Prologo
La prima volta percepisce una rugginosa frizione di metallo contro metallo. Poi il suono si trasforma in uno stridio feroce, come un artiglio che raschia una superficie d’acciaio. Il sibilo viene da fuori, da qualche lontano anfratto nel parco della villa. Il vecchio si arrende alla curiosità, alza il viso dalle pagine consunte e rimane in ascolto.
In una Milano tristemente (e stranamente) piovosa si aggira uno “spettro” vendicatore, che uccide le sue vittime in modo particolarmente efferato e teatrale, forse anche troppo. Prima un professore appassionato di libri antichi e di esoterismo, Niccolò Bessa Terzaghi, ucciso nella sua villa e crocifisso ad una parete.
Al centro di tutto, lui. Una specie di raro uccello antropomorfo inchiodato al mogano della libreria, giusto un metro sopra la linea del secondo ripiano.
Poi tocca ad un avvocato civilista, Claudio Cervignati, ucciso e inchiodato al pavimento del suo appartamento. Due delitti su cui deve indagare l’Unità Crimini Violenti della Questura Milano che, dopo la caccia al serial killer dei fiori (“Le notti senza sonno” Guanda editore) che li aveva impegnati in quei sei lunghi giorni di caccia, si stava godendo un momento di riposo.
Piove anche oggi. In realtà sembra che piova da sempre. Un autunno piscioso, a dir poco
Questi delitti, però, capitano in un momento difficile e non è solo perché quando ci sono delitti di questo tipo la polizia si deve muovere con cautela, cercando di non far trapelare nulla ad una certa stampa troppo morbosa nei confronti di queste storie. C’è anche che a morire in quel modo così teatrale, sono due persone importanti nella Milano che conta e questo significa ulteriori pressioni sugli investigatori.
A questo si aggiunge un altro problema: in questi giorni autunnali l’UACV è a ranghi ridotti per l’assenza di alcuni suoi membri. L’agente Marica Ambrosio, l’ex atleta dalla voce gentile ma dall’aspetto massiccio è in aspettativa, ancora turbata per l’esito della passata indagine.
Ma a mancare è soprattutto il commissario Mario Mandelli: si è preso un congedo parentale di sei mesi per prendersi una specializzazione in scienze storiche alla Statale:
«Ogni volta che ci mettiamo sulle tracce di qualche assassino o psicopatico mi resta nel naso il fetore della loro crudeltà. E non è una cosa che si può lasciare lì abbandonata sul pianerottolo accanto alla zerbino, come se fosse un sacchetto di spazzatura da gettare via il mattino dopo. Purtroppo quell’odore nauseabondo me lo porto fin dentro casa. ...»
Una
scappatoia dal male che ha visto per il suo lavoro, un modo anche per
stare vicino a Marisa, la moglie, che ha sacrificato tanto della sua
vita per stare accanto ad un poliziotto.
L’esperienza da
studente per Mandelli si dimostra diversa da quello che si aspettava:
in mezzo a quei ragazzi si sente un pesce fuor d’acqua, a separarli
non ci sono solo gli anni ci sono anche interessi diversi.
«Comunque mi chiamo Alba Locatelli e sono iscritta alla magistrale di politiche per la cooperazione internazionale.»
E poi c’è Alba: studentessa anche lei alla Statale, accorre in suo soccorso un giorno in cui Mandelli si trova particolarmente spaesato tra i corridoi dell’università. Alta, bionda, occhi azzurri, Alba è una ragazza che non passa inosservata: anche sul commissario fa colpo, non per una infatuazione senile, ma per quel fascino, quel magnetismo che la mette al centro dell’attenzione.
Ma non ci sono solo gli occhi di Mandelli che seguono Alba: anche un’altra persona la sta seguendo, non perdendola mai di vista, si chiama “il cacciatore” e per lui Alba è qualcosa di più di una bella ragazza. È la sua fata, la sua diva, la ragazza dei sogni. Sogni malati, sogni morbosi: una persona apparentemente come le altre ma che passa la giornata a
… seguire le sue prede di nascosto, osservarne i comportamenti, spiarne la routine e i momenti di intimità: una telefonata, un bacio, le risate con gli amici.Ma non durerà a molto l’esperienza da studente del commissario Mandelli, anche perché è rimasto comunque in contatto con l’unità grazie ad una sua fonte interna che gli racconta dell’ultimo caso, l’omicidio del bibliofilo Bessa Terzaghi e di come questo ora sia sulle spalle dell’ispettore Casalegno, che pure sta vivendo un momento difficile, anche dal punto di vista personale.
Mandelli viene poi tirato dentro un’indagine dalla stessa Alba: una sua compagna di corso, Carolina De Bellis, è sparita da qualche giorno, non risponde alle telefonate né ai messaggi. Alba sa qual è il mestiere di Mandelli, potrebbe allora fare una ricerca sulla sua amica? Quello che Mandelli non sa però, è che Alba non è una studentessa qualunque, perché i suoi genitori, suo padre, è una persona importante. Come anche la scomparsa di Carolina non è un caso qualunque: a Milano, nella Milano bene dei professionisti, degli influencer, delle persone che contano perché hanno tanti soldi in tasca, c’è un gruppo di studenti che si è lanciato in un business redditizio. Procacciare delle ragazze giovani da portare a delle feste private, diciamo delle cene eleganti, dove gira anche della droga.
Sono studenti giovani ma abbastanza intraprendenti, in senso criminale del termine, che alle spalle hanno una persona che li guida e li mette in contatto con le persone giuste, “il maestro”.
Lo spettro, il cacciatore e il maestro. Saranno loro al centro delle indagini degli uomini e delle donne dell’Unità Crimini Violenti di Milano al cui organico si aggiunge una nuova viceispettrice, Caterina Dei Cas, che viene dalla catturandi di Palermo ma cresciuta al nord
..crescere in Valtellina è molto impegnativo per una ragazza ambiziosa. Da quelle parti bisogna combattere per farsi strada.
Così
Mandelli tornerà al suo lavoro, l’unica cosa che sa fare e che gli
piace fare, nonostante la violenza, il sangue, il male, i sacrifici
suoi e della sciura Marisa: prima informalmente, seguendo una sua
pista, poi rientrerà in servizio in modo ufficiale per occuparsi di
questi due delitti compiuti da uno spettro che sembra colpire le sue
vittime seguendo un piano ben preciso. Mandelli, Casalegno e gli
altri agenti devono scoprire cosa lega i due morti tra loro e qual è
il motivo di questa violenza.
Ma il commissario, assieme
all’agente Marica Ambrosio saranno coinvolti anche nell’altra
indagine che all’improvviso, come scoprirete, da semplice scomparsa
di una studentessa diventerà una caso estremamente delicato,
coinvolgendo anche i servizi e che li porterà a collaborare con un
ufficiale dei carabinieri, il maggiore Zurlo, con cui entrerà subito
in sintonia.
Non fatevi spaventare dalla mole di questo secondo romanzo di Gian Andrea Cerone: sono quasi seicento pagine ma posso assicurarvi che una volta preso il ritmo non ci si potrà staccare dal libro. C’è l’adrenalina della caccia al mostro, questo spettro che sta seguendo un suo piano di vendetta le cui origini affondano nel passato delle vittime. Male che chiama altro male, delitti che chiamano altri delitti, a cui gli agenti possono solo cercare di fermare questa catena:
Non c’è mai soltanto un primo e solo responsabile per questo genere di delitti. Il male lascia sempre un’eredità di dolore, che a sua volta ne genera altro. A noi spesso capita di arrestare soltanto l’ultimo dei colpevoli.
Tutta questa violenza lascia tracce nelle persone, non solo nelle vittime e di chi rimane a piangerli. Sono tracce che rimangono addosso anche a chi investiga su questo male, che non si lava la sera quando si ritorna a casa, male che, come racconta Mandelli in una delle sue tante riflessioni, “fa sanguinare l’anima”.
Per tramite del suo personaggio principale, questo commissario Mandelli, pacato, istruito, mai impulsivo che qui incontriamo in un momento delicato della sua vita, l’autore ci racconta di Milano: una città con una ricca storia alle spalle di cui non tutti ne sono a conoscenza. Per esempio la colonna del diavolo a Sant’Ambrogio
È la Colonna del Diavolo, uno dei più antichi retaggi della città. Un monumento unico al mondo, [..] Gli imperatori che venivano incoronati re d’Italia avevano l’obbligo di abbracciarla per suggellare la loro elezione, e altrettanto.
Ma oggi quanti sanno, Mandelli a parte, queste storie? Oggi è una città dove ci si muove di fretta, non ci si ferma mai e si consuma tutto in fretta, le mode, i costumi, le tendenze:
Fino a qualche decennio fa, riflette Mario, a Milano c’era molto meno vento, molta meno gente e, in generale, molto meno di tutto. Nel bene e nel male.
Ora invece è diventata una città del troppo, governata da una bulimia sociale che si nutre di una quotidiana sovrabbondanza di idee, parole e tendenze. La città del trendismo.
Milano,
palcoscenico del di queste due indagini, della furia vendicativa da
“Grand Guignol” dello spettro, capitale morale del paese ma
anche città dove il marcio si nasconde ovunque, non
solo per le strade, ma
anche nei quartieri del
lusso, dove gira tanto denaro
con cui si può comprare anche l’anima e l’etica delle persone.
La scheda del libro sul sito di Guanda e il pdf del primo capitolo
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon
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