DJ, le asprezze lo hanno reso più solitario ma non lo hanno incattivito anzi: un giorno incontra le due figlie della signora Wells, Dema ed Emma, anche loro con un padre lontano in Alaska, e finalmente può ritagliarsi anche lui un suo spazio dove sognare e fare le cose che normalmente fanno i ragazzini tra di loro.
Ma ci sono ragazzini meno fortunati, come i figli di Betty e Luther, cresciuti dentro la roulotte sbiadita al sole, con grandi difficoltà. Tanto che i genitori devono rivolgersi ai servizi sociali, a Rose Tyler. E da lei dovranno ritornare quando le loro piccole vite incontreranno quella dello zio Hoyt, un ubriacone buono a nulla:
Rose scrisse sul suo taccuino e una volta finito guardò i due bambini e guardo il vicesceriffo e di colpo si sentì che rischiava di scoppiare a piangere senza riuscire a fermarsi. Aveva visto tanti problemi nella contea di Holt, e tutti si erano accumulati, custoditi, nel suo cuore. Questo di oggi l'aveva disgustata. Non era mai riuscita a diventare insensibile a quei problemi. Ci aveva provato, ma non ce l'aveva fatta. Guardò i due figli dei Wallace, li osservò per un istante, poi riprese a fare domande alla ragazzina.
Anche i figli di Tom Guthrie, insegnante al liceo della cittadina, hanno imparato subito quanto possa essere dura la vita, per l'abbandono della madre, che ha lasciato la famiglia tempo fa.
Ma Tom non si è arreso, non ha smesso di aiutare gli altri, di cercare di essere un buon padre.
No, rispose Guthrie.
Guardò il figlio, seduto accanto a lui nel furgone che viaggiava sulla strada sterrata in quel luminoso pomeriggio invernale, l'aperta campagna piatta tutt'intorno a loro, grigia, bruna, molto secca.
Non lo sono mai, disse. Non riesco a immaginare qualcosa o qualcuno che possa esserne contento. Ma ogni essere vivente a questo mondo prima o poi va svezzato.
In questo romanzo c'è dentro la vita in tutte le sue sfumature: la vita di persone che si fanno in quattro pur di aiutare gli altri, che si lasciano andare dalla disperazione, altre che invece cercano sempre la scorciatoia, per faticare di meno e campare alle spalle degli altri.
Persone indurite dal vento e dall'aria
aperta ma gentili ed educate come i fratelli McPheron, o indurite
dalle vicende di cui devono occuparsi come l'assistente sociale, Rose
Tyler. Ma che ogni volta sente le lacrime salire per quello a cui
deve assistere e a cui non è riuscita ad abituarsi.
Un ruolo importante lo hanno i bambini in Crepuscolo, le prime vittime della cattiveria degli adulti, degli alti e bassi della vita, bambini cresciuti in fretta tra sacrifici e lacrime e strappati ai giochi e ai sogni.
C'è dentro anche l'amore che, ci insegna Haruf, può arrivare in qualsiasi momento della vita, non bisogna mai chiudersi dentro la proprie amarezze, mai chiudere gli altri fuori.
C'è dentro tanta dolcezza, tanta poesia, nonostante le storie raccontate con stile asciutto, non siano tutte a lieto fine, ma questa è la vita purtroppo.
E ancora più in là, fuori città, sugli altopiani, le luci blu dei lampioni nei cortili avrebbero brillato dagli alti pali sulle fattorie e sugli allevamenti isolati nella campagna aperta e brulla, si sarebbe alzato il vento, avrebbe soffiato negli spazi aperti senza trovare ostacoli sui vasti campi di grano invernale, sugli antichi pascoli e sulle strade sterrate, portando con sé una polvere pallida mentre il buio si avvicinava e scendeva la notte.
E loro erano ancora seduti insieme nella stanza in silenzio il vecchio con questa donna gentile fra le braccia, in attesa.
La scheda sul sito di NN Editore
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