05 settembre 2023

Delitto impunito di Georges Simenon

 


Nel cortile della scuola di fronte risuonarono le grida dei bambini ed Élie capì che erano le dieci meno un quarto. Certe volte aspettava con un'impazienza che rasentava l'angoscia quell'improvvisa lacerazione dell'aria provocata dallo scoppio di voci di duecento bambini che si riversavano fuori dalle aule per la ricreazione. Sembrava quasi che tutte le mattine, pochi istanti prima di quel fuoco d’artificio sonoro, regnasse un silenzio più profondo, come se l’intero quartiere fosse in attesa.

Mi capita sempre la stessa cosa, leggendo i romanzi scritti da Georges Simenon, non nella serie di Maigret: ogni volta trovo un particolare, un dettaglio, un aspetto del protagonista in cui identificarmi. Forse è una mia suggestione, per come sono scritte queste storie: drammi ambientati all’interno delle mure domestiche, storie di gelosia, di amori passionali, di rancori le cui origini si ricordano più o, come in questo caso, un odio che nasce senza un vero motivo, un odio mascherato da un falso sentimento di giustizia, di rivalsa sociale..
È quello che succede ad Élie, giovane studente ospitato nella pensione della signora Lange a Liegi: la sua vita segue lo stesso ritmo da quando è ospite in questa pensione assieme ad altri ospiti stranieri, come lui originari dell’est Europa.

Per lui era una questione di principio. Non accettava niente per niente. E poi avrebbe potuto ribattere che un giorno lei avrebbe finito per rinfacciargli tutto quello che aveva fatto per lui. Era già successo con un pensionante che era rimasto solo tre mesi..

Non può permettersi una stanza riscaldata, non può permettersi un servizio in camere e, per colpa del suo orgoglio, non accetta nemmeno che la padrona lo aiuti. Unico “strappo” alla regola è studiare nella cucina dove almeno c’è un minimo di tepore che lo tiene vivo.
Eppure a questa vita piatta Élie è molto legato: stare nella cucina ad ascoltare i discorsi della padrona con la figlia Louise, sentirsi parte di un clima familiare, lo fa stare bene, dopo tutte le amarezze e le miserie patite nella lontana Vilnius dove i ragazzini come lui imparano subito cosa sono le asprezze della vita
e ad ogni passo “si avvertiva la lotta per la sopravvivenza”.
Mai un’uscita con un amico anzi, mai neppure un amico. Mai nemmeno con una donna, nemmeno le prostitute che pure si incontrano nei vicoli bui della città, seminascoste dalle finestre per attirare i clienti: l’unica volta che è stato con una di loro si è pure preso una malattia che si è curato da solo.

Tutto questo viene rovinato dall’arrivo di un estraneo: si chiama Michel, viene dalla Romania e, diversamente da lui, appartiene ad una famiglia benestante, tanto da potersi permettere la “stanza granata”, ben riscaldata e perfino di poter mangiare da solo nella sala dda pranzo.

Mentre gli altri ospiti come Élie mangiano prendendo il cibo dalla loro scatola di latta..

Era per via di quei mesi di neve e tormente che era così freddoloso e passava ore con i piedi dentro il forno. Era per via di quel tumulto che se ne stava rintanato in casa della signora Lange come se avesse trovato finalmente un rifugio.
Louise aveva la pelle lattea e morbida, lo sguardo mite, rassegnato. Si muoveva senza far rumore e sembrava accorgersi a malapena della vita che le scorreva attorno. Un giorno che Élie aveva la febbre gli aveva posato una mano sulla fronte e lui non ricordava di aver mai provato una simile sensazione di pace.

Un giorno tutta questa pace viene rovinata dall’arrivo di questo ragazzo, studente come lui e di pochi anni più giovane: Michel viene percepito come un intruso, anzi, un vero e proprio nemico, nonostante i tentativo di essergli amico e di uscire assieme la sera.

Orgoglio, ma anche la voglia di non dover sentirsi compatito.
Una sera incontra, rientrando nella pensione, Michel e Louise che si baciano. E una domenica sera, sempre rientrando nella pensione che è il suo rifugio, osservando la luce accesa nella stanza di Michel, chinandosi ad osservarli dal buco della serratura li scopre mentre fanno l’amore. Da qui nasce il suo progetto di eliminare l’intruso: per gelosia nei confronti di Louise? No, perché Élie si sente così povero da non potersi nemmeno permettere di corteggiare questa ragazza, e dunque può solo accontentarsi della sua presenza, del suo respiro, della sua vista, ostinandosi nel vivere il resto della sua vita ad osservarla.

Il crimine di questo nuovo arrivato dunque non è strappargli la ragazza ma rubargli la sua tranquillità:

«Lo ucciderò!».
Non era un progetto, e ancor meno una decisione. Non aveva nessuna voglia di farlo, ma dirlo gli dava sollievo. Era incapace di piangere. Non aveva mai pianto in vita sua. Sua madre quando lo picchiava, finiva per imbestialirsi di fronte a quella che lei chiamava la sua indifferenza e sbottava:
«E piangi! Avanti piangi! Sei fatto di carne anche tu, come tutti no? Sei troppo orgoglioso, è così?».

Un delitto, che un poco alla volta inizia a pianificare nella sua testa, per quell’odio scaturito da un suo senso di giustizia nei confronti di questo ragazzo che sorride sempre, che ha tutto dalla vita e che gli sta rubando quella tranquillità quotidiana che per Élie significano tutto.
Una sera Élie lo metterà in pratica quel suo progetto o almeno questo è quello che pensa lui.

Perché, ventisei anni dopo, a migliaia di km di distanza, i due protagonisti di questo racconto si rincontreranno: pensava di essere sfuggito da tutti, dalla polizia, dalla giustizia terrena per ritrovare un suo nuovo rifugio, una parvenza di famiglia dentro cui trovare pace.

Ma il nuovo incontro con Michel, che nel frattempo ha fatto fortuna nel campo minerario, lo porterà ad un altro gesto estremo.

La scheda del libro sul sito di Adelphi

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