15 novembre 2015

Report – una storia di trafficanti d'armi, di terrorismo e criminalità organizzata

Traffico di armi verso paesi del terzo mondo (la Somalia), col sospetto (e anche più di un sospetto) che queste siano arrivate a gruppi di terroristi.
Traffico che coinvolge la criminalità organizzata, i casalesi, un imprenditore a loro collegato (Chianese), una struttura militare veneta (la Legione Brenno), un autotrasportatore campano e un manager italiano della "Società Italiana Elicotteri" (quello che il mese scorso aveva aggredito il giornalista Giorgio Mottola).


L'inchiesta di Report di questa domenica è una vera e propria bomba: si parte dal traffico d'armi (quello di cui si è occupato la DDA di Napoli con gli arresti di questi giorni), per arrivare a parlare di milizie addestrate da un italiano, il padovano Carpi, che racconta di essere stato contattato da un somalo, Omar Jarre, per formare dei contractor in funzione antipirateria. Questa la motivazione ufficiale, ma chi abbiano veramente addestrato non è chiaro e rimane il sospetto che queste milizia siano poi confluite dei terroristi.

VENEZIA. Sono due i veneti perquisiti dai finanzieri veneziani del Gico e finiti nella lista degli indagati: c’è il padovano Giancarlo Carpi, uno di quelli della Legione Brenno, e il veronese Bruno Scapini, fino a due anni fa ambasciatore italiano in Armenia.Nell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nata circa un anno fa, si ipotizza l’associazione finalizzata al traffico internazionale di armi e al reclutamento di mercenari. Ma spunta il nome di un altro veneto, che non è stato perquisito e non è indagato, è quello del sandonatese Aldo Pavan, socio di un imprenditore toscano finito invece nella lista dei perquisiti. E Pavan con il traffico di armi, al centro dei questa indagine delle «fiamme gialle» veneziane, ha lunga dimestichezza.

Infine la pista che porta alla vendita di elicotteri prodotti da Finmeccanica – Agusta a paesi sotto embargo. Chi ha aiutato questa vendita?
E, ancora, una rivelazione incredibile sulla morte della figlia del boss della mala del Brenta, Felice Maniero, fatta da Giancarlo Carpi: un suicidio, si disse, o forse unaritorsionenei confronti del padre.
"Esclusiva di Report sull'ex boss della Mala del Brenta Felicetto Maniero. All’interno di una inchiesta dedicata a un gruppo di contractors clandestini incaricati di addestrare delle milizie in Somalia e al traffico di armi internazionale, Giancarlo Carpi (l’ex camionista che negli anni Novanta aveva fondato con altri la struttura militare segreta “Legione Brenno”, una struttura coinvolta in un traffico di armi) rivela: "Sua figlia è stata uccisa, non fu suicidio".
Un suicidio indotto:
.. Elena Maniero fu, come si dice in gergo, “suicidata”, indotta al suicidio, o peggio ancora lanciata letteralmente dalla finestra, per vendetta nei confronti del padre che da anni aveva deciso di collaborare con la giustizia. Giancarlo Carpi é un personaggio molto noto nel mondo della malavita per aver fondato negli anni ’90 la “Legione Brenno”, una sorta di organizzazione militare “parallela” che fortunatamente non ebbe lunga vita, ma che comunque si segnalò per una vicenda legata al traffico internazionale di armi. Partecipò segretamente alla guerra dei Balcani come mercenario e finì in carcere a Padova dove intrecciò rapporti con altri personaggi della criminalità, in particolare del Veneto, fu lì – stando a quanto ha riferito nell’intervista – che gli venne confidato che di lì a poco avrebbero, in qualche modo, ucciso la figlia di Maniero, e così fu."


Qui l'anticipazione del servizio che andrà in onda stasera:

Sembra una spy story o un noir di quelli con cui ci delizia Massimo Carlotto: la mala del Brenta, i trafficanti di armi, i contatti con la ex Jugoslavia, la criminalità organizzata. Ma qui c'è di mezzo la nostra sicurezza.
Qui si parla di armi arrivate in Somalia non si sa bene a chi e di terrorismo internazionale.
In queste storie c'è tutta l'ipocrisia con cui, da una parte facciamo la faccia cattiva nei confronti dell'Isis, dall'altra scopriamo sempre troppo tardi certi traffici che si sviluppano proprio sotto i nostri piedi.


Sembra incredibile, ma in Italia c’è chi di giorno indossa i panni del fruttivendolo e la notte gioca a fare la guerra. Un filo rosso che parte da un paesino in provincia d’Imperia e arriva fino a dentro i palazzi di Agusta Westland - Finmeccanica. Nell’inchiesta realizzata da Sigfrido Ranucci, un trafficante d’armi svela alcuni dei meccanismi con i quali le armi arrivano nei paesi africani e in Medio Oriente. Il trafficante racconta anche dell’addestramento fatto sotto copertura nello Yemen dai militari italiani, finalizzato a preparare guerriglieri arabi da utilizzare in funzione anti Isis. Finito l’addestramento, però, nel giro di poche ore i combattenti sarebbero passati nelle fila dei terroristi. Dall’inchiesta emerge soprattutto la storia di una struttura clandestina dedita all’arruolamento di contractor e all’addestramento di milizie. Una struttura formata da un ex camionista e rappresentante di aspirapolveri, coinvolto in passato in un traffico d’armi; un fruttivendolo sospettato di essere il punto di riferimento di Michele Zagaria, il più feroce dei capi del clan dei Casalesi; un colonnello dell’aeronautica in congedo; ex membri della legione straniera ed ex carabinieri. Tutti insieme, coordinati da un ex promoter della Mediolanum, avrebbero partecipato, con vari ruoli, a un progetto di addestramento di milizie su richiesta di un somalo che ha vissuto a lungo in Italia. Ufficialmente la finalità dell’addestramento sembra essere quella di formare milizie anti pirateria da utilizzare nei mari adiacenti il corno d’Africa. Ma è così? E perché il somalo utilizza una struttura clandestina invece di quelle ufficiali per realizzare il suo progetto? Sullo sfondo emerge il sospetto e il rischio che queste milizie possano confluire nelle fila delle organizzazioni terroristiche. Dall’inchiesta emerge anche che l’ex promoter della Mediolanum cercherebbe di piazzare in paesi sotto embargo elicotteri prodotti da Finmeccanica - Agusta, su incarico di Andrea Pardi, cioè del manager della società Italiana Elicotteri che si è reso protagonista circa un mese fa dell’incredibile aggressione al nostro inviato Giorgio Mottola. Pardi, per vendere a paesi in conflitto o sotto embargo, si sarebbe fatto aiutare da politici insospettabili.

Anche il secondo servizio di Report, dedicato alle casette dell'acqua, riguarderà Felice Maniero:
Arsenico e il vecchio boss Giulio Valesini .
Chissà, forse potrebbe anche intervenire in trasmissione per rispondere alla giornalista.

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