12 luglio 2005

Il massacro di Srebrenica

11 luglio 1995: le truppe Serbe entrarono nell'"area protetta" di Srebrenica, così dichiarata dalle Nazioni Unite. Il generale francese Philippe Morillon, al suo ingresso nella città mesi primaaveva dichiarato "Voi ora siete sotto la protezione dell'ONU. Non vi abbandonerò mai".

Le truppe serbe avevano posto sotto assedio la città e sfidato le truppe della NATO, portando due tank davanti alla città per vedere se li avessero bombardato. Non furono fermati. Entrarono con l'inganno, sui blindati dell'ONU, le cui truppe furono minacciate di rappresaglia se avessero opposto resistenza.
I militari serbi iniziano i rastrellamenti, a separare le donne dagli uomini, con la scusa ufficiale della ricerca dei criminali di guerra bosniaci.Inizio così il più grande genocidio, dai tempi della seconda guerra mondiale: 8000 morti, sepolti in fosse comuni, uomini dai 14 ai 70 anni.

Chi erano questi morti e perchè sono stati uccisi? Erano profughi musulmani bosniaci, sfuggiti agli eccidi delle truppe serbe e delle milizie sebobosniache durante la guerra in Bosnia, che si erano ammassati a Srebrenica a partire dal 1993. Il massacro avvenne sotto gli occhi delle truppe dell'ONU, un battaglione olandese. La popolazione civile aveva molta fiducia nei "caschi blu".

I responsabili del genocidio sono tuttora latitanti, probabilmente protetti dalle proprie milizie, all'interno della Repubblica serba di Bosnia, la Repubblica Srpska: sono l'ex presidente Karadzic e il generale Mladic.
Sono finiti sul banco degli imputati dal trinunale dell'Aja, come criminali di guerra.Ieri, per protesta contro le connivenze che hanno protetto fin'ora i responsabili del massacro, Carla del Ponte ha scelto di non partecipare alle commemorazioni "è un gesto di provazione nei confronti dell 'Onu: voi membri della comunità internazionale, osate andare a commemorare Srebrenica senza essere riusciti ad arrestare Karazic e Mladic! E' troppo facile partecipare alla sepoltura delle vittime".

La stessa comunità internazionale che non seppe difendere i civili bosniaci musulmani, dalla pulizia etnica. Forse perchè della morte di qualche migliaio di "peggiori mussulmani" (perchè la comunità bosniaca era poco osservante) non interessava all'Europa, in quegli anni convulsi del dopo muro di Berlino, nei quali si stavano delineando i nuovi equilibri politici e militari. Equilibri per i quali la presenza di una comunità musulmana, florida e ben integrata nel resto del paese, non era fondamentale.

Nell'ultimo numero della rivista "internazionale", si parla di Serbrenica, attraverso la testimonianza di due ragazzi bosniaci, Fatima e Damir. L'articolo parla anche della foto di Darko Bandic, fotografo croato, che mostra una donna impiccata, nel bosco vicono alla base dell'ONU a Tuzla. Era Ferida Osmanovic, la madre di Fatima e Damir: "mi sono chiesto quali cose orribili le erano successe per spingerla ad uccidersi. Ma non sono mai riscito a scoprilo."

Sulla storia della guerra in Bosnia: macondo, ecn
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