01 marzo 2020

Qualche considerazione sull'emergenza per il coronavirus

Tra i tanti che commentano l'emergenza che stiamo vivendo sul coronavirus (o Covid-19), ce ne sono molti che sottolineano come dovremmo approfittare di questa viecenda per rivedere il mondo del lavoro, l'economia, la scuola.
Dietro una crisi vedere l'opportunità per il cambiamento.

Si parla del tele lavoro, per esempio, di scuole attrezzate per le lezioni online (e Presadiretta ieri sera ci ha indicato una via, raccontandoci esperienze meravigliose di tante scuole italiane che dovrebbero far sistema).
Vorrei però che quello che stiamo vivendo facesse da spunto per rivedere il sistema sanitario italiano che oggi, nella parte pubblica, si sta facendo carico di tutti gli sforzi per contenere l'infezione.

In tanti lodano in modo dogmatico la sanità virtuosa del nord, dimenticandosi due cose: la prima sono gli scandali avvenuti in questa regione, ultima l'inchiesta sull'ex presidente Formigoni e i 5ml alla Maugeri.
Secondo, pubblico e privato sono stati messi in una finta competizione: al pubblico sono state tolte risorse (le maggiori spese a livello nazionale non considerano l'aumento dell'inflazione), Marco Palombi oggi sul Fatto stima una perdita di 37 miliardi, dal 2010.
Il privato invece si prende gli interventi su cui può guadagnare di più ed oggi è tenuto fuori dall'emergenza dei posti letto, dei medici che mancano (e si pensa addirittura a richiamare dei medici in pensione).

La presunta sanità virtuosa lombarda, nel caso in cui l'infezione arrivi anche a Milano (la città che non si ferma ci dice il sindaco, che vuole ripartire), andrebbe al collasso e già ora, a Lodi e a Cremona, è in crisi (e si pensa di trasferire i casi più gravi in altri ospedali, con tutto ciò che ne consegue).

Ecco, non vorrei che questa crisi fosse usata a pretesto per dare qualche altro colpetto al pubblico, che secondo molti economisti è buono solo quando finanzia il privato.

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