«Quel fetente tiene un gran fiuto e non lo sa.»
«Io invece dico che lo sa…»
«Naaa, non farebbe la vita del barbone. Metterebbe a frutto il capitale.»
«Assomiglia a sua madre.»
«Seee, l’angelo del marciapiede.»
Il giovane Lozzo si crede furbo e ridacchia.
«Eh, ma la Wanda» sospira il vecchio. «Una testa fina, e che donna! Bella e calda come il sole di luglio.»
Il titolo è preso a prestito dal romanzo di Geoffrey Holiday Hall, come avvisa anche l’autore ad inizio libro: un autore che è anche un mistero vivente. Mistero come quello su cui dovrà indagare anche il protagonista di questo romanzo, primo di una nuova serie (questa la mia speranza arrivato a fine libro) con protagonista un investigatore privato che si muove nei bassifondi di una Genova che non può non richiamare i versi delle canzoni di De Andrè
Nei quartieri dove il sole del buon Dio
Non da i suoi raggi
Ha già troppi impegni per scaldar la gente
D'altri paraggi [La città vecchia - Fabrizio De Andrè]
Si
chiama Mariolino Migliaccio ma, diversamente da Bacci Pagano (l’altro
protagonista dei romanzi di Bruno Morchio) è un investigatore senza
licenza e soprattutto senza soldi in tasca. Vive in una specie di
monolocale dentro una pensione in
vico degli Stoppieri ,
campa facendo piccoli
lavori muovendosi per i vicoli della città, dove ha anche una sua rete
di informatori, un venditore ambulante, un ragazzo rom, un madonnaro
ambulante..
L’eco dei versi
di Faber si fa sentire più forte quando racconta di sua madre,
Wanda, una prostituta che riceveva i suoi clienti in casa, mentre il
piccolo Mario faceva i compiti (da
cui il soprannome fottignin scotizzoso,
ficcanaso
sporcaccione).
I
clienti della Wanda non erano professionisti, uomini importanti:
erano operai del porto,
qualche studente, uomini che vivevano la fatica del lavoro di giorno.
«Anche se vive come un barbone, Mariolino Migliaccio o l’è o ciù mëgio càn da trìfole in sce-o mercôu», è il miglior segugio sulla piazza.
Nonostante
l’aspetto dimesso, gli abiti che meriterebbero una lavata, come
anche la sua persona, Mariolino è un buon investigatore, uno che sa
usare la testa per risolvere i casi che si trova a dover gestire.
Anche perché lui ha in mente un caso ancora irrisolto, che è poi la
ragione per cui fa l’investigatore: qualche anno prima sua madre è
stata uccisa in casa da un assassino che non ha lasciato tracce,
nonostante le tante coltellate inferte sul corpo della Wanda.
Un
giorno riceve un incarico importante da una boss della vecchia Genova
che, nonostante l’arrivo della criminalità organizzata, italiana e
straniera, ha saputo mantenere il suo posto
Luigi il Vecchio è sopravvissuto all’invasione delle mafie foreste e si è specializzato in un giro di minorenni per clienti “speciali”Queste minorenni, provenienti dall’est e spesso anche minorenni, ricevono i clienti in una casa di appuntamenti che è un bordello di alto bordo, il Nido delle Delizie, sotto il controllo di una maitresse italiana.
Da questa “casa” è scappata una ragazza albanese, Liveta e Luigi incarica Mariolino di ritrovarla, affidandogli anche un anticipo di 1000 euro.
Non
è per un qualche sentimento che vuole ritrovarla, semplicemente il
vecchio boss non può permettersi di perdere nessuna delle sue
ragazze, altrimenti il suo nome, il suo rispetto nel giro della
criminalità andrebbe a finire male.
Mario inizia le sue
indagini, finalmente con qualche soldo in tasca con cui permettersi
perfino di invitare a cena Fatima, la ragazza che vive nella sua
stessa pensione ma in un appartamento più grande dove riceve i suoi
clienti. Un altra prostituta.
Al Nido delle delizie Mario
interroga la signora che tiene a bada le ragazze, aiutata da due
energumeni albanesi: Liveta se ne è scappata via una sera, dopo aver
ricevuto un cliente che era arrivato alla casa per la prima volta.
Questo tizio, elegante e sovrappeso, si era presentato con in mano un biglietto da visita, firmato da un altro storico frequentatore della casa, un conte che ora è partito per un viaggio in Polinesia.
Genova, addì 23 ottobre 20**Dentro Il Nido delle delizie Mario incontra Milca, un’altra ragazza, albanese anche lei, sfortunata anche lei, come le tante ragazze costrette a fare questa vita
Carissimi, Vi raccomando il mio amico Bibi, trattatelo bene. Sempre Vostro Gilberto
Una bambina, cazzo! Quella che ho davanti è poco più d’una bambina. Accovacciata sul pavimento e ammanettata al pesante termosifone di ghisa, nella posizione scomposta d’una bambola rotta.
Chi
è l’uomo che si è presentato quella sera al bordello per Liveta?
Come ha fatto a portarla via? E cosa aveva in mente questo Bibi, con
Liveta? Voleva portarla via dalla casa, come l’Alfredo della
Traviata?
Abbiamo detto che Mariolino, nonostante l’aspetto,
che fa storcere il naso alle persone che ha davanti (sebbene non
abbia l’odore del disonesto), è uno che sa usare la testa nel suo
lavoro: la voce dai carrugi, fatta girare anche attraverso Anghel, il
suonatore rom che gli fa da informatore, non gli riporta nessuna voce
di una ragazza fatta sparire da una casa di appuntamenti.
La
verità, come scoprirà Mario con la sua indagine, porta ai quartieri
alti di Genova, ai professionisti della città, quelli con una vita
specchiata davanti e con tanti vizi nascosti dietro. La droga, certe
perversioni sessuali che puoi solo sfogare in un bordello, di fronte
ad una ragazzina resa schiava che non può dirti di no.
Ma
c’è un altro problema: perché Luigi ha affidato l’incarico
proprio a lui? Non è che dietro questa storia ci sia dell’altro?
Perché sebbene Luigi il vecchio fosse un po’ innamorato della
Wanda, è pur sempre un criminale capace di farti ammazzare dai suoi
sgherri senza problemi.
Specie se tu sai un segreto che
potrebbe causargli dei problemi. Specie se questo segreto riguarda i
suoi affari e i suoi clienti, gente che di certo non vuole apparire
sui giornali e sentir spiattellati i propri vizi.
Non si tratta
solo della sparizione di una prostituta, dietro questa storia c’è
ben altro, una grana che potrebbe costargli la vita a Mario: per
uscirne vivo dovrà escogitare un piano in cui salvare capra e
cavoli, la sua vita, prendere i soldi da Luigi il vecchio e cercare
di salvare anche la piccola Milca. Una bambina che ha già visto
l’inferno.
Perché anche se è uno che bazzica criminali (che
parlano tutte le lingue del mondo, non solo il dialetto genovese che
in questo romanzo abbonda) e prostitute, Mariolino Migliazzo è uno
che non sopporta le violenze contro le donne, soprattutto quelle più
indifese.
«Cöse ti ne fæ de tùtte ste palanche?», cosa ne farai di tutti questi soldi? Il momento è solenne e decido di rispondere in genovese. «Domàn vaggo da o peruchê», domani vado dal parrucchiere. «Poi aprirò un conto in banca.»
Sono
troppi i punti rimasti aperti alla fine di questo bel noir per
pensare che non ci sia un seguito: cosa se ne farà Mariolino dei
soldi presi da questo incarico? Riuscirà a scoprire chi ha ammazzato
la Wanda (una pista gli arriverà grazie ad un indovino)?
Lo
scopriremo spero nel prossimo romanzo della serie.
La scheda del libro sul sito di Rizzoli e il PDF col primo capitolo.
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