22 novembre 2025

Anteprima inchieste di Report – le liste d’attesa, il garante della privacy, le tasse universitarie, il governo e il tennis e i macelli di carne

Che interessi difende il garante?

Report tornerà giocoforza a occuparsi del garante alla privacy: notizia di questi giorni le dimissioni del segretario generale Fanizza dopo che Report stessa aveva scoperto un documento in cui chiedeva ad un dirigente dell’area IT di poter spiare i dipendenti e poter individuare la fonte che aveva svelato tutti gli altarini ai giornalisti della trasmissione.

Che garante è quello che è disposto a spiare i suoi dipendenti pur di vendicarsi contro dei giornalisti che hanno fatto il loro dovere?
L’authority pensata a presieduta inizialmente è caduta proprio in basso: da Rodotà a Stanzione e Ghira, “noi abbiamo sempre creduto in questo ufficio” risponde a Report un dipendente dell’agenzia che a fatica tratteneva la commozione e la rabbia per quanto sta succedendo, “noi ci crediamo e abbiamo sempre creduto alle nostre capacità in questo ufficio, di decisioni competenti a favore dei cittadini.”

Al momento si è dimesso solo il segretario Fanizza, sostenendo di aver agito da solo: secondo una fonte riservata di Report Fanizza ha agito secondo le decisioni del collegio, una scelta politica dunque. Esiste anche un audio in cui Fanizza di fronte all’assemblea dei dipendenti ammette di aver agito in nome del collegio per questa discovery – un modo elegante per dire caccia alla fonte di Report.

Un popolo senza istruzione

L’ignoranza è forza – è uno degli slogan del partito di potere nel mondo immaginato da Orwell nel suo celebre 1984.

L’ignoranza (e la paura, e l’oppressione..) sta alla base di tutte le democrazie a scartamento ridotto, le democrature o autocrazie.

Cittadini senza istruzione e senza cognizione dei propri diritti. Che futuro può avere un paese senza istruzione, che non investe in cervelli ma che anzi, sembra voler far di tutto per farli andar via (vi ricordate quando Calenda da ministro si vantava del fatto che in Italia gli ingegneri prendessero uno stipendio più basso che altrove?).

Nel servizio di Antonella Cignarale si parlerà dei costi universitari molto alti e di come alcuni atenei non rispettino i limiti sulle tasse imposte dal governo.

O di come, in assenza dei normativa ministeriale attuativa, la norma per lo scorporo dei contributi a carico degli studenti internazionali non può essere applicata.

Ci sono università condannate a restituire le tasse eccedenti agli studenti – come Torino dopo il ricorso presentato da diversi studenti – che ha costretto l’ateneo ad abbassare le tasse.

La norma di cui parlerà il servizio è quella che impone ad una università di non superare con le tasse agli studenti la soglia del 20% rispetto ai contributi versati dallo Stato.

Ma non essendo applicata, gli studenti sono costretti a fare continui ricorsi -racconta Pasquale Scordo dell’unione universitari italiani.

Che dice la ministra Bernini? Che solleciterà le università per evitare lo scontro: le università devono fare quello che si impone loro tramite le leggi e le sentenze, ma è stato proprio il Consiglio di Stato a dire che mancano i decreti attuati, dunque? Nel frattempo che la ministra andrà a parlare col presidente del Consiglio di Stato, una decina di atenei continuerà ad incassare i contributi illegittimamente.

Come ha scoperto Report, gli atenei applicano tre norme diverse per calcolare i contributi: di fronte ad una norma univoca esistono tre diverse interpretazioni – spiega il commercialista Stefano Capaccioli – una situazione paradossale incompatibile con uno stato di diritto.
LA giornalista di Report è andata anche ad incontrare i rettori al convegno dei direttori generali tenuto a settembre.

LAB REPORT: OLTRE IL LIMITE

Di Antonella Cignarale

Collaborazione Evanthia Georganopoulou

Rispetto ai 38 paesi membri dell’Ocse, l’Italia è sotto la media per gli investimenti nell’istruzione universitaria rispetto al Pil. A spiccare, invece, c’è la Svezia dove l’accesso all’università è gratuito, ma con numero limitato di iscrizioni. L’Italia è anche penultima a livello europeo per numero di giovani laureati e tra le cause emergono i costi che gli studenti devono sostenere per studiare. A loro tutela la legge ha posto un limite: in un anno la somma dei contributi degli studenti iscritti ai corsi di laurea che una università incassa non può superare il 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario che riceve dallo Stato. Il limite di legge è stato superato più volte imponendo agli studenti tasse troppo alte. E intanto gli atenei non applicano un calcolo univoco per rispettare il limite di legge sui contributi.

Il mistero delle liste d’attesa

Domenica e lunedì si vota per elezioni regionali in Campania: i candidati (e le loro liste) verranno giudicati anche per quello che hanno fatto sulla sanità, uno degli ambiti (e dei capitoli di spesa) più importanti a livello regionale.

Report è andata a verificare se quanto ha raccontato il governatore uscente De Luca sia vero, relativamente al miracolo delle liste d’attesa.

E non è così: sulle visite urgenti solo il 27% è nei tempi, meno della metà della media nazionale che è al 69%. Anche per gli esami va male, appena il 34% è nei tempi, laddove la media sta all’80%. Inoltre la regione Campania ha ben 15 criticità per ritardi nel fornire visite con priorità urgenti, brevi e non differibili nelle strutture pubbliche e 68 per gli esami diagnostici. La Campania sta al 3 e 8 posto nella classifica dei peggiori: ma Report ha scoperto che la regione truccherebbe i dati per nascondere una situazione peggiore di quanto rappresentato al ministero. Così a difendere i cittadini ci devono pensare le associazioni di privati.

A Napoli l’associazione Abaco presenta da oltre un anno centinaia di diffide alle ASL Campane quando i tempi di attesa per i pazienti non sono rispettati.


Chi non ha i soldi si rivolge a noi e noi cerchiamo di intervenire con delle diffide – racconta Giuseppe Ferruzzi a Report. Ma non in tutti i casi si riesce ad ottenere la visita. Sono molti i casi di rifiuti dei pazienti alle visite offerte dalle ASL Campane in tempi brevi, salvo poi accettarne una un anno dopo. C’è un problema però: il rifiuto alla prima visita è avvenuto all’insaputa del paziente.

Report racconterà la storia di un paziente che ha chiesto una colonscopia a luglio 2025 e gli arriva la disponibilità per agosto 2026: dopo il ricordo l’ASL ha ridotto di cinque mesi i tempi della visita ma si rimane sempre oltre i 120 giorni previsti dalla legge. Il paziente avrebbe poi scoperto di aver rifiutato una data del 20 agosto 2025, cinque giorni dopo la prenotazione. Ma il paziente non ha rifiutato proprio nulla: il documento della regione sarebbe un falso, fatto per dimostrare che l’ASL ha cercato di rispettare i tempi e così questa mancata visita non finisce nelle liste d’attesa.

Il mistero delle liste d’attesa viene chiarito dal funzionario ministeriale, che decide di contattare Report in forma anonima: questo funzionario può vedere la situazione reale delle liste regione per regione, dati che non sono mai stati resi pubblici.

Questa persone tutti i trucchi messi in piedi per falsificare i dati: per esempio in Campania sembra che i cardiopatici non abbiano fretta di essere curati, le visite programmabili che a livello nazionale sono al 40-50% (significa stare nei 120 gg) mentre in Campania il 90% delle visite cardiologiche sono programmabili (e così la regione ha molto più tempo per smaltire le visite urgenti e non fa la figura di chi sfora i tempi). Ma molti di questi pazienti dovrebbe essere visitata in tempi stretti: significa che le visite diventano programmabili quando i dati sono inviati al ministero? Questo sarebbe roba da NAS – spiega il funzionario a Report. Le visite urgenti, brevi e non differibili dovrebbero essere smaltite entro i 30 gg invece verrebbero trasformate in programmabili e così la regione ha più tempo e può presentarsi come virtuosa..

E questo sistema non vale solo per cardiologia, Report è venuta in possesso di un documento da cui si evince che venga applicato a diverse specialità nella regione di De Luca, come la TAC al cranio, visita ginecologica, sembra che i pazienti campani stiano così bene da poter essere curati con calma.

Dalla Campania alla Puglia: nonostante la produzione dell’Ilva sia ai minimi storici (col rischio di chiusura dei forni), un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità riporta che qui ci si ammala di più con eccessi di ospedalizzazione per tte le patologie. Si muore di più per tutti i tumori maligni, per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato digerente. Troppe anche le leucemie dei bambini, anomalie congenite rilevate alla nascita.

Al quariere Tamburi vivono molti operai dell’Ilva con le loro famiglie: Report ha raccolto le loro storie, di malati oncologici che si trovano davanti prenotazioni per una TAC a settembre 2026.

Prenotazione che il malato ha disertato perché “a settembre 2026 chissà cosa può succedere”, preferendo andare a pagamento. Pagando 320 euro magicamente le code svaniscono.

La regione Puglia è la peggiore in Italia per i tempi delle liste di attesa, analizzando i casi più gravi di ospedali incapaci di dare determinate prestazioni per tempo ce ne sono 390 sul pubblico, nelle visite 264 negli esami diagnostici.

Cardiologia di Bari, prescrizioni con priorità B, a dieci giorni: la maggior parte riceve una prenotazione a sei mesi o anche ben oltre un anno. Come convocarli all’obitorio è la battuta che esce a Giulio Valesini di fronte all’assessore alla sanità pugliese.

Che però non riesce ad andare oltre le scuse ai cittadini della sua regione: vi è un problema di organizzazione, c’è bisogno di cardiologi ma se dopo il concorso solo uno è disposto a firmare per la regione, siamo punto e a capo. C’è poi – continua l’assessore – un secondo problema di richiesta inappropriate che ingolfano le liste.

Come in altre regioni, le richieste senza esito di prestazioni finiscono per ingolfare i pronto soccorso. Secondo un documento di cui Report è venuta in possesso a Taranto persino la ASL appesantisce il pronto soccorso, perché si invitano i medici a spedire i pazienti in questi reparti. Il contrario di quanto la ASL dichiara pubblicamente.

È una tattica per snellire le liste ed è tutto nero su bianco (la faccia dell’assessore a fine intervista è molto esplicativa).

Ai pazienti che non possono aspettare anni per una visita viene anche proposta la soluzione dell’intramoenia, si paga per una visita privata al medico che lavora nella struttura pubblica. Un metodo che conviene al medico stesso e alla regione che prende una percentuale. Succede al De Bellis dove l’intramoenia segna un record e dove il direttore sanitario ha perfino cercato di giustificare questo trend. Che è consentito dalla legge, che consente questi squilibri pubblico-privato. Se paghi aspetti 20 giorni per una visita gastroenterologica, se invece chiedi una visita al pubblico aspetti anche 274 giorni.

Ma anche al nord la situazione non è tutta rose e fiori: in Emilia Romagna a Parma ci sono agende chiuse, pazienti che chiamano esasperati il CUP senza ricevere un appuntamento. Ad alcuni viene proposto l’inserimento in una pre-lista (come la signora Letizia per una visita oculistica), dove inserire le persone in attesa della riapertura delle liste.

LE liste non possono essere chiuse e la risposta che si sente sempre dai cup “non abbiamo disponibilità” non può essere accettata.

Questo è proprio illegale” racconta a Report l’ex sindaco Vignali – anche lui alle prese con visite bloccate per le agende chiuse.

Con le agende chiuse si va ad invalidare il sistema di monitoraggio delle liste (e capire se una regione è “virtuosa” o meno).

Ci sono anche, sempre in Emilia, assegnazioni fittizie: prenotazioni non vere, messe su carta ma che in realtà sono false perché mancano i posti. Sii tratta di una “fogna amministrativa dove scaricare i ritardi” spiega il giornalista di Report.

La scheda del servizio: MIRACOLO ITALIANO

di Giulio Valesini, Cataldo Ciccolella, Lidia Galeazzo

Collaborazione Samuele Damilano, Alessia Pelagaggi

Per combattere le inefficienze che causano lunghe liste di attesa per visite mediche ed esami, il ministro Schillaci ha iniziato a raccogliere i dati di tutte le ASL italiane in modo da stanare quelle che lavorano male o non coordinano le agende e pesare la gravità dei ritardi. Ma i dati di dettaglio che dovrebbero essere presentati in un cruscotto online non sono ancora pubblici perché le Regioni si oppongono. Report rivelerà i veri numeri del fenomeno delle liste di attesa in Italia e i trucchi di alcune Regioni per abbellire i dati del cruscotto.

Le mire del governo sul tennis italiano

Tutto fa brodo per cercare di risollevare l’immagine di questo governo, alle prese con la finanziarie di austerità, i salari fermi, la sanità a pezzi.. Anche i successi di Sinner su cui il governo ha puntato.

Grazie a Sinner (e al tracollo della nazionale di calcio) il tennis è sempre più sport nazionale al punto che i successi di Jannik sono diventati un caso politico, quello che riguarda le ATP finals, il tradizionale torneo di fine stagione coi più forti giocatori del pianeta che l’Italia ospiterà fino al 2030. L’ultima edizione si è svolta a Torino alla presenza di di tifosi da tutto il mondo, venuti a vedere il campione pagando fino a 300 euro per un biglietto. Tutto questo successo ha attirato l’attenzione della politica, visto che l’evento riceve un finanziamento pubblico da 100 ml nei prossimi cinque anni, il governo ha deciso di entrare direttamente nell’organizzazione del torneo attraverso la società statale “Sport e salute”, un’invasione di campo non digerita dalla Federazione.

Siamo passati da una legge in cui si diceva ‘dovete arrangiarvi da soli’ e noi ci siamo arrangiati egregiamente da soli ad una legge in cui il braccio armato del governo, Sport e salute, opera direttamente – racconta a Report Angelo Binaghi presidente della Federazione tennis. È un po’ come se un arbitro improvvisamente incominciasse anche a giocare.

La scheda del servizio: FRATELLI DI SPORT

di Lorenzo Vendemiale, Carlo Tecce

Dal successo di Jannik Sinner e dell'intero movimento del tennis al centro sportivo "Pino Daniele" di Caivano, Report racconta come il governo vuole controllare e gestire lo sport attraverso la società "Sport e Salute", la cassaforte pubblica che muove circa 500 milioni di euro all'anno. Con documenti inediti e testimonianze esclusive, il servizio svela come sono stati scelti i dirigenti di Sport e Salute e quali possibili conflitti di interessi si nascondono.

Cosa c’è dietro la carne da macello?

Del maiale non si butta via niente. E nemmeno della carne scaduta in un macello. Perché tutto fa profitto, anziché brodo. E se poi nessuno fa controlli lato regione, meglio ancora.

La scheda del servizio: NON SI BUTTA VIA NIENTE

di Giulia Innocenzi

Collaborazione Greta Orsi

Pacchi di carne scaduti messi a scongelare, operai che tolgono la parte superiore marrone con il coltello, riconfezionano e appongono una nuova etichetta con dati falsi. Sono le immagini choc, raccolte in un grosso macello in provincia di Mantova, che Giulia Innocenzi ha sottoposto all’Ats Valpadana che è prontamente intervenuta. A chi è stata venduta quella carne potenzialmente pericolosa per i consumatori? Chi c’è dietro al macello? Da quanto tempo andava avanti questo sistema di “riciclaggio” della carne scaduta?

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.

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