15 novembre 2025

Anteprima inchieste di Report – giornalisti spiati, traffici di armi, l’antimafia in Veneto

Altra domenica altra puntata di Report: i servizi che andranno in onda domenica 16 novembre spazieranno dal caso Paragon, i giornalisti spiati da un sw israeliano venduto solo a governi (come quello italiano), alberghi costruiti senza autorizzazione e operaie costrette a scioperare per due giorni per chiedere il rispetto dei loro diritti. Infine traffici di armi coi paesi del nordafrica perché dobbiamo aiutarli a casa loro.

La tutela dell’ambiente

La Repubblica italiana – sancisce la nostra Costituzione nell’articolo 9 – “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. ”

Ma questo vale sulla carta: nella realtà colate di cemento ricoprono porzioni sempre più estese del nostro paese, anche in zone con rischio idrogeologico (alla faccia dell’interesse delle future generazioni), anche in zone dall’alto valore simbolico, come le Dolomiti.

Dove sorgono casette per turisti facoltosi senza autorizzazione. Tanto poi ci pensa la politica a sfornare la legge per rendere lecito ciò che lecito non era.

La scheda del servizio: LAB REPORT: STARLIGHT ROOMS

Di Lucina Paternesi

Dormire sotto la volta celeste nel cuore delle Dolomiti, a 700 euro a notte. È l'idea che ha avuto un noto imprenditore di Cortina D'Ampezzo che qualche anno fa ha realizzato le Starlight rooms, stanze panoramiche che ruotano fino a 360 gradi posizionate in quota e rivestite di legno e vetro per permettere, appunto, di osservare le stelle durante la notte. Peccato che chi le ha realizzate - e ha ospitato anche cantanti e attori famosi - non avesse le autorizzazioni per farlo, dal momento che la legge regionale sul turismo prevede il divieto di costruire sopra i 1.600 metri, ad eccezione di rifugi e bivacchi. A sanare le casette dell'imprenditore ampezzano ci ha pensato la giunta regionale che ha modificato la norma e ora ogni comune montano potrà dotarsi di almeno due stanze panoramiche anche sopra i 1600 metri d'altitudine.

La Repubblica che era fondata sul lavoro

Tre morti al giorno sul lavoro, persone licenziate con un sms, persone costrette a lavorare a nero, perché clandestine, perché dentro quella zona grigia dove non hai diritti.

Persone costrette a lavorare nei cantieri e nelle fabbriche con salari fermi da anni fino a quasi settant’anni, perché così chiede la produzione e il sistema del profitto. Quel sistema che si alimenta grazie alla gara al ribasso delle condizioni di lavoro, spostando la produzione in paesi dove mancano le tutele, i sindacati e dove è possibile spingere l’asticella della dignità personale dei lavoratori più in basso.

E se scioperi, lo scherno, la battutina, il “non avete voglia di lavorare”, se non peggio: il manganello, la repressione.. Report nel srrvozop do Marzia Amico racconterà la storia delle dipendenti di Max Mara e del loro primo sciopero. Per poter lavorare in modo dignitoso.

LAB REPORT: SFRUTTATE AL MAX

Di Marzia Amico

Collaborazione Carmen Baffi

Il 21 e il 23 maggio scorso circa 60 dei 220 dipendenti, donne soprattutto, della Manifattura di San Maurizio, uno dei principali siti produttivi della casa di moda Max Mara, hanno organizzato il primo sciopero dagli anni Ottanta, due giornate di protesta per denunciare condizioni di lavoro talmente stressanti da essere ritenute non dignitose.

Chi ha spiato i giornalisti?

Che segreto si deve nascondere a tutti i costi all’opinione pubblica italiana ed europea, sulla gestione dei migranti e sugli accordi coi paesi del nordafrica tanto da dover spiare dei giornalisti? Tanto da dover scarcerare in fretta e furia un criminale libico, responsabile delle torture contro i migranti nei lager libici, come Almasri?

Prego sempre voi – aveva detto il papa Francesco, morto lo scorso aprile, in una delle sue ultime apparizioni in pubblico affacciato in piazza San Pietro. Il suo discorso era rivolto ai migranti vittime delle violenze nelle carceri libiche.

Persone come David Yambio, sfuggito alla mafia libica che campa sul traffico dei migranti, che è riuscito ad arrivare in Italia nel 2022.

Aveva guidato la protesta contro i lager libici protestando davanti la sede di UNHCR a Tripoli: ora si è trasferito in Germania dopo aver vissuto in Italia per anni e collaborato con Mediterranea.

A Report racconta di aver compreso, in Libia, come la politica di tortura contro i migranti era solo opera dei libici ma addestrata e finanziata dai governi europei, attraverso il memorandum Italia Libia, che permette l’esistenza dei centri di detenzione.

Queste persone, arrivate in Libia, si sono ritrovate riunite nell’associazione ONG Refugees a protestare per la loro condizione, tutte assieme: non c’era più solo l’attivista bianco, sono persone che puntano i piedi per far valere i loro diritti di esseri umani.

Yambio nel 2024 riceve un messaggio da Apple che lo avvisa che qualcuno gli è entrato nel telefono: solo ai primi di giugno il comitato parlamentare per la sicurezza certifica, in una relazione al Parlamento che i nostri servizi segreti lo hanno intercettato per quasi un anno. Quale la sua colpa? Aver raccolto le testimonianze dei crimini contro l’umanità in Libia da presentare a diversi organi giudiziari, incluso la corte penale internazionale: “in quel periodo [tra il 2023 e il 2024 quando è stato intercettato dai servizi] stavo lavorando proprio sul caso Almasri, a novembre il mio telefono è stato hackerato.”

Un altro signore delle milizie si chiamava Al Kikli, era a capo di una delle più importanti a Tripoli prima di essere ucciso lo scorso 12 maggio, scatenando così una guerra per il controllo del territorio con le fazioni rivali.


Anche lui, come Almasri, nonostante fosse ritenuto responsabile di crimini e violenze contro i migranti, ha potuto viaggiare indisturbato in Italia: era atterrato a Roma a marzo per incontrare un ex ministro del governo di Tripoli mentre era ricoverato qui da noi dopo aver subito un attentato a Tripoli. A darne notizia era stato l’attivista libico El Gomati: “quella visita di Al Kikli voleva mandare un messaggio a tutte le milizie in Libia, siamo ancora vicini agli italiani, abbiamo ancora il supporto internazionale e possiamo continuare a fare quello che facevamo prima”.

Non c’era un mandato di cattura da parte della Corte Penale internazionale, è rimasto in Italia solo 2 ore, ma El Gomati aggiunge un altro tassello interessante, il rapporto tra la Al Kikli e la National Oil Company, una società partner di Eni in Libia.

Dunque i nostri interessi in Libia non solo legati ai migranti, da bloccare nei loro lager senza che nessuno veda, nessuno denunci. Con Eni noi siamo presenti nell’esplorazione e nella produzione di idrocarburi e siamo il principale produttore internazionale di gas che arriva a Gela attraverso il GrenStream. L’ultimo investimento di 8 miliardi da parte di Eni è stato firmato proprio a Tripoli il gennaio 2023 alla presenza di Giorgia Meloni.

Eccoli gli interessi strategici da difendere. Anche a costo di spiare qualcuno.

La scheda del servizio: L’OMBRA DELLE SPIE

di Luca Chianca

Collaborazione Alessia Marzi

Il caso Paragon scoppia alla fine di gennaio 2025. Luca Casarini e Beppe Caccia, i fondatori di Mediterranea, vengono avvisati con un messaggino sul proprio cellulare di essere stati infettati da uno spyware, un'applicazione invasiva, che, installata sul telefono, permette la raccolta di tutti i dati che vi sono contenuti. Pochi giorni dopo anche il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, riceve lo stesso messaggio. È solo l'inizio di una storia opaca che coinvolgerà altri attivisti italiani, stranieri, alcuni giornalisti e figure chiave come Francesco Gaetano Caltagirone e Andrea Orcel di Unicredit protagonisti delle ultime scalate bancarie che hanno ridisegnato il nostro sistema finanziario. Tra gli attivisti controllati c'è anche un sudanese rifugiato in Italia, David Yambio. Confinato in Libia per molti anni, riesce ad arrivare in Italia dopo essere stato imprigionato e torturato da Almasri, il capo della milizia libica Rada. Proprio nei giorni in cui scoppia il caso Paragon il governo italiano decide di rimpatriare in Libia Almasri, arrestato a Torino su mandato di cattura della Corte internazionale di giustizia.

Il traffico di armi coi paesi del nordafrica

Il cantiere Vittoria produce le motovedette che vendiamo ai paesi del nordafrica (e anche la Grecia): il nome non dirà molto agli italiani eppure la sua importanza va molto al di là delle sue dimensioni.


Fondato nel 1927 e gestito per generazioni dalla famiglia Duò: la sua fortuna arriva coi pattugliatori veloci e le motovedette, imbarcazioni militari vendute ai governi di mezzo Mediterraneo, dalla Libia alla Tunisia compresa l’Italia. È un’azienda strategica, centrale per il ministero degli Esteri e per i rapporti coi paesi del Mediterraneo. Così quando nel dicembre 2023 l’azienda va in crisi e viene ammessa la procedura di concordato preventivo da parte del tribunale di Rovigo, il futuro del cantiere diventa una questione di Stato.

Il passaggio dalla vecchia alla nuova proprietà imbarazza i vecchi dipendenti che non vogliono parlare al giornalista di Report.

Ne parla allora Davide Benazzo, responsabile Fiom di Rovigo: la crisi è stata legata al Covid, questo ha determinato un sovraccarico economico sull’azienda che non ha saputo poi, nel momento in cui c’è stato l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime che ha determinato un aumento dei costi.

Cosa c’entra questa storia con Federica Federici e la figlia che le è stata portata via?

A portargliela via è stato il padre che è un diplomatico libico e fratello di una importante addetta al ministero degli esteri di Tripoli oggi rappresentante presso la lega araba. La bambina è partita dall’Italia il marzo del 2022, in visita al nonno che non stava bene, la madre non poteva seguirli per motivi di lavoro. L’accordo era di non rimanere via più di due – tre settimane. Ad ottobre 2022, dopo la denuncia della signora Federici, il padre è sparito: avendole sottratto il passaporto, Federica non ha potuto partire per la Libia subito. Una volta pronto il visto, è potuta infine partire ma arrivata a Tripoli le ricerche sono state infruttuose, la città è una sede bellica e i funzionari dell’ambasciata non possono uscire se non scortati dal primo reggimento Tuscania. Federica ha vinto una serie di battaglie contro il padre della figlia: ha ottenuto un mandato di cattura internazionale, vince una causa presso le corti islamiche che le riconoscono l’affidamento della figlia e infine il Consiglio supremo del tribunale di Tripoli le riconosce un ordine nei confronti del marito di riconsegnare la figlia. Ma è stato tutto inutile.

Daniele Autieri poi racconterà la storia di Power Marine, l’azienda di Massa che produce gli scafi più veloci al mondo, richiesti sia dalle guardie che dai ladri. Anche il cantiere Vittoria ha incaricato la Power Marine di realizzare gli scafi. Ma alla Power Marine si sono rivolti anche i trafficanti albanesi e così il fondatore Corbellli è rimasto coinvolto in diverse indagini dall’antimafia. Nonostante questi problemi – tutti superati – la Power Marine è diventata un partner strategico del cantiere Vittoria un’azienda sottoposta alla golden power del governo italiano. È questa azienda che produce il pattugliatore della Guardia di Finanza. Come anche i pattugliatori per l’Oman.

Queste barche uscite dalla Power Marine sono finite nel cantiere della Vittoria per poter montare le armi, ma queste non verranno mai montate – per i problemi dell’azienda – e così le armi rimangono sugli scaffali del cantiere. Una vicenda molto strana, ancora da chiarire, quelle armi (in grado di sparare fino a 5000 colpi al minuto) non sono “oggetti” che ci si può dimenticare.

La scheda del servizio: BATTAGLIA NAVALE

di Daniele Autieri

Collaborazione Celeste Gonano, Andrea Tornago

Dal traffico internazionale di armi ai finanziamenti alla politica. È così che un’azienda strategica, sottoposta al golden power della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sarebbe stata trasformata in un crocevia affaristico di interessi che lambirebbero anche la criminalità organizzata.

È la storia inedita del Cantiere Navale Vittoria, l’azienda che produce motovedette militari vendute alle Marine e agli eserciti dei Paesi mediterranei (Libia, Malta, Tunisia, Grecia e Italia) e della crisi finanziaria che l’ha investita nel 2023.

Controllare il Cantiere Navale Vittoria significa mettere le mani su un settore strategico come quello degli armamenti, un tema che esplode nel mese di settembre quando all’interno del cantiere vengono rinvenuti due fucili mitragliatori Browning M2 che avrebbero dovuto essere montati su due motovedette destinate all’Oman. Sul loro ritrovamento indagano oggi la Guardia di Finanza e la Procura di Rovigo, così come sulla crisi del Cantiere Navale Vittoria.

Impresentabile a chi?

La scorsa settimana Report ci aveva raccontato di come la commissione antimafia fosse diventata terreno di scontro politico, non per contrastare le mafie ma per tener lontane dagli investigatori certe piste investigative.
In questo servizio si racconterà di come si sia comportata sul vaglio dei candidati alle prossime elezioni regionali in Veneto.

LA scheda del servizio: UN AMICO È PER SEMPRE

di Walter Molino

Collaborazione Andrea Tornago, Celeste Gonano

Per la Commissione antimafia nelle liste delle prossime elezioni regionali in Veneto non ci sono candidati “impresentabili”: ma è davvero così?

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.


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