Anche a posteriori, resto convinto che quella giornata fu più rapida di altre e subito mi viene in mente la parola «vertiginoso». Da qualche parte in fondo alla memoria, ho un ricordo dello stesso genere. Stavo giocando nel cortile della scuola. No, è impossibile, dal momento che c’è di mezzo un tram. Non importa! In una strada. Oppure in una piazza. Più in una piazza, dato che rivedo con precisione degli alberi e so per certo che si stagliavano contro un muro bianco. Correvo. Correvo a perdifiato. Perché?
Era una vera
ossessione per Georges Simenon il dover raccontare la borghesia
francese nei suoi racconti: il desiderio di emergere dalla massa,
l’importanza di acquisire un certo agio economico (l’auto nuova,
le vacanze al sud), donne sorridenti, bambini educati e ben
vestiti..
Come la famiglia del dottor Edouard Malempin, medico
quarantenne con una moglie, Jeanne e due figli. Lo incontriamo in una
giornata in cui si sente addosso una strana “smania”, come se
avesse paura di qualcosa che sta per succedere: è l’ultimo giorno
di lavoro e sta per andare in vacanza con l’auto appena ritirata
dal concessionario. Eppure quell’ansia è ancora lì, un peso che
lo riporta ad altri momenti della sua infanzia. Varcata la soglia di
casa basta una sola parola sussurrata dalla moglie per annunciargli
il problema, “Bilot…”: il figlio più piccolo ha una malattia
infettiva alla gola, forse difterite.
Parte da qui il viaggio del dottor Malempin nel suo passato, attraverso i ricordi della sua infanzia, anche i ricordi che aveva cercato di nascondere nelle pieghe della memoria, i piccoli segreti della sua famiglia con cui non ha mai voluto fare i conti. E tutto nasce da quello sguardo del figlio nel suo letto: uno sguardo ("definitivo", così lo chiama Malempin) che gli illumina una verità essenziale, una di quelle che devono essere taciute, tenute nascoste, per mantenere la tranquillità borghese della famiglia.
Bilot continua ad osservarmi. Ha gli occhi lucidi, un po' offuscati, ma non mi abbandona un istante. Sta pensando? [..] La notte in cui guardavo mio padre ... E d'un tratto me ne vergogno, ho la sensazione di aver commesso un'ingiustizia. Da allora, da quando avevo sette anni, mi sono sempre accontentato di quell'unica immagine di mio padre. Non ho mai cercato di sapere. Peggio! Bisogna che si sincero fino in fondo: non ho voluto sapere. Per anni ho preferito non pensarci. [..] Mi sono affrettato ad accettare i fatti: mio padre sepolto a Saint-Jean d'Angely, mia madre che trascorre la sua vecchiaia in rue Championnet, mio fratello e...
Cosa non ha voluto sapere Malempin? Capitolo dopo capitolo è lui stesso a raccontarcelo, annotando la storia della sua famiglia in un suo diario personale come se fosse una forma di liberazione da un peso con cui ha convissuto per anni.
La storia di una famiglia di contadini, il padre un garzone che aveva sposato una donna di città proveniente da una famiglia caduta in disgrazia che ha sempre cercato di far mantenere un certo contegno ai figli, a tavola e nel vestire.
Uno zio ricco, lo zio Tesson, sposato con una donna più giovane, zia Elise, morbida e molto “femminile”. I ricordi delle domeniche in cui andavano a trovare questi zii, le tensioni tra di loro che il piccolo Edouard percepiva ma non riusciva a comprendere fino in fondo.
Un altro zio, fratello del padre, volgare e non ben visto dalla madre.
Il ricordo
“piacevole” dei giorni di assenza, quando poteva rimanere a casa
perché aveva la febbre: proprio come in quei giorni di autunno dove
la pioggia aveva allagato le campagne e lo zio Tesson era venuti a
trovarli..
Lo zio che poi era scomparso, proprio durante quei giorni di pioggia..
È tutto un mondo di odori, di suoni, che emerge dal passato, quel passato che ha fatto diventare il bambino Malempin - silenzioso, solitario, osservatore dei dettagli ma in realtà sempre distratto – l’uomo che è adesso.
Un uomo all’apparenza freddo ma gentile, con un rapporto irrisolto col padre e con la madre che lo considera ancora un “bambinone”. Un uomo che non si è mai lasciato andare, con una moglie sposata per calcolo, per raggiungere quella tranquillità familiare delle tante famiglie borghesi come i Malempin.
Quando presi in considerazione l’idea di sposarmi, pensai a quei cataloghi che mostrano in copertina giovani donne dolci e sorridenti, abbigliate con quelle maglie o quei vestiti che si possono fare con le proprie mani a partire da cartamodelli.
Un uomo che ha attraversato la vita in punta di piedi:
Perché ho imparato che tutto è fragile, tutto quanto ci circonda, tutto quanto prendiamo per la realtà, per la vita: la fortuna, la ragione, la quiete… E la salute, soprattutto!… E l’onestà..
In certi giorni, se mi fossi lasciato andare...
La scheda del libro sul sito dell'editore Adelphi

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