Ora che abbiamo eletto il presidente della Repubblica salvando l'establishment e il festival di Sanremo, c'è tempo per parlare del mancato presidente, il candidato Berlusconi e la sua operazione scoiattolo.
Giorgio Mottola tornerà sullo scandalo dell'investimento fatto coi soldi dei fedeli per comprasi un palazzo a Londra. Infine un servizio che racconta quali sono oggi le cure al Covid.
Un ripassino di storia
Alla fine l'operazione scoiattolo non è andata in porto: Berlusconi non è riuscito a trovare un numero sufficiente di deputati, senatori e rappresentanti delle regioni per essere eletto presidente della Repubblica e coronare così il suo sogno.
Eppure per settimane gli sono andati tutti dietro di fatto bloccando l'intero centrodestra nel poter fare altre candidature per il Quirinale: nessuno dei giornalisti, dei solenni opinionisti da studio, dei retroscenisti della politica italiana aveva niente da ridire sulle ambizioni di Berlusconi. Nonostante il suo passato, le sue frequentazioni, la sua politica passata attraverso le leggi ad personam, la sua condanna. Report fa così un ripassino politico concentrandosi sugli ultimi anni del governo Berlusconi III (o IV).
Luca Bertazzoni ha intervistato Noemi Letizia, finita dentro uno scandalo (mediatico) per una festa di compleanno nel 2009 in cui era stato intervistato anche l'allora presidente del consiglio:
Chi è Noemi Letizia oggi?
Io sono Noemi Letizia e sono nota per la mia festa di 18 anni un po’ movimentata. Una festa, un’occasione che mi ha lasciato una macchia addosso, una macchia che non mi appartiene e non è la mia, ma con la quale ho dovuto convivere per anni e che ha influenzato anche la mia vita in maniera molto negativa.
La scheda del servizio: OPERAZIONE SCOIATTOLO di Luca Bertazzoni con la collaborazione Goffredo De Pascale, Edoardo Garibaldi
Dopo aver provato a cercare i voti del Parlamento con la cosiddetta “operazione scoiattolo”, alla fine Silvio Berlusconi ha rinunciato alla candidatura alla Presidenza della Repubblica. L’inchiesta di Report ripercorre gli ultimi anni di vita del quarto governo Berlusconi, la crisi politica che ne ha determinato la caduta con l’avvento dei tecnici a Palazzo Chigi. Il racconto intreccia lo scenario economico di quel periodo e le vicende giudiziarie che hanno influenzato l’attività politica di Silvio Berlusconi: i processi Ruby uno, Ruby Bis e Ruby Ter. Per la prima volta parla in esclusiva con Report, Noemi Letizia, nota per la sua festa di 18 anni del 2009 a cui partecipò fra lo stupore di tutti l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
L'affare londinese
Giorgio Mottola torna ad occuparsi di uno dei più grandi scandali della storia del Vaticano: i soldi per l'obolo di San Pietro, versato dai fedeli e spesi per comprare il palazzo degli ex magazzini Harrods a Londra, una storia che passa attraverso broker spregiudicati e arriva fino ad un politico italiano. Il processo in Vaticano è cominciato e sotto giudizio ci sono alti prelati, consulenti finanziari e broker.
Dove essere un affare sicuro, l'acquisto del palazzo a Londra, invece questo scandalo ha rivelato che i soldi dei fedeli sono finiti al centro di una vera e propria truffa che sembra ripercorrere lo schema reso celebre nel film “pacco, doppio pacco e contropaccotto”.
“Noi ci abbiamo creduto, ci siamo cascati dentro” racconta nel corso degli interrogatori presso la gendarmeria vaticana monsignor Perlasca , ex capo dell'ufficio amministrativo, la cassaforte della segreteria di Stato: è stato lui ad aver avviato la compravendita del palazzo di Londra.
“Certamente non l'abbiamo fatto né perché era Mincione, né perché.. perché purtroppo nella vita si sbaglia anche”.
Interessante ricostruire il giro che fanno i 15 milioni di euro quando vengono incassati da Torzi, uno degli intermediari dell'operazione: i primi cinque finiscono in tasca a Mincione (all'epoca consulente finanziario del Vaticano), gli altri dieci finiscono nella galassia societaria del broker molisano Torzi, 3 ml alla JCI, 125mila alla sua partecipata, la JCI Capital, una società di investimenti in cui erano presenti Torzi e altri personaggi illustri della politica italiana. L'ex sottosegretario alla alla comunicazione Botti, l'ex ministro Tremonti e l'ex ministro Frattini, oggi presidente del Consiglio di Stato che ha accettato l'intervista con Report.
Torzi aveva cooptato tutti e tre nell'advisory boead di JCL Capital poco prima di concludere l'accordo con il Vaticano, circostanza che aveva impensierito monsignor Carlino (segretario dell'ex cardinale Becciu).
“Mi chiesero di partecipare ad un gruppo che doveva fare analisi internazionali su alcune aree di crisi” risponde oggi Frattini, che ammette di non essere entrato nel board senza conosce Torzi, ma solo avendolo visto in foto assieme al papa.
Come compeso per la sua partecipazione al board e per le tre conferenze internazionali Frattini ha preso nell'ottobre 2019 30mila euro, prevenienti da quei 15ml di euro ricevuti da Torzi e che arrivavano dalla Segreteria di Stato e dall'obolo di San Pietro .
Per questa attività dentro l'adivosy board Frattini non ha chiesto autorizzazione al Consiglio di Stato, perché erano “attività relative alla politica estera, svolte all'estero, per le quali non è previsto che si chieda l'autorizzazione, perché indipendenti dall'attività istituzionale.”
Ma Torzi ha interessi anche in Italia, c'era la possibilità che Torzi si sarebbe trovato di fronte al Consiglio di Stato: “erano cose che non sapevo all'epoca ma che ovviamente con le mie dimissioni ha eliminato in radice ..” risponde l'ex ministro.
Ma prima delle dimissioni Frattini ha tempo di partecipare ad una cena a Londra con Torzi e il vice premier della Libia, “era una cena il giorno prima della prima delle riunioni”. Una cena poco gradita a Frattini, che per il fastidio del baccano nella sala si dovette mettere i tappi alle orecchie.
Vincenzo Bisbiglia sul Fatto Quotidiano di sabato 29 gennaio ha riassunto gli ultimi sviluppi dell'inchiesta:
La telenovela è finita, ma il processo va avanti. Il Vaticano ieri ha annunciato di aver venduto il famoso “palazzo di Londra”, al prezzo di circa 120 milioni di euro, confermando dunque la perdita di 100 milioni messa a bilancio nei mesi scorsi dalla Santa Sede. L’edificio si trova in Sloane Square, nel cuore della “posh London”, e un tempo ospitava i magazzini Harrods. Nel luglio 2014 lo acquista il Vaticano per circa 230 milioni di sterline. L’immobile, che avrebbe dovute rendere il 3,75% annuo, di lì a breve subisce un deprezzamento verticale perché la valorizzazione non decolla. Così le autorità d’Oltretevere spendono almeno altri 55 milioni per uscire dall’affare. La Santa Sede in realtà stava per investire in un fondo petrolifero in Congo – partecipato da Eni – salvo poi tirarsi indietro su consiglio dell’imprenditore Raffaele Mincione, chiamato in Vaticano come consulente finanziario. Secondo i pm vaticani, la società che deteneva le quote dell’edificio, la Athena Capital Real Estate, in realtà era riconducibile proprio a Mincione. Nei giorni scorsi il finanziere romano è stato citato in giudizio in Vaticano con l’accusa di truffa e autoriciclaggio. Per altri reati (peculato e abuso d’ufficio) sono imputati a vario titolo anche l’allora sostituto della Santa Sede, il Cardinale Angelo Becciu, il funzionario vaticano Fabrizio Tirabassi e l’ex consulente della Segreteria di Stato, Enrico Crasso.
Nelle 138 pagine del nuovo atto di citazione formulato dal promotore di giustizia, Alessandro Diddi, sono citati nuovi documenti che dimostrerebbero come Mincione, si legge, abbia “gonfiato slealmente la stima dell’immobile”. Il broker e i suoi collaboratori, scrive il pm, “conoscevano e disponevano senz’altro della perizia estimativa (…) predisposta l’11.9.2013 (…) da una delle società di consulenza immobiliare più importanti al mondo, Cbre Ltd”, giunta a “una stima del valore dell’immobile di 173,5 mln/gbp, inferiore di oltre 55 mln/gbp rispetto a quella dichiarata (…) alla Segreteria di Stato”. Non solo. Dai bilanci delle società coinvolte, “si evince che il prezzo (…) al quale (…) era stato compravenduto nel dicembre 2012 ammontava a 137 mln/gbp, (…) quasi 100 mln/gbp meno della valutazione Mincione”. Documenti, scrive il promotore di giustizia, “in possesso degli imputati e da costoro tenuti deplorabilmente celati”. Quando il 22 novembre 2018 la Santa Sede opera il primo disinvestimento, la Athena di Mincione cede le quote alla Gutt Sa di del broker molisano Gianluigi Torzi (anche lui imputato). Nel contratto fra le parti, vi è inserito “l’obbligo della Segreteria di Stato di versare (…) ad Athena Sicav un conguaglio (…) pari a euro 40 mln/gpb”, facendo lievitare il valore dichiarato a 275 milioni di sterline.
La scheda del servizio: PACCO, CONTROPACCO, DOPPIO PACCOTTO di Giorgio Mottola con la collaborazione Norma Ferrara
Doveva essere un affare sicuro e vantaggioso, si è trasformato in uno dei più grandi scandali della storia recente del Vaticano. L’acquisto dei prestigiosi ex magazzini Harrods a Londra ha generato finora perdite superiori ai 100 milioni di euro. Secondo i magistrati si tratta di una colossale truffa in cui sarebbero rimasti impigliati cardinali, monsignori, funzionari della Santa sede e spregiudicati uomini d’affari. I soldi dei fedeli sono finiti, infatti, in un grottesco schema fraudolento che ricorda molto da vicino la trama del film “Pacco, doppio pacco e contropaccotto”. Attraverso gli interrogatori inediti dei protagonisti, interviste ai principali imputati e documenti esclusivi, Report ricostruisce l'intera vicenda.
Le cure per il covid (oltre alla auto sorveglianza )
L'emergenza è finita, dicono i giornali e dicono gli esperti del governo che ha messo in sicurezza il paese. Eppure si muore ancora di Covid, i contagi nelle scuole sono ancora alti, i problemi dei tamponi e delle quarantene sono scaricate sulle famiglie. Negli ospedali, si chiedi una visita, fai fatica a trovare posto (almeno di non rivolgersi al privato).
Partendo dal protocollo della “vigile attesa” (attesa di cosa, che il virus passi da solo?), Report racconterà delle cure sperimentali sul Covid.
Per i pazienti fragili ci sono le cure con le monoclonali e gli antivirali, che sono costose, per gli altri il protocollo del ministero della Salute della vigile attesa prevede paracetamolo e antinfiammatori per i sintomi lievi, sospeso dal TAR del Lazio perché limitava l'autonomia dei medici, è stato poi ripristinano dal Consiglio di Stato nel febbraio 2022.
Il segretario generale dei medici di base Silvestro Scotti spiega che la parola attesa “è infelice” perché fa sorgere l'idea che si debba aspettare.
A Bergamo il dottor Fredy Suter (primario all'ospedale papa Giovanni XXIII) ha inventato una terapia basata sugli antinfiammatori i quali “non sono possono attenuare la sintomatologia della fase iniziale virale, ma possono ridurre le ospedalizzazioni e probabilmente anche i casi di morte. È fondamentale che i farmaci siano somministrati sin dai primi sintomi.”
Questo protocollo è stato applicato da diversi medici di base sul territorio con buoni risultati: Manuele Bonaccorsi ne ha parlato con una di questi, la dottoressa Katia Vazzana, che l'ha usata anche per curare il padre oltre ai suoi mutuati (e il padre era diabetico e cardiopatico, dunque a rischio).
La sperimentazione del protocollo è stata fatta dall'istituto Mario Negri a Milano, dal professor Giuseppe Remuzzi che ha portato ad uno studio pubblicato nel giugno 2021: su 90 pazienti curati con le cure precoci ci sono stati solo due ricoveri, nel gruppo dove invece era stato seguito il protocollo standard erano stati invece 13.
Adesso uscirà una seconda pubblicazione che confermerà lo stesso trend: “i nostri risultati sono stati nettamente superiori a quello che ci aspettavamo ” commenta il dottor Suter, “con la tachipirina non si cura l'infiammazione, i farmaci antinfiammatori vanno alla radice del problema, riducono la probabilità di andare verso una infiammazione, oggi ci sono delle segnalazioni secondo cui la tachipirina tende a far abbassare il livello del glutatione che è un antiossidante protettivo.”
Ma se i risultati di questo protocollo sono così importanti perché non è stato generalizzato?
“Gli enti regolatori, come Aifa, devono essere molto prudenti e possono dare indicazioni solo sulla base di studi scientifici estremamente rigorosi. Il nostro studio ha dei limiti e cercheremo di farne uno il più possibile corretto da tutti i punti di vista” ha risposto il primario.
La scheda del servizio: LA VIGILE ATTESA di Manuele Bonaccorsi e Lorenzo Vendemiale
L’emergenza sembra passata ma di Covid si continua a morire: in Italia ci sono stati oltre 4 mila decessi solo nelle ultime due settimane. I vaccini hanno salvato migliaia di vite ed evitato che il bilancio fosse peggiore, ma bisogna perfezionare anche le terapie. Report spiegherà quali sono le cure che fin qui sono state impiegate per trattare i malati di Covid, e con quali risultati: a partire dal famoso protocollo sulla “vigile attesa” stabilito dal Ministero della Salute, sospeso da una sentenza del Tar ma poi riconfermato dal Consiglio di Stato. Mentre a Milano, all'Istituto Mario Negri, da tempo viene sperimentata una possibile alternativa di cure precoci basate sugli antinfiammatori. Per il futuro, invece, le speranze sono riposte sui nuovi antivirali prodotti da Merck e Pfizer, che a breve arriveranno anche in Italia: ma come si usano, quanto sono efficaci, e che impatto saranno in grado di avere davvero nella lotta al Coronavirus?
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