Prologo
Si era dimenticata del suo compleanno. In diciotto anni di matrimonio non era mai successo. Quella consapevolezza l’aveva fulminata non appena era entrata in sala insegnanti. Aveva posato la tazzina di caffè e, dando una sbirciata all'agenda, si era sentita ghiacciare.[..]
Angelo, suo marito, aveva compiuto gli anni quarantotto ore prima, e lei se n’era del tutto dimenticata.
Confesso di essere
arrivato in fondo a questo nuovo giallo di Pulixi con una sensazione
strana, ero arrivato alla fine della storia spinto dalla curiosità
di scoprire il mistero, che anche qui non manca, ma mi sembrava
mancasse qualcosa.
Come se, in questo libro l’autore più che
di un delitto, di una indagine, di un contesto da raccontare, ci
volesse parlare d’altro: della morbosità che spinge le persone a
seguire i delitti di provincia, quelli che le varie trasmissioni
televisive riescono ad imbastire a misura nostra. Oppure se invece
volesse parlarci di come si muovono le cose nel mondo dei libri, sul
serio, non fermandosi all’apparenza: cosa spinge gli editori a
puntare su certe storie e certi autori e non su altri..
Chi lo
sa, quando arriverete anche voi alla fine mi racconterete.
Quei fotogrammi di lui che attraversava l’inquadratura al Tg regionale le si erano incistati nel cervello, risvegliando oscuri ricordi. Da quel momento non era stata più la stessa.Perché a tutti gli effetti anche questa “Donna nel pozzo” è un giallo che apparentemente segue gli stessi canoni di altri: c’è una protagonista che incontriamo nelle prime pagine, sconvolta da un qualcosa che è tornato dal suo passato. E che muore subito, come Vivien Leigh in Psycho, senza nemmeno darci il tempo di affezionarci.
Qual è l’evento dal passato che ha sconvolto la vita di Cristina Mandas tanto da farle dimenticare il compleanno del marito? Che ombre possono esserci nel suo passato, dopo una vita da insegnante in un piccolo paesino in Sardegna?
E chi è questa strana ombra che la osserva da lontano anzi, che la sorveglia, come una spia?
Nove mesi dopo. Roma sud. La luce del sole s’insinuò nella stanza e fece brillare i capelli dorati di Tata, la donna più importante della vita di Ermes Calvino.
Con un bel salto temporale e anche geografico, ci troviamo a Roma dove l’autore ci fa incontrare i due altri protagonisti, che non muoiono state tranquilli e che in questo racconto avranno il ruolo di investigatori, nemmeno troppo dilettanti.
Il primo si chiama Ermes Calvino, nessuna parentela col famose scrittore, ma con una grande ambizione di diventarlo. Le qualità ci sarebbero anche, ma c’è la maledetta vita: una sorella a cui badare e anche da sorvegliare, prima che si metta nei guai e metta nei guai l’adorata nipotina, l’angelo biondo a cui deve fare da zio e anche da padre, perché il padre vero se ne è andato via.
Un destino in casa
Calvino visto che anche il suo di padre, di Ermes, anni prima li
aveva abbandonati, togliendo al giovane Ermes tutta la felicità che
un bambino dovrebbe avere di diritto.
E ora invece quella specie
di lavoro come social media manager di Lorenzo Roccaforte, ex giovane
promessa della scrittura italiana, autore di un solo grande libro,
inteso come libro veramente scritto da lui, con cui era salito
all’Olimpo della scrittura, fino al Premio Strega, per poi ricadere
nell’inferno del vizio da alcool (con anche un passaggio in carcere
per le sue intemperanze), nell’incapacità di saper scrivere altro.
Lorenzo Roccaforte non aveva scritto neppure una riga del podcast. Così come non aveva vergato neppure una parola del suo gettonato thriller. La mente e la penna dietro quei progetti appartenevano al timido trentunenne, miope e smilzo..
Se non
ricorrendo all’aiuto di gente come Ermes, che scrive per lui anche
i testi del podcast che conduce in radio, tema i delitti avvenuti
nella realtà, quelli che, come si diceva prima, attirano la
curiosità morbosa della gente.
Quel lavoro è l’unica
speranza di Ermes per portare via la sorella, la madre e la nipotina
da quel quartiere, per dare loro una vita migliore. Togliendo la
sorella dal vizio della droga e dalle mani di usurai che sembrano
usciti da un film di Tarantino (che un giorno potrebbe decidersi di
girare qualcosa in Italia): parlo di un imprenditore del crimine con
tanto di laurea in economia.
E, a chiudere il
cerchio dei protagonisti della parte romana della storia, un editore
di libri che sembra uscito da una commedia all’italiana, diciamo di
quelle di serie B.
Panzirolli era l’unico editore italiano che girava scortato da una coppia di guardie del corpo. Era anche il personaggio della storia dell’editoria italiana con più querele, denunce e processi
Un criminale che aveva deciso di continuare la via del crimine ma nel mondo letterario, pubblicando libri – questa potrebbe essere la definizione più efficace di Panzirolli, la persona per cui lavorano Ermes e Lorenzo: libri che stuzzicano gli appetiti dei lettori, da cui ricavare una serie TV in modo da sfruttare tutto, andando a prendere le storie dalla realtà, anche dalle tante lettere che la gente a casa gli spedisce.
“Trovame ’sto pepitone, Calvi’. E dev’esse ’na storia abbastanza succulenta da scriverci un romanzo, e aprire scenari per un podcast e ’n’audioserie. Inventate ’na genialata da farci gnentepopodemeno che un firm e poi ’na bella fiction tv. Il romanzo è come er porco, lo sai: nun se butta via gnente.”
E, leggendo queste lettere, Ermes si imbatte proprio in una di queste pepite: si tratta di un cold case, un caso archiviato come suicidio nove mesi prima, in Sardegna. Riguarda proprio la morte della povera insegnante in un piccolo paese del Sarrabus, vicino Carbonia, Cristina Mandas.
Nel passato di
Cristina, il cui caso era stato chiamato dai giornalisti quello della
“donna nel pozzo”, c’era un mistero legato alla sua morte: la
donna che scrive, detenuta nel carcere di Uta a Cagliari, è a
conoscenza di alcuni dettagli che potrebbe raccontare a Roccaforte,
per costruirci sopra una puntata della sua trasmissione in radio.
Tocca a Ermes e
Lorenzo andarsene in Sardegna e portare alla luce questa pepita e
guadagnarci sopra qualcosa coi libri e il podcast: sarebbe una cosa
anche rivoltante per Ermes, che ancora qualche scrupolo di coscienza
ce l’ha, ma ci sono i debiti della sorella, quella specie di
criminale con la laurea, anche un po’ di voglia di riscatto.
Da
qui in poi si cambia nuovamente di registro: basta battute in
dialetto romano, cinismo un tanto al chilo sulla morte di qualcuno,
la storia di Cristina Mandas effettivamente nasconde tanti
particolari inquietanti. Quella fine strana, un suicidio in fondo al
pozzo. Quella strana coincidenza con un altro delitto, avvenuto anni
prima in un luogo poco lontano, per un’altra ragazza trovata uccisa
(dopo essere stata violentata) in fondo ad un pozzo. Anche lei.
“Si raccontava che ci fossero personaggi in vista, in città, che organizzavano festini a base di droga e sesso nelle loro lussuose ville. Orge con scambi di coppia e giovanissime ospiti, molte minorenni…”Ragazzine finite male, strani suicidi. Indagini fatte in modo superficiale, con colpevoli individuati troppo in fretta tanto da sembrare solo dei capri espiatori. Le tante voci su un giro di prostituzione che coinvolgeva persone importanti, la presenza in quel contesto anche di mafiosi portati al confino in Sardegna, non di cosa nostra ma della stidda.
No, qui non è più un noir di quelli che Ermes ama leggere, come il suo amato Ellroy: qui è la realtà, qui le morti sono reali, come reale è il dolore lasciato nelle persone che le stavano accanto e che vedono i giornalisti che fanno domande come degli sciacalli.
.. fino a pochi giorni prima era soltanto un ghostwriter di romanzi noir che trascorreva la maggior parte delle proprie giornate chino a scrivere storie di fantasia, e ora si trovava a violare i sigilli di una scena del crimine..Arriveranno anche a far di peggio, pur di conoscere la verità sulla “donna del pozzo” e sul suo suicidio, o delitto mascherato. E, forse, arrivati in fondo a questa storia, troveranno la via per provare a dare una nuova direzione alle loro vite.
C’è il delitto, anzi come si scoprirà poi, di delitti ce ne sono molti di più, ci sono due improbabili investigatori, a cui nemmeno possiamo far indossare i panni dei buoni. Manca l’antagonista, che arriva solo nel finale. Eppure si rimane incollati alle pagine senza riuscire a staccarsene.
Eccola qui, quella sensazione strana, arrivati in fondo. Forse che Pulixi ci vuole prendere, e si vuole prendere, un po’ in giro con questo esperimento?
La scheda del libro sul sito di Feltrinelli
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