07 luglio 2024

Il potere che una volta si chiamava legale

L'ultimo romanzo della coppia Paola Ronco e Antonio Paolacci, "La notte non ha bisogno" (ed Piemme) parte dal porto di Genova, da un container in arrivo con una nave da Gioia Tauro che contiene un carico importante di cocaina.

Il porto di Genova, finito al centro di una importante indagine da parte della procura di Genova per un'inchiesta su un presunto giro di corruzione ha un'importanza fondamentale per i traffico di droga della 'ndrangheta, in Italia e nel resto dell'Europa.

E' sempre il libro a raccontare come: 

L’hub portuale di Genova era uno dei primi scali per il traffico di cocaina in Italia. Carichi fino a due tonnellate, e in numero difficile da quantificare. Secondo una stima approssimativa della Dia, circa il 40% della merce destinata al mercato italiano passava di lì. Un giro d'affari enorme, che richiedeva ben più di qualche portuale impegnato a spostare cassoni e container.

Dietro c’erano le cosche ’ndranghetiste radicate sul territorio, e anche loro di certo non si muovevano da sole. La malavita aveva bisogno di basi logistiche regionali per la gestione dei carichi, e poi traiettorie di spostamento nazionali e internazionali, con molte persone impegnate a manomettere bolle di trasporto, sviare controlli, verificare persi e cifre. Il traffico di cocaina spostava così tanto denaro e potere che era dilagato a inglobare persone dalla fedina penale pulita e dal curriculum irreprensibile; e naturalmente diversi uomini chiave nelle istituzioni.

Un giro «stratificato», lo definiva la Dia, con connessioni tra imprenditori, professionisti, funzionari pubblici, politici e amministratori locali.  

Tra questi politici, anche il leader del partito degli Italiani, Lorenzo Modesti che, in un colloquio col suo avvocato, commentando come sono riusciti a salvare un carico grazie ad una soffiata, racconta di questo nuovo modo di concepire il potere, "che una volta si chiamava legale" e di questi rapporti col mondo criminale.

L'esponente politico [..] parlò con voce bassa e tranquilla, senza che il suo tono sottolineasse il cambio di argomento:

«Tu te ne rendi conto, vero, che stavolta abbiamo rischiato parecchio?» 

«Ne sono consapevole» rispose Crociani, sedendosi davanti al suo cliente senza essere stato invitato. 

«Se il nostro uomo alla Finanza non avesse sentito le voci sulla soffiata, stanotte avrebbero fermato un carico di quelli grossi. E i nostri amici se la sarebbero presa con noi.»

«Il tuo uomo alla Finanza sta lì apposta per quello» si strinse nelle spalle Crociani, calcando l'accento sul cambio di possessivo.

«E ti ricordo che non presta servizio pro bono. Anzi. In ogni caso ha svolto egregiamente la sua funzione. Sarebbe divertente poter vedere le facce di quelli che apriranno il container, stanotte.»

«Ho capito, Raimondo. Stavolta è andata bene. Abbiamo avuto l'informazione in tempo e sono riuscito ad avvisare e risolvere la faccenda. Ma la prossima?» 

«Che possiamo farci? Più che coltivare una rete di informatori per evitare guai, che altro vorresti fare?» decise di essere chiaro Crociani.

Lorenzo Modesti socchiuse gli occhi e per un riflesso condizionato si guardò intorno come alla ricerca di qualcosa.

[..]

«Tu pensi troppo come un uomo del secolo scorso» cominciò Modesti, mettendosi comodo. «Qui non si tratta semplicemente di corrompere poliziotti e sperare che vada bene. Qui si tratta di governare il Paese. Di prendere in mano lo Stato. Tu ragioni da avvocato, senza offesa.»

Si fermò, come aspettasse la risata in studio. 

«Continui a considerarti solo un opaco professionista che fa le palanche parando il culo a gente che si muove sul confine della legalità. 

Devi fare il salto, Raimondo. Devi capire che noi non lavoriamo per la criminalità organizzata: queste puttanate lasciale pensare al popolino. Noi facciamo parte della rete d’affari più importante d’Italia, quella dove girano i veri soldi e il vero potere. L'azienda italiana meglio organizzata e insieme l'istituzione più funzionante che ci sia. L'unica cosa diversa dal potere che una volta si chiamava legale, qui, è che ci sono altre regole da seguire, e altri avversari da cui nascondersi o fottere. Noi siamo nel fulcro del potere, lo capisci? Non c’è un’altra strada per arrivare a governare in Italia, non oggi. Quindi metti da parte i tuoi concetti del secolo scorso e dammi retta. Stiamo facendo un lavoro importante e abbiamo già avuto un intoppo, un danno di cui ci chiederanno quantomeno spiegazioni. Per cui invece di gongolare perché il carico non sarà sequestrato, dobbiamo concentrarci sulle priorità, ovvero il fatto che il container adesso è bloccato, invece deve arrivare qui comunque, e presto, nei prossimi giorni. E nessun piccolo funzionario che non conta nulla dovrebbe riuscire ad impedirlo. Riesci a seguirmi?»

La notte non ha bisogno di Paola Ronco e Antonio Paolacci

Tutto questo meccanismo perfetto che mette a fianco uomini infedeli allo Stato, criminali, professionisti con molto pelo sullo stomaco non può essere bloccato da un vicequestore di polizia, un cane sciolto, che non può essere corrotto. Pure gay dichiarato. Il vicequestore Nigra. 

«Intanto dobbiamo toglierci dalle palle lo sbirro frocio» sparò d’un fiato Modesti, mostrando i palmi delle mani come per sottolineare l’ovvietà. «Quello ce l’ha con me e tornerà a provarci.

E' solo un romanzo, certo, questo "La notte non ha bisogno", che però racconta del volto nascosto della politica, dei legami con la criminalità, ormai in osmosi. Di come la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata siano la stessa cosa.

Ma forse è solo un romanzo..

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