Cavolaie. È questo il nome delle farfalle dalle ali bianche che in primavera disegnano nell’aria fulminee traiettorie a zig-zag che ricordano il tracciato di un elettrocardiogramma fuori controllo.
I diecimila euro ricevuti da Luigi il vecchio per risolvere una brutta faccenda in uno dei suoi bordelli (raccontata nel primo libro "La fine è ignota") non hanno certo reso Mario Migliaccio un uomo ricco. Semplicemente è salito di qualche gradino nella scala sociale: un conto in banca, un guardaroba nuovo, un’immagine meno sciatta.
Ma rimane sempre l’investigatore abusivo dei carruggi, della Genova vecchia, tra prostitute, extra comunitari e gente abituata a vivere alla giornata senza farsi troppe illusioni sul domani.
Lo avevamo
incontrato per la prima volta nel romanzo “La fine è ignota”: 30
anni un soldo in tasca, il rischio di finire a dormire sotto un ponte
e un lavoro precario (e mal pagato) da investigatore senza
tesserino.
L’indagine sulla
ragazzina morta nel bordello di Luigi il Vecchio lo aveva reso meno
vulnerabile ai mali della vita ma soprattutto gli aveva permesso di
strappare da quel lager Milca, la ragazzina albanese sfruttata come
giocattolo per adulti pervertiti, ora ospitata in casa dell’amica
Soledad.
«Il mese scorso sua cugina è rimasta vedova. Hai sentito di quel tipo che hanno trovato morto sotto le mura del forte a Sampierdarena?»
Sarà proprio Milca a parlargli di una sua amica, conosciuta a scuola, che gli parla di una sua cugina, Alina: il marito è morto, ufficialmente per overdose. Ma la moglie è convinta che sia stato ucciso.
Per la sua indagine Mario comincia a parlare con l’ispettore romano Spaggiari: si occupa di scippi e spaccio, reati dove sono coinvolti spesso immigrati da tutto il sud del mondo, ed è così che le loro strade si sono incrociate.
Ufficialmente Anton Mitrescu è morto per droga, l’indagine è stata archiviata, perché sbattersi per un immigrato con tutti i problemi che abbiamo?
Eppure, come gli racconta Alina, la moglie che ancora conserva un barlume della sua bellezza, ci sono cose che non tornano: Anton non si era mai drogato, certo beveva e picchiava pure la moglie, ma la droga mai. Negli ultimi mesi poi tornava a casa la sera stanco, dopo una giornata di lavoro in un cantiere.
Bisognerebbe capire in quale cantiere lavorava, se era in regola, se, se, se …
L’esperienza mi ha insegnato che condurre un’indagine è come mixare un cocktail del quale nessuno conosce la ricetta. Troppe variabili imprevedibili, troppi ingredienti sconosciuti.
Uno di questo ingredienti sconosciuti è proprio il caso: è infatti per un colpo di fortuna che Mariolino legge un trafiletto dove si parla di un immobiliarista che era andato dalla polizia perché aveva riconosciuto proprio questo Anton, mentre stava lavorando in un cantiere.
C’è poi un ragazzo di colore, uno di quelli venuti in Italia coi barconi nella speranza di trovare una vita migliore e che invece sono condannati a vivere da fantasma e scappare dalla polizia. Anche lui pare sapere qualcosa del morto..
In questa città, diventata un ospizio a cielo aperto popolato di vecchi che hanno lasciato la speranza nel passato, riservando al futuro le tinte fosche della confusione e della paura, il Campasso è un rione atipico..
Purtroppo nonostante le tante brutte idee, le tante ipotesi che nascono in testa a Mario, il nostro investigatore non si trova in mano niente: nulla da poter portare dall’amico nemico ispettore Spaggiari per riaprire le indagini, nulla per pensare di poter dare giustizia a questa persona morta che ha lasciato soli una moglie e un figlio.
Potrebbe finire qui l’indagine non autorizzata di Mario, prima che l’ispettore gli faccia pagare l’essersi mosso senza un tesserino e l’autorizzazione della Questura.
Prima che le persone contro cui sta andando a sbattere, nella sua indagine, non decidano di dargli una lezione.
«Lascia perdere questa storia. Per il tuo bene e per il loro» e col capo accenna alla direzione opposta della strada, dove è il portone della casa di Alina.
Mario Migliaccio però è uno di quelli abituati ad inciampare per poi rialzarsi, a prendere le botte per poi andare avanti lo stesso.
Perché c’è una verità da scoprire, anche quando questa verità potrebbe fargli perdere il suo guadagno: la morte non paga doppio – è la frase che si sente dire in un sogno forse premonitore.
«Morte paga, ma una volta sola. Se Alina si accontenta di avere una cosa e rinuncia all’altra, allora bene. Ma se vuole tutt’e due, non c’è speranza: la morte non paga doppio».
L’indagine sulla morte sospetta di Anton nasconde un mondo sommerso dove si parla di sfruttatori e sfruttati, di gente abituata a comandare potendo mettersi al di sopra e al riparo dalla legge. E di altre persone, nate dalla parte sbagliata del mondo, abituate a farsi comandare in silenzio. E a morire nel silenzio.
Ma c’è una seconda indagine che per Mario è diventata lo scopo della vita: è quella sulla morte della madre, Wanda, trovata morta nella casa dove riceveva i suoi clienti, nell’anno in cui Mario sosteneva gli esami di maturità. L’anno in cui Mario è diventato improvvisamente adulto, sbattuto nel mondo degli adulti ma lasciato indifeso. Senza una famiglia alle spalle.
La Wanda lavorava in proprio nell’appartamento di vico Indoratori dove sono cresciuto, al quarto piano di un vecchio palazzo popolare senza ascensore, e aveva un certo fiuto nella scelta dei clienti.
L’assassino della madre è sicuramente uno dei clienti della madre: non uno di quei tanti personaggi venuti dalla Wanda per cercare un briciolo di piacere, operai, studenti..
Per questo Mario ha deciso di diventare investigatore privato e sentirsi chiamare con quel soprannome che arriva dal dialetto “scotti”, ovvero “fottignin scottizoso, come dire ficcanaso sporcaccione”.
Un investigatore figlio di una prostituta a sua volta innamorato di un’altra prostituta, Fatima, che vive nel suo stesso palazzo in via Stoppieri. Con una ragazzina, Milca, che vorrebbe venire a vivere da lui. Un investigatore che ha come miglior amico un rom e che si muove nei quartieri di una Genova sospesa tra passato e futuro.
Difficile non sentire l’eco delle canzoni di De Andrè in sottofondo..
Come il precedente (La fine è ignota - Rizzoli), anche questo secondo capitolo della serie con l’investigatore Bruno Migliaccio prende il titolo a prestito da un libro: in questo caso si tratta di Double Indemnity di James Mc Cain pubblicato in Italia col titolo “La morte paga doppio.”
Libro che poi è stato sceneggiato in un film con Fred Mac Murray e Barbara Stanwyck.
La scheda del libro sul sito di Rizzoli

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